Conte e le sue comari sprecano denaro pubblico e nessuno reagisce

Ilva, Alitalia, Autostrade e Monte dei Paschi di Siena

In queste ora i pontieri stanno agendo al limite della corruzione, per assicurare vie meno tortuose al Governo Conte. Non di certo per assicurare al Paese misure efficaci per la ripresa dell’economia e procedure idonee per accelerare  le vaccinazioni.

Alla base c’è sempre l’inderogabile esigenza di assicurare la pappa ai grillini, perché, se si sciogliessero le Camere, molti di loro rimarrebbero senza mestiere. Nel trambusto dell’inconcludenza e della definizione degli ulteriori colori dal 15 gennaio in poi, sono passate inosservate altre madornali rapine che incideranno ancor più nelle tasche degli italiani.

Il Governo sta consolidando le statalizzazioni. Tra le più eclatanti e mostruose: l’acciaio di Stato con l’Ilva e Alitalia che ha perfino ottenuto l’ok dall’Ue per ulteriore 73 milioni per coprire i danni aziendali causati da covid, erogati dallo Stato italiano che si aggiungono ai quasi 13 miliardi spesi dal 1945. All’orizzonte si intravedono l’ Aspi (Autostrade per l’Italia) e Monte dei Paschi di Siena.

Linee di azione e provvedimenti deleteri, propri dei regimi comunisti e dell’economia dirigista. Conte ha stracciato la linea di  liberalizzazione, adottata dagli anni ’80 in poi e consona agli indirizzi dell’Europa occidentale.

Oltre ai casi di questi giorni sarebbe opportuno soffermarsi sugli abusi di posizioni dominanti di mercato (valga per tutti l’esempio Rai nel sistema radiotelevisivo libero del nostro etere).
L’economia di mercato, come in moltissime altre situazioni potrebbe servire anche al bene comune e assicurare il benessere dei cittadini. Ma in Italia, no.

L’esperienza che stiamo vivendo col covid e la presenza dello Stato “dalla culla alla bara”, significa aver scelto la via degli sprechi e dell’annientamento dell’economia. Le cronache politiche di questi giorni, ci descrivono ampiamente l’approssimazione e dilettantismo, oltre all’impostazione dirigistica e spartitoria (l’uso e non-uso dei fondi Ue gridano vendetta).

Quanto accade oggi, anche con l’imprimatur Ue, per ulteriori soldi ad Alitalia è un segnale. Che viene dato nel momento in cui l’italiano medio è messo proprio male, soprattutto per le prospettive. Lo Stato investe non per mantenere in vita una florida attività economica (pur con le difficili prospettive del trasporto aereo), come Alitalia non è, ma per mantenere un carrozzone succhiasoldi. E’ purtroppo è solo uno dei tanti esempi.

Che dire della banca Monte dei Paschi di Siena? Lo Stato ha “investito” miliardi in una banca praticamente fallita. Si è impegnato con oltre 500 milioni con il fondo esuberi, per assicurare lo “scivolo” di 7 anni per l’uscita indolore di 6.000 dipendenti. Oggi sta per regalarla ad Unicredit dopo, ovviamente, un lauto compenso di un paio di miliardi per sterilizzare le perdite. In questo scempio il Governo è stato pressato da sindacati ed Enti locali che dopo aver lautamente pasteggiato, chiedono a gran voce che il MPS divenga un ente statale.
Non c’è interesse perché questa banca torni (pur se dentro Unicredit) ad essere efficiente, ma ognuno sostiene i propri interessi, corporativi ed elettorali.

L’altra perla sulla quale ci siamo già intrattenuti, è l'accordo Stato/ArcelorMittal. Si prevede un piano di risanamento ambientale, già inserito nel programma della ArcelorMittal che aveva impegnato per la bonifica 1,2 miliardi di euro. Ma con la statalizzazione gli esborsi non sono a carico della società, ma del contribuente. Nel nuovo piano dell'Ilva di Stato, si prevede l'attivazione di un forno elettrico al posto di quello che utilizza il carbone. Bene, ma dove si prende l'energia meno inquinante per produrre quella elettrica? Dal metano! Cioè dai condotti metaniferi del Tap (Trans Adriatic Pipeline) che il M5S voleva chiudere.

Non si lamentino i cittadini della carenza di scuole e ospedali, perché i soldi destinati ad essi vengono bruciati nell'altoforno della acciaieria di Stato tarantina, senza contare le prurerie sul Mes sanitario di cui si sta discutendo a Roma.

 Ma chi reagisce?

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Articolo pubblicato il 07/01/2021