Caos di Governo

Nella sua “Teogonia”, Esiodo ci racconta della nascita degli Dei: “Primo fu il Chaos”. Questa entità primigenia era nel mondo greco una voragine immensa d’un vuoto abissale. I Latini l’hanno riempita di quella materia disordinata, che gli eventi trasformano in cosmo, cioè in universo ordinato.

Caos, per noi oggi è più di grande confusione o di burocratico disordine.

La politica italiana è giunta a questo punto surreale di confusione e di disordine? Pare di sì. Caos, infatti, è termine che compare ormai spesso sui mezzi di informazione a stigmatizzare lo stato sociale della nostra penisola e di certe nostre istituzioni: sotto gli occhi di tutti, ha pure risvolti talora addirittura comici, pur se connotati da grave serietà.

Pare che il caos sia diventato il regno del nostro apparato politico. Ci governa l’ingovernabile: straordinario! Ma fin quando può reggere questo sistema, che sfida il comune buon senso?

Il popolo ha delegato poteri ben diversi ai politici per essere condotto sulla strada del progresso e mostra ormai segni sempre più evidenti di insofferenza anche per i pochi dettati governativi oggettivamente buoni, perché si perdono nel disordine della inconsistenza d’un vuoto abissale, che rimanda alla notte dei tempi. Un vuoto che perdura da tempo. È vero, ma non può essere esistenziale.

La pandemia ha inciso drammaticamente sulle nostre aspettative di un ordinato vivere civile. Il sistema sanitario ha mostrato tutte le sue inadeguatezze e repentini e profondi sono stati i mutamenti strutturali del Paese: il calo della produzione, la diffusa disoccupazione di fatto pur con il blocco dei licenziamenti, la contrazione dei profitti, una strisciante depressione, lo stato diffuso di disorganicità e di disagio della vita sociale, un futuro nebuloso connotato di mille incertezze pur con una certa prosperità alle spalle. La speranza, che sostiene sempre ognuno, caldeggia però la fiducia di tutti in uno dei grandi principi del pensiero umano: ordine dal caos. Bene, ma quando? E ancora: bene, ma come?

Ecco, innanzitutto bisogna fare in fretta, perché la capacità di sostentamento di tanti è allo stremo, le difese psicologiche sono quasi azzerate e la resilienza è prossima all’esaurimento. Occorrono poi decisioni rapide e oculate e strumenti eccezionali da maneggiare con accorta sapienza per non incorrere negli stessi errori del passato, solo in parte giustificabili con la paradossale complessità degli eventi epocali, che ci hanno colti di sorpresa e che non ci hanno visti preparati, quando e come, comunque, avremmo dovuto esserlo.

Il ping pong sulla data di riapertura delle scuole è l’ultimo segno di come su tutto molto si discute e poco si conclude. E allora?

Cambiamo ciò che va cambiato”, ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio dell’ultimo giorno d’un anno di disastri senza uguali.

Servono forse giochi di prestigio per riordinare le carte del mazzo e ritornare al buon governo? Si facciano, e Machiavelli applaudirà dalla tomba, avendo insegnato che “il fine giustifica i mezzi”. Si vales, vàleo.

 

armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 06/01/2021