Torino. Grande successo di intrecci barocchi streaming

Organizzata in fretta e furia, Intrecci Barocchi Streaming raggiunge risultati di gran lunga superiori alle più rosee aspettative.

La pandemia di Covid-19 ha avuto conseguenze molto gravi su tutti gli aspetti del mondo in cui viviamo, dal gran numero di vittime registrate in tutto il pianeta, al drastico crollo di quasi tutti i comparti economici.

 

Come si può facilmente immaginare, questa ondata distruttiva ha colpito in maniera particolarmente dura i settori ritenuti – a torto o a ragione – di secondaria importanza o addirittura voluttuari, come il turismo e la cultura, senza tenere in benché minimo conto i milioni di persone che in ogni parte del mondo traggono sostentamento da queste attività.

 

Nel mese di marzo del 2020 gli spettacoli dal vivo – concerti, rappresentazioni teatrali ed esibizioni di ogni genere – sono stati quasi completamente vietati in gran parte del mondo, una situazione a cui molti enti organizzatori hanno reagito assumendo una prudente posizione di attesa, nella speranza di vedere presto tempi migliori. Purtroppo, dopo l’illusoria pausa estiva, che ha visto la ripresa – pur tra mille cautele – di molte attività artistiche, alla fine di ottobre è stata nuovamente imposta una chiusura totale di ogni esibizione dal vivo in presenza di pubblico fino a data da destinarsi. Una situazione di pesante incertezza, che ha colpito tutti gli operatori, dai grandi enti lirici alle piccole associazioni, che già prima del flagello del Covid-19 facevano fatica a portare avanti la propria attività, in un contesto socio-politico molto penalizzante.

 

Di fronte a questo quadro dalle tinte estremamente fosche, molti hanno deciso di gettare la spugna, nella convinzione – in parecchi casi tutt’altro che infondata – di non essere in grado di risalire la china, mentre altri si sono ingegnati per cercare una soluzione che permettesse da un lato di tutelare il loro lavoro e dall’altro di proseguire nella diffusione della cultura in un paese che ha un disperato bisogno di riscoprire il proprio patrimonio artistico.

 

La maggior parte delle associazioni musicali ha deciso di affidarsi alla soluzione dello streaming, uno strumento senz’altro valido, ma che richiede parecchie competenze professionali e che non può essere in nessun modo improvvisato.

 

L’esperienza di Intrecci Barocchi e della Stefano Tempia

 

Il secondo lockdown imposto dal Covid-19 è giunto quando Intrecci Barocchi – la rassegna di musica antica realizzata dall’Associazione Corale “Stefano Tempia”, dall’Academia Montis Regalis, dai Musici di Santa Pelagia e dal Coro Maghini, con il sostegno dell’assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e delle principali fondazioni bancarie piemontesi – aveva già presentato due concerti, che si erano tenuti nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid, quindi con il distanziamento sociale dei musicisti e del pubblico, l’utilizzo delle mascherine, la misurazione della temperatura di tutti i presenti, l’igienizzazione delle mani e la sanificazione degli ambienti prima e dopo il concerto.

 

Nonostante queste doverose precauzioni, il DPCM emanato il 29 ottobre impose il blocco immediato di tutte le attività concertistiche dal vivo, creando un serissimo problema agli organizzatori della rassegna, che dovettero fare i conti con lo spettro di una nuova chiusura, che avrebbe avuto di certo conseguenze devastanti. La strada più logica era ovviamente quella dello streaming, ma i tempi erano strettissimi e inoltre non tutti gli ensemble e i solisti previsti avrebbero potuto realizzare una ripresa video.

 

Dopo una serie di angosciosi briefing tra i presidenti e i direttori artistici delle associazioni che fanno parte di Intrecci Barocchi, si prese la decisione non senza accorate discussioni di ridefinire completamente il cartellone. In questo modo, chi poté farlo confermò i concerti previsti – in qualche caso modificandone la data – mentre altri furono costretti a ridisegnare da cima a fondo la propria proposta musicale.

 

Di fronte a questa grave situazione, l’Accademia Corale “Stefano Tempia” decise di organizzare ben sette concerti ex novo, ai quali se ne aggiunsero altri due, uno in coproduzione con l’Academia Montis Regalis e l’altro – quello natalizio – prodotto con tutti e quattro i contraenti. Per la Tempia si trattava di una scelta ai limiti dell’azzardo, visto che – per comprensibili motivi legati alla pandemia – nessuna associazione era ancora a conoscenza dell’entità del contributo che sarebbe stato erogato dalla Regione, un fatto che obbligava a impegnare risorse del tutto aleatorie.

 

A dispetto di questo pensiero molesto, nel corso di un frenetico fine settimana di inizio novembre il presidente della Tempia Piero Tirone e il vicepresidente Giovanni Tasso riuscirono a definire un programma di altissima qualità, che vedeva protagonisti cinque ensemble di livello nazionale – e in qualche caso internazionale, come il baritono Mauro Borgioni – in una serie di location estremamente suggestive. Definiti tutti i dettagli (tutt’altro che trascurabili, come il reperimento delle sale, l’ingaggio di tecnici audiovideo di provata esperienza e la creazione di una struttura tecnica in grado di garantire una perfetta trasmissione sia su YouTube sia su Facebook), i vertici della Tempia e delle altre quattro associazioni iniziarono ad attendere ansiosamente i risultati di un’iniziativa che fino a quel momento era per tutti completamente inedita.

 

Il primo concerto di Intrecci Barocchi (che inaugurava il cartellone della Tempia) venne trasmesso in streaming il 1° dicembre alle 18.30: si trattava di un raffinato programma dedicato alle opere cameristiche di Johann Sebastian Bach e di tre dei suoi figli più dotati sotto l’aspetto musicale, che vide impegnati tre membri dell’Ensemble À L’Antica, il flautista Luigi Lupo, la violinista Rossella Croce e la cembalista Anna Fontana. Nonostante la presenza di opere non proprio conosciutissime, questo concerto ottenne fin dall’inizio un successo che andava oltre le più rosee aspettative e che ha continuato a estendersi anche nei giorni successivi, grazie alla possibilità di riascoltarlo on demand sul canale YouTube, dimostrando meglio di qualsiasi parola che – se effettuato nella maniera migliore – lo streaming può rappresentare una risorsa di inestimabile valore.

 

I concerti successivi ottennero un successo analogo, toccando nel giro di appena 15 giorni una punta di oltre 4500 visualizzazioni per il concerto di Mauro Borgioni – una cifra veramente stratosferica per un programma incentrato sulle cantate di Giovanni Legrenzi, compositore del tutto sconosciuto ai più – e conferendo di fatto a Intrecci Barocchi una levatura nazionale, testimoniata dai dati forniti sia da Facebook sia da YouTube, dai quali si evince che i concerti sono stati visti non solo in Piemonte, ma in tutte le regioni italiane e addirittura all’estero, con un gran numero di interazioni positive, tra cui like e commenti molto lusinghieri.

 

La strada è tracciata: ora Intrecci Barocchi e le associazioni che lo compongono hanno la possibilità di aprirsi a un pubblico molto più vasto di quello – pur numeroso – che aveva assistito nel 2018 alle esecuzioni dell’Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach e nel 2019 a quella del Messiah di Georg Friedrich Händel e può aspirare – paradossalmente “grazie” al Covid-19 – a occupare un ruolo di spicco nel panorama concertistico italiano, valorizzando in maniera assolutamente imprevedibile solo due mesi fa un’iniziativa nata in origine per rimanere confinata entro i confini della regione Piemonte. Quello che oggi appare evidente è che in realtà lo streaming non è un’alternativa ai concerti in presenza del pubblico, ma uno strumento potentissimo in grado di moltiplicare per 10, 20, 30 o più volte il numero degli appassionati che possono prendere posto in una sala da concerto.

 

Questo è il futuro, un’occasione che deve essere colta e sviluppata senza esitazioni per diffondere sempre di più il nostro patrimonio musicale, senza dimenticare le innegabili ricadute economiche che questo strumento potrà avere non solo per i musicisti e i cantanti, ma anche per le migliaia di persone che operano nel comparto della musica dal vivo. In altre parole: di musica si può vivere.

 

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Articolo pubblicato il 13/01/2021