
L'Opinione di Luigi Cabrino
Si sa che la comunicazione è molto importante in politica, tanto che il personaggio più importante del Governo Conte è Rocco Casalino, il responsabile della comunicazione ( ex Grande Fratello).
Il duo Conte Casalino ieri ha fatto un capolavoro di comunicazione, coi continui rimandi ed attese sulle norme per il Natale e con l’incertezza fino all’ultimo che ha tenuti incollati alla televisione per l’immancabile conferenza stampa anche gli adolescenti a cui solitamente non importa granchè di politica; tutti erano ansiosi di essere illuminati dal Presidente e dal suo portavoce su cosa si sarebbe potuto o non potuto fare nelle prossime festività natalizie, e poco importa se le bozze e le indiscrezioni che circolavano davano già un quadro chiaro da almeno un giorno.
Si sa, l’ansia generata dall’attesa porta poi ad accettare qualunque cosa, sono meccanismi psicologici ben noti agli esperti di comunicazione, ma questo vuol dire considerare i cittadini poco più che schiavi, non certo membri del Popolo a cui, stando alla Costituzione, dovrebbe appartenere la piena sovranità.
Il problema più grave, tanto per la società e le famiglie che per l’economia e le imprese, è la continua incertezza in cui si vive ininterrottamente dal mese di febbraio; si apre, ma forse no, si allentano le misure, ma forse un po’ si stringe, si deve chiudere, no si concede qualche eccezione; questo è l’andazzo da ormai dieci mesi non certo agevolato dai bracci di ferro tra Regioni e Governo
Lo abbiamo visto proprio in questi giorni, aziende, ristoranti e artigiani che al 18 dicembre non sanno se due giorni dopo potranno lavorare o no, con quello che comporta in approvvigionamenti, spese, assunzioni stagionali, prenotazioni etc….
Fanno meno male all’economia e alla società misure restrittive dure ma chiare, programmate e definite nel tempo, motivate da una pressione crescente sulle strutture sanitarie piuttosto che annunci, concessioni, retromarce, piccole aperture o chiusure, tutte realizzate con preavviso di poche ore.
Si può essere, e lo sono, critici nei confronti della Germania per le sue volontà egemoniche sull’Unione Europea e sulla sua politica estera, ma non si può non riconoscere che per le restrizioni del periodo natalizio la cancelliera tedesca col suo governo sia stata più chiara ed efficiente; ha detto chiaramente che i contagi crescenti stavano mettendo sotto una pressione eccessiva le struttura sanitarie di tutto il territorio – e non dimentichiamo che la Germania è una federazione dove ogni singolo land gode di una autonomia che le nostre regioni si sognano - , quindi si sarebbero chiuse le attività a rischio assembramento, in primis ristoranti e bar, per il periodo festivo in tutta la Germania.
Ma tali provvedimenti sono stati annunciati con un congruo anticipo, hanno una scadenza certa, prevedono sostegno economico vero alle attività chiuse, non le mancette di qualche centinaia di euro promesse da Gualtieri.
Invece nella nostra povera Italia con pochi giorni di anticipo si stabilisce che ci saranno giorni in cui si potrà uscire di più e altri di meno (evidentemente il virus colpisce di più nei festivi e prefestivi); basta provare a parlare con un barista o un pasticcere per capire la grande incertezza in cui si muovono gli operatori di interi settori economici.
E questo Governo incapace di prendere decisioni chiare in tempi certi e definiti è lo stesso che da gennaio dovrebbe garantire il rientro a scuola di qualche milione di ragazzi a casa quasi ininterrottamente da quasi dieci mesi e coordinare la vaccinazione di alcune decine di milioni di cittadini.
Luigi Cabrino
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Articolo pubblicato il 20/12/2020