Chi ha scordato il Bambin Gesù? Il tramonto del Natale devoto
L'adorazione dei Magi - Giotto

Un faro acceso sulla festività Cristiana, oggi quasi non più, e sul nostro momento di una nuova era

Ed ecco che il Natale 2020 è arrivato, finalmente e quantunque! Festività che passerà alla storia per un permesso di riunione intorno al focolare “a numero chiuso”, causa una prudente confusione generata da quel Covid che, rosso e tondeggiante, ormai da un anno, ogni giorno ci presenta il numero dei suoi danni.

Magico, illuminato, onnipresente Natale in questi giorni, “nonostante il tutto”. Scorrono le pubblicità in tivù: abeti illuminati e sotto, i pacchi; Babbo Natale, dolciumi, balocchi & profumi, felicità attorno a improbabili tavolate imbandite d’ogni ben di Dio. Immagini che si susseguono in spot di 20 secondi, riempiendo le case vuote con un’atmosfera grottesca, incerta e irreale.

Quindi è il momento del Tg, della conta dei morti, dei dubbi sul vaccino e la variante inglese, e poi c’è il ricordo di quel che si può fare: “potete uscire ma se non uscite è meglio perché se uscite poi è colpa vostra se non vi facciamo uscire più perché siete usciti quando vi abbiamo fatto uscire...”. Mentre scorrono le immagini dei cittadini al passo felpato per le vie dello shopping.

Coronavirus, decreti e schermaglie politiche, tutto questo da mesi, ma adesso è Natale, e a Natale si può fare di più? È Papa Francesco che lo suggerisce in un angolo a lui dedicato prima dello sport e degli aggiornamenti meteo. Il Papa, bianco e dimesso sussurra: “ricordiamoci delle origini spirituali del Natale, non è una festa commerciale…”. Stop, tempo scaduto, ma restano gli estremi per pensare.

Cosa rimane oggi di quelle ritualità cristiane? Secolari appuntamenti con questo tempo di solstizio a cui la storia tramandata fa risalire la nascita del “Salvatore” in quel di Betlemme, dove per fuggire alla strage di Erode, in una stalla vide la luce quell’infante che per 2000 anni è stato il Bambin Gesù. Natalità giunta fino a noi dai dipinti di insuperati artisti 

Sempre meno si racconta del Presepe, dell’avvicinamento al magico momento con il percorso della novena e infine, l’appartenenza mistica, l’appuntamento a quella Santa Messa di mezzanotte densa di significato, oggi sacrificata alla dovuta, indispensabile logica della prudenza. Il virus non è credente, non è caritatevole, non ha pietà.

Viene da chiedersi se nelle case, all’ombra degli alberi addobbati e delle icone di Santa Klaus, ancora si narra agli occhi grossi dei bambini curiosi, di quella storia antica, dei tre re Magi, del bue e l’asinello, della stella cometa che guidava dal cielo. Novelle mica da ridere, neppure tanto tempo fa.

Ritorna alla mente una letterina cosparsa di brillantini che le mamme facevano scrivere in stampatello alla prole speranzosa. Erano missive timbrate verso il cielo, indirizzate proprio a quel Gesù bambino che avrebbe provveduto a soddisfare il desiderio moderato di qualche regalino. Souvenir, oggi non più.

Spostamenti progressivi del modo di vivere e di muoversi dell’intera società. Sono bastate un paio di generazioni sedotte dal fascino fuggevole di oggetti e colorati pacchi, per mandare in serie B quella sequenza di armoniche tradizioni ormai e solo affidate alla memoria di gente d’una certa età.

In questo Natale senza abbracci e sorrisi nascosti dalla mascherina, qualcuno pensava che il brutale dolore suscitato dai silenziosi e solitari lutti consumati tra la disumana fretta dell’emergenza sanitaria, avrebbe ispirato un momento di silente omaggio e di preghiera. Un gesto di speranza, di consapevole appartenenza a una società più matura, nuovamente unita in un umanesimo smarrito nel tempo, barattato con un progressivo individualismo sempre più tangibile e diffuso. Non è stato così.

Oggi ci siamo riscoperti truppe da shopping, tutte in fila dietro allo schermo in attesa del “pronti via” all’acquisto di stampo anglosassone, nel segno del babbo nordico di rosso vestito sempre più onnipresente, nuova laica icona. Scaturito per lo più dalle feste americane, spunta da dietro la barba e nella sua divisa suonando il campanello da frotte di demenziali film che ormai si vedono solo in tv. Non se ne può più.

Ed eccoci con il 25 dicembre alle porte per una volta ancora. È passato un anno dall’ultima volta, ma quanto è cambiato nelle nostre vite? Non solo nella placida atmosfera smarrita di stampo cristiano, ma anche nel semplice concetto di libertà ingabbiata in una sospettosa, inculcata, complicità di massa.

Vuote le chiese di giovani devoti, ressa composta davanti ai supermercati. Due mezzi militari vegliano in disparte, ma la camionetta dei carabinieri è bene in vista, sosta con il lampeggiante acceso a pochi metri dall’ingresso principale. Monito al popolo: “lo Stato veglia sulla salute e su di te”. Certo sarà così in questo sperduto, impaurito, isterico Merry Christmas sempre meno celebrato in latino. Magari qualcosa di alieno, elettronico o diabolico si è insinuato a pilotare altrove le nostre controllate e obbedienti vite? Il virus mutante è il direttore d’orchestra? Solo Dio forse lo sa?

Buon Natale comunque ad ogni lettore da parte di chi scrive, sinceramente!

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Articolo pubblicato il 23/12/2020