Governo Draghi, Rousseau: vince il sì con il 59,3%

Via libera alla nascita del Governo. Alessandro Di Battista lascia il Movimento: “Mi faccio da parte, M5s non parla a nome mio”. Che farà Tontinelli?

Ieri sera, poco dopo le 19, è giunto il tanto atteso verdetto. Con 44.177 voti, il SI ha prevalso nella votazione su Rousseau per decidere se il M5S debba sostenere il governo di Mario Draghi. Il via libera arriva dal 59,3% dei votanti. Hanno scelto il 'NO' in 30.360 (40,7%). Il quesito già di per sé truffaldino era il seguente: “Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?".

Quando ascolteremo le dichiarazioni con le quali l’ormai certo Governo Draghi si presenterà alle Camere, potremo capire quanto sarà compatibile il quesito dei grillini con l’effettivo programma di governo. Programma  essenzialmente di sviluppo, a quanto pare, pur nel rispetto delle norme ambientali e non l’occasione già tentata dai grillini nei precedenti governi, di bloccare la rinascita del Paese ed escogitare nuovi balzelli in nome della difesa ambientale.

Entrando nel merito del voto grillino, appare evidente che il 59% di "sì" è il secondo risultato più risicato della storia delle votazioni del M5s: segno che stavolta la base militante non era in larga maggioranza schierata dalla parte del garante Grillo. Tirano il fiato Grillo e Di Maio, ma Di Battista spara a zero e annuncia l’uscita dal Movimento:

“Zero polemiche, le decisioni si devono rispettare ma si possono anche accettare. Però la mia coscienza politica non ce la fa a digerirle. Da ora in poi non parlerò più a nome del Movimento 5 Stelle, perché in questo momento il M5S non parla a nome mio. E dunque non posso fare altro che farmi da parte”.

 

Lo dice Alessandro Di Battista “È stata una bellissima storia d’amore, con gioie e battaglie vinte, ma anche diverse delusioni e qualche battaglia disattesa o persa. Io, con tutto l’impegno del mondo, non possono non considerare determinate mie convinzioni politiche. Poi magari mi sbaglierò su questo governo, ma non posso proprio andare contro la mia coscienza”, ha aggiunto Di Battista.

 

“Grazie a Beppe Grillo, è lui che mi ha insegnato a prendere posizione, anche controcorrente. E io oggi non ce la faccio proprio ad accettare un Movimento che governa con questi partiti, anche – per l’amor di Dio – con le migliori intenzioni del mondo. Se poi un domani la mia strada dovesse incrociarsi di nuovo con quella del M5s, vedremo. Dipenderà esclusivamente da idee politiche, atteggiamenti e prese di posizioni. Non da candidature”.

 

Nonostante i sì di Grillo, Conte, Di Maio e Crimi, il Movimento si è diviso. In questa situazione è ancora più importante il ruolo della Lega e di Forza Italia". E' quanto si legge in una nota della Lega.  A questo punto è quasi certa la scissione nel Movimento tra governisti e non governisti, con quest'ultimi che strategicamente potrebbero rimanere all'opposizione a presidiare uno spazio elettorale che attualmente è occupato soltanto da Giorgia Meloni, intenzionata con Fdi a raccogliere il malcontento di chi avrebbe preferito votare piuttosto che veder nascere il governo Draghi. 

 

Ieri sera, contrariamente alla previsioni, Draghi non è salito al Quirinale per sciogliere la riserva. Impazzano le voci sui nomi dei neo ministri e il rispetto delle quote rose. Le cattive abitudini dei nostri politicanti non cambiano. Non si sono ascoltati leader ad arrovellarsi sui programmi, ma sui c… che siederanno al governo.

Concluso il dosaggio insito alla stesura della lista dei ministri, pare che Mario Draghi si rechi in giornata al Quirinale e sabato i neo ministri dovrebbero giurare. Il Governo Draghi potrebbe ottenere  la fiducia ad inizio settimana prossima. Il lavoro da fare è enorme, tempo da perdere non ce n’è. Lunedì è già in programma il rinnovo dei dpcm su divieti e spostamenti. A fine marzo scade il blocco dei licenziamenti e qui potremo capire le sostanziali differenze con il passato.

Ormai anche a sinistra si dice: “Conte chi?”

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Articolo pubblicato il 12/02/2021