Vortici Vaccinali

Che tempo che fara'?

Venuto da lontano, Covid-19 ha varcato da clandestino i nostri confini un anno fa per un attacco proditorio. L’Italia si è messa in difesa sopra un piano inclinato e ha cominciato a rotolare verso il basso. La biglia degli eventi ha preso velocità per l’inerzia e la forza di gravità e noi, arroccati subito con sicumera in alto, prendiamo atto d’essere ora in basso.

Non è il momento delle recriminazioni, che sarebbero molte, ma delle aspettative, che sono ancor di più, perché dagli abissi del disagio emerge, in anticipo sui tempi prospettati, la notizia di un vaccino, che parrebbe affidabile. Per la sua distribuzione, ci aspettiamo pronte, efficaci e univoche direttive da questo Governo.

La Presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, in assemblea ne ha criticato “i ritardi, le indeterminatezze e le disomogeneità nella riorganizzazione sanitaria” nonostante il decisionismo, profuso da Conte a fronteggiare la grave situazione pandemica, con provvedimenti in materia di economia di finanza e di lavoro, determinanti, ma non risolutivi anche per la eccezionale complessità del fenomeno, varati a ritmi serrati. Con gli stessi ritmi di lavoro, la scienza intanto ha prodotto in Germania il vaccino agognato, in appena undici mesi di studi specifici. Il record, che era stato di ben quattro anni, apparteneva a quello contro gli orecchioni.

Questo contro il Covid-19 lo si deve a Ugur Sahin e Oslem Tureci, l’uno e l’altra figli di emigranti turchi: condividono il talamo matrimoniale e il laboratorio di analisi. Qualcuno li ha già proposti a condividere anche il Nobel per la ricerca. Il loro vaccino, come gli altri in arrivo, dovrebbe arginare la espansione del dannato virus esiziale, che non molla, con intubati anche nei corridoi degli ospedali, bare negli autocarri dei militari, manifestanti nelle piazze ad invocare lavoro avendo ancora dignità per non chiedere pane, e che ha visto anche, purtroppo, movide liberatorie di sconsiderati ribelli insofferenti.

Un baco, alquanto rivoltante, ha vomitato per più di un anno il filo sottile della propria bava per chiudere nel bozzolo la crisalide ripugnante d’una realtà che spaventa. Ma, come scrisse qualcuno, vissuto tra mito e storia a cavallo fra sesto e quinto secolo avanti Cristo, quando finisce il tempo della crisalide il mondo dice stupito: guarda, è nata una farfalla! Chi ha detto queste splendide cose si chiamava Lao Tse; era il Vecchio bambino o, come traducono altri, l’Antico maestro, cui sono attribuiti gli insegnamenti del taoismo. Non sono tutti condivisibili, ma ci hanno lasciato lo splendido simbolo, in cui l’area di una circonferenza è occupata da due gocce uguali, che si compenetrano in un intimo abbraccio, l’una nera e l’altra bianca: Yin e Yan. La morte e la vita.

La crisalide di questo funesto anno bisesto e la farfalla dell’anno che verrà?

“Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” Nel 1979 se lo chiese Edward Lorenz, matematico e meteorologo, pioniere della teoria del caos. Ce lo chiediamo ancora oggi, mentre coltiviamo la speranza di vortici vaccinali, che certi spifferi planetari lasciano presagire.

Spazzeranno via patemi e preoccupazioni, angosce e afflizioni, ansie e apprensioni, timori e dolori? Placheranno, nel buio delle notti insonni, i soprassalti dei nostri corpi, stressati dall’ululato delle ambulanze? Ci restituiranno gli abbracci che ci mancano? I sogni belli delle ninnenanne? I gusti per il cibo buono? Gli odori per i fiori appena sbocciati? Il fiato per le parole d’amore?

Dopo tanto soffrire, potremo anche molto osare, per ricostruire il nostro avvenire sulle macerie delle insipienze passate e la nostra vita sarà anche più serena e più produttiva di prima, se avremo imparato qualcosa dai trascorsi errori. Si vales, vàleo.

armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 21/12/2020