Roma. Il primo giorno di Draghi

La nuova squadra dell'esecutivo dovrebbe comprendere anche ministri di partito o di area

Sono iniziate  nel pomeriggio di ieri le consultazioni di Draghi, con tante mine sul percorso, bilanciate dalla sua determinazione. La destra al momento vede la Meloni che insegue il suo sogno elettorale. Più politica la posizione di attesa di Salvini e il parere favorevole di Berlusconi. il M5S accelera il processo di metamorfosi interna, complici Giuseppe Conte - che veste i panni del 'facilitatore' un po’ ambiguo per il suo successore e Beppe Grillo che nella giornata di ieri ha cambiato diametralmente il parere, per cui attendiamo la versione definitiva.

Intanto le consultazioni nella sala della Lupa vanno avanti, proseguiranno fino a sabato. Anche se c'è fretta di chiudere, Draghi si prenderà il tempo che serve. Tanto che Maurizio Lupi, dopo le consultazioni, annuncia che "ci sarà un secondo incontro, ci sarà un secondo giro" prima di chiudere.

Da chi ha parlato con lui emerge qualche elemento del 'Draghi-pensiero', illustrato alle forze che ha consultato in un discorso di 5 minuti, preciso e lucido. "Ci ha evidenziato che il processo di ripresa non sarà rapidissimo, sarà abbastanza lento - spiega Bruno Tabacci, del Centro democratico - ma che il problema è che infondere fiducia al Paese è una delle condizioni perché questo processo si avvii".Il Recovery plan, che tanto ha fatto litigare al suo interno il governo uscente fino a provocarne la rottura, "secondo me, lo riscriverà... e nessuno potrà certo dettargli condizioni perché lui è Mario Draghi", dice ancora l'esponente centrista.

Nell'esecutivo che verrà, le priorità saranno dunque "la pandemia e il piano vaccini", due elementi "intimamente connessi alle condizioni per la ripresa economica e la tenuta sociale" del Paese, illustra ancora Tabacci, anticipando la contrarietà dell'ex numero uno della Bce, come noto, a una politica basata sui soli "contributi a pioggia". Il Recovery con ogni probabilità verrà riscritto, "con uno sguardo lungo a progetti ad alto rendimento", come spiegava lo stesso Draghi il 15 dicembre scorso, in un colloquio al Corriere della Sera in cui, sommessamente, cercava di dare qualche consiglio al Paese.

Ma ora, prima di mettere mano a quel piano che consentirà all'Italia di disporre di ben 209 miliardi di euro, Draghi dovrà comporre la maggioranza che gli consentirà di affrontare una nuova sfida. E non sarà affatto semplice mettere in piedi la squadra.

E se sui 'tecnici' avrà più o meno già in mente il suo gabinetto ideale -tra gli altri girano i nomi di Marta Cartabia, Fabio Panetta (che però occupa un posto strategico nel board della Bce), Carlo Cottarelli, Enrico Giovannini, Dario Scannapieco, Lucrezia Reichlin- sul fronte politico le cose sono destinate a complicarsi. Intanto perché serve discontinuità con il governo precedente se si vuole allargare la base parlamentare, ma preservando i lavori in corso, vedi l'azione del ministero della Salute in piena emergenza. Ma anche nel 'pesare' l'ingresso dei partiti: con i leader o meno.

Intanto, due big oggi si tirano fuori: non sarà della partita Matteo Renzi, a sentire le sue parole; e lo stesso premier uscente Conte sarebbe orientato a non fare parte della squadra, per puntare al ruolo di 'federatore' dell'alleanza tra M5S e Pd-Leu. In mattinata sono usciti commenti in parte guardinghi, da parte di leader che forse non hanno capito che grazie ai politicanti all’Azzolina ed a Bonafede, siamo veramente scivolati in basso.

Attendiamo l’esito degli incontri e le decisioni finali. Si può ovviamente dissentire, ma non giocare rimpiattino, per accodarsi o dividersi, partendo dalle decisioni di altri. Attendiamo la chiarezza e il senso di responsabilità di ogni partito. Sempre che…

 

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Articolo pubblicato il 05/02/2021