Cavalieri Dal Buio Alla Luce

Di Francesco Cordero di Pamparato (Ventesima Puntata)

20 – Il Futuro

 

Era l’alba di una mattina di ottobre. Un vento di mare batteva le coste della Bretagna. Gli alberi della grande foresta avevano perso quasi tutte le foglie. Il cielo cominciava a rischiararsi. L’aria era fredda.  Due cavalieri si dirigevano lentamente verso la montagna di Remide. Osman e Malot erano stati a visitare Marcus e il suo aiutante. Paul, dopo un periodo inizialmente difficile, si era ripreso e ora faceva notevoli progressi sulla via della conoscenza. L’alchimista se ne era dichiarato soddisfatto. Osman, che intendeva seguire da vicino i progressi del cavaliere, aveva avuto un lungo colloquio a quattr’occhi con lui. I due uomini erano stati a parlare insieme per alcune ore.

Nel frattempo, Marcus si era intrattenuto con Malot. Gli aveva illustrato la sua attività. Gli aveva descritto i suoi studi, i suoi esperimenti, i successi, gli errori, le speranze.

Il saggio non ne aveva fatto cenno, ma il pupillo del Duca aveva avvertito una certa dose di amarezza nelle parole del vecchio. Non era stato difficile per lui capirne la ragione. Per quell’uomo sapiente e giusto, doversi nascondere come un malvivente, era sicuramente un’esperienza molto triste.

Riflettendoci sopra, l’amarezza si comunicò anche a lui. Da persona abituata a vivere con uomini saggi, aveva imparato ad accettare quanto di infausto ci riserva il destino. Ma questo era un caso diverso. Una malattia, una calamità, sono cose contro cui non si può combattere. Ora invece, si trovava davanti ad un uomo che si doveva nascondere, non per-ché fosse reo di delitti o ingiustizie. Al contrario era costretto a nascondersi per difendersi dalle ingiustizie di altri. Per di più, questo succedeva su delle terre in cui lui, proprio lui, avrebbe dovuto far rispettare le giustizia. Per assurdo, anche lui, per parlare con Marcus era costretto a nascondersi, come un malvivente. Una cosa simile ripugnava al suo animo leale e al suo senso di giustizia.

Nel frattempo, Osman era tornato soddisfatto del dialogo avuto con Paul. La crescita spirituale del cavaliere gli stava molto a cuore. Gli aveva fatto piacere constatarne i progressi.  Avevano pernottato nella grotta e su fare del giorno, si erano accomiatati dai due. Avevano quindi proseguito verso la montagna dell’eremita.

Malot rifletteva che in fondo, sia l’eremita, che l’alchimista cercavano la stessa cosa, se pure per due vie diverse. Gli sembrava assurdo che, mentre uno veniva giustamente riverito, l’altro fosse ingiustamente messo al bando. Non poter intervenire a mettere fine a questa ingiustizia lo faceva sentire in colpa. Tuttavia, aveva le mani legate. Sapeva che un suo intervento a favore di Marcus avrebbe provocato una sommossa e avrebbe messo ancora più a rischio la vita del vecchio studioso. Questo pensiero era diventato per lui una specie di ossessione. Era stupito che Osman, con tutta la sua saggezza e il Duca con tutto il suo prestigio non fossero riusciti a trovare una soluzione al problema. Quasi gli dava fastidio la serenità dell’amico che cavalcava tranquillamente al suo fianco.

Osman aveva capito che qualcosa turbava la mente del suo giovane amico. Tuttavia, non voleva fargli domande. Sapeva bene che, in questi casi, ognuno deve risolvere da sé i suoi dilemmi. Se avesse voluto, il pupillo del Duca gli avrebbe palesato il motivo del proprio turbamento. In tal caso gli avrebbe espresso il suo parere. Solo se si è consultati, pensava, si ha il diritto di dare consigli agli altri. Diversamente, è molto difficile che vengano accettati. È più facile che si offenda la sensibilità di chi si vorrebbe aiutare. Per quasi un’ora i due uomini continuarono a cavalcare in silenzio. L’unico rumore era dato dagli zoccoli dei cavalli che calpestavano le foglie secche.

A un tratto, Malot decise di confidarsi con l’amico.

“Osman, non pensi anche tu che sia un’infamia che un uomo giusto e buono come Marcus sia costretto a nascondersi come un malfattore, mentre dei malfattori sono stimati e riveriti? Io non lo sopporto. Oltretutto, nelle terre del Duca io ho il dovere di fare rispettare la giustizia. Vorrei che a Marcus fossero resi i giusti riconoscimenti. Invece non posso. Questo è il pensiero che mi affligge. Ma mi consola una cosa. Penso che in futuro i nostri ideali di onore e rettitudine trionferanno. Gli uomini buoni come Marcus e i cavalieri che ora cercano la verità nascondendosi, quasi fossero briganti, potranno farlo alla luce del sole. Non vedo l’ora che venga sia i buoni che i cattivi abbiano ciò che si meritano. Tu cosa ne dici Osman?”

Il viso del cavaliere arabo si fece triste: “Caro amico, purtroppo devo deluderti. Anch’io condivido il tuo pensiero, ma so che non sarà possibile cambiare la nostra realtà per molto tempo. Anzi ci sarà un momento in cui uomini vili e senza onore avranno il sopravvento. Saranno uomini per cui non esistono valori se non il denaro. I cavalieri spariranno. Questa sarà la realtà del futuro”.

“Ma perché i cavalieri dovrebbero sparire? Sono forti, detengono il potere. Chi pensi potrà distruggerli?”

“Caro Malot, i cavalieri sono forti, ma hanno un punto debole. Hanno un codice d’onore. Questo impedisce alla maggior pare di loro di scendere a compromessi infami. Sono troppo leali per combattere un nemico se non a viso aperto. Gli uomini che vivono per il denaro sono subdoli. Non hanno nessun valore se non il desiderio di ricchezza. Anche a costo di prevaricare gli altri. Per loro conta solo il conseguimento del potere. Non importa come. La loro azione non sarà limitata da nessun principio morale. Tanto sanno che chi ha il potere viene temuto e rispettato. A loro solo questo interessa. Dominare gli altri. Come arriveranno al potere? È semplice. L’Imperatore e i grandi signori hanno bisogno di molto oro per le loro guerre. Questi uomini ne hanno più dei grandi feudatari. È così che i nobili dovranno fare molte concessioni a costoro. Quando avranno acquistato una certa posizione istigheranno i poveri contro i nobili. Chi non ha niente, facilmente odia i potenti. Così in nome della libertà e dell’uguaglianza i diseredati toglieranno le castagne dal fuoco ai mercanti. Come risultato sostituiranno il vecchio padrone con uno peggiore. Ma verrà un tempo in cui anche i mercanti passeranno la mano. Nella loro brama di denaro dovranno avere sempre cose nuove da vendere.  Per fare questo, avranno bisogno di chi gliele procuri. Bisognerà inventarle. Qui ricompariranno uomini sapienti. Solo loro con i loro studi, saranno in grado di creare sempre cose nuove. Saranno uomini che riscopriranno quanto gli alchimisti. avevano già scoperto prima di loro, ma che sarà andato perduto. In questo modo, i mercanti avranno bisogno degli uomini sapienti. Ma, come sempre, chi ha bisogno di altri finisce con il diventarne dipendente. Così anche i mercanti finiranno per essere dominati dai saggi. Purtroppo, tutto questo richiederà molto tempo. Molto più di quanto non solo una persona, ma un’intera stirpe possa aspettare”.

“Il tuo pensiero è molto pessimista. Non credi tu che i valori di giustizia e di bontà possano avere il sopravvento sull’agire dei ribaldi? Non ti pare che tutti gli uomini anelino a vivere tranquilli, in pace con i propri simili? Scusa non mi sento di condividere le tue previsioni e le tue ipotesi”.

Osman scosse la testa: “Malot, ragazzo mio, queste non sono ipotesi. Questo è quanto ci riserva il futuro. Questo non è quanto penso. È quanto so. Non chiedermi altro, ma è così”.

Il giovane rimase un momento senza parole. Conosceva troppo bene Osman per pensare che mentisse. Questa volta però quanto l’amico gli aveva detto gli sembrava impossibile.

“Cosa mi dici? Ma tu conosci il futuro? Non è possibile. Agli uomini questo non è dato. Chiunque altro mi facesse una dichiarazione simile lo prenderei per pazzo. Ma tu che sei sempre stato un uomo saggio, come puoi dirmi questo?”

Osman lo guardò fisso negli occhi. Rimase per un breve tempo in silenzio poi gli disse: “Seguimi Malot”.

Il cielo era ormai chiaro. Il sole illuminava la valle. Dalla montagna lo sguardo abbracciava un ampio orizzonte. Osman si rivolse al più giovane compagno.

“Malot, tu ora puoi vedere il sole nel cielo. Vedi il fiume che scorre sotto di noi. Pensi che il sole sorgerà anche domani? Pensi che l’acqua che vediamo scorrere sotto di noi arriverà al mare? Dimmi lo pensi o ne sei sicuro?”

“Ne sono sicuro Osman”.

“Perché?”

“Perché così è da sempre. Fa parte dell’ordine della natura che il sole sorga tutti i giorni e che l’acqua dei fiumi scenda al mare”.

“Questo volevo sentirti dire. Ora guarda, vedi in lontananza quella collina. Alle sue pendici passa un sentiero. Tu vedi ce da un versante stanno marciando dei soldati. Dall’altro, in senso inverso, sta arrivando un mercante con i suoi carri. Per ora, la collina impedisce ai due gruppi di vedersi. Pensi che si incontreranno, dato che stanno facendo la stessa strada?”

“Certamente Osman”.

 “Bene, anche tu, per certe cose riesci a prevedere il futuro: Su cose tanto ovvie che non ci fai nemmeno caso. Non ci vedi niente di magico. Ma perché tutti riescono a prevedere certe cose semplici e lì si fermano. Perché la loro capacità di previsione non va più in là? A te lo posso dire. Tu stesso inconsciamente lo hai dichiarato. Certe cose si possono prevedere perché fanno parte dell’ordine naturale. Ovviamente chi conosce quest’ordine e le leggi che lo governano, è in grado di prevedere cosa succederà in quell’ambito. Ci sono però, e tu ormai lo sai bene, uomini che conoscono molto più a fondo l’ordine delle cose, non solo del sorgere e del tramontare del sole. Questi uomini sono in grado di vedere il futuro come se fosse presente. Così come tu hai visto che il mercante e i soldati si sarebbero incontrati. Ma nel caso di certe persone, le previsioni sono di una portata ben maggiore di quanto anche tu, che già sei addentro alle cose del sapere, possa immaginare. Tuttavia, non c’è niente di magico in tutto questo”.

Malot era confuso. Si rendeva conto che quanto l’amico diceva poteva essere vero.

“Ma Osman, se tu e altri potete leggere nel futuro come se fosse presente, perché non lo svelate agli altri affinché possano evitare degli errori che potrebbero essere e sovente sono fatali per molta gente?”

L’arabo scosse il capo.

“Come sai noi siamo inseriti nel grande ordine generale che regola cose animali e persone. Chi è in grado di vedere il futuro è persona molto addentro a questo ordine. Se l’ordine non dà modo a tutti di vedere il futuro è perché solo a pochi è consentito conoscerlo. Solo quei pochi possono, anzi debbono agire in modo da portare mutamenti, ma molto piccoli al corso degli eventi. E credimi, è una responsabilità tremenda.”

“Ma se i cavalieri scompariranno. Se uomini malvagi, avidi solo di denaro prenderanno il sopravvento, perché tu e altri e anch’io e il Duca dobbiamo combattere per addentrarci nella conoscenza dell’ordine e della verità?”

Osman guardava lontano, verso la grotta dell’eremita mente le parole uscivano dalla sua bocca:

“Noi dobbiamo fare sì che il sapere acquisito non si disperda. Abbiamo il compito, comunque, di cercare di portare il maggior numero di persone sulla via dell’ordine. Dobbiamo trasmettere ai posteri che lo meriteranno la fiaccola di luce di quanto conosciuto sulla via della verità. In certi periodi dovremo farlo ancora più in segreto di quanto non ci tocchi farlo oggi con Marcus. Molti di noi saranno perseguitati. In certi casi anche in buona fede. Ci saranno dei tempi in cui chi ha il nostro codice morale verrà trattato ancora peggio di come avviene oggi. Dovremo essere tutti solidali, per evitare che la verità sia considerata stregoneria o infamia. Ci sarà sempre gente che ci considererà dei malfattori. Non dovremo perderci d’animo, ma persistere. Solo in questo modo i frutti della conoscenza non andranno perduti”

Tacque e riprese il cammino verso la grotta di Remide. Malot lo seguì. Anche lui in silenzio: aveva capito.

 

Francesco Cordero di Pamparato

Fine ventesima puntata - Continua

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Articolo pubblicato il 14/01/2021