Camillo Marietti

Uno dei principali caricaturisti del nostro Risorgimento

«Il Risorgimento (o il Risorgimento italiano), per antonomasia, il movimento, sviluppatosi nei secc. XVIII e XIX nel quadro di una generale tendenza europea all’affermazione nazionale, inteso a realizzare la libertà politica, l’indipendenza e l’unità d’Italia», questa la Definizione di Oxford Languages.

Quello che colpisce in queste definizioni è la mancanza di riferimenti ai protagonisti, quasi che si trattasse di un evento geologico. Del resto, anche quando se ne parla, un fenomeno complesso come il Risorgimento viene di solito ricondotto ai Fantastici Quattro: Garibaldi, Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuele II. Ai miei tempi li chiamavano i “Padri della Patria”. Tutti gli altri protagonisti costituiscono una massa indistinta di gregari sui quali le idee col trascorrere del tempo si fanno sempre più nebulose. Paradossalmente, sono le considerazioni revisionistiche che riportano questi personaggi alla luce, sia pure per criticarli…

Questa lunga premessa spiega la motivazione dell’articolo odierno, dedicato a Camillo Marietti, uno dei principali caricaturisti del periodo risorgimentale e qualificato collaboratore de Il Fischietto, rivista satirica filocavouriana fondata a Torino nel 1848, del quale è stato anche direttore dal 1870 fino alla morte.

Camillo Marietti nasce a Torino nel 1839. È destinato alla carriera legale e dovrebbe diventare notaio. Durante il periodo dell’Università studia anche pittura e, per un breve periodo, cerca di portare avanti le due attività. Inizia la pratica notarile, a quanto pare con buoni risultati, ma preferisce rinunciarvi quando questa gli impone di limitare la sua attività di caricaturista, attività che lui sente come una sorta di missione perché rivolge la sua attenzione ai soggetti della politica.

Enrico Gianeri, noto con lo pseudonimo di Gec (1900-1984), storico della caricatura e della grafica umoristico-satirica, scrive che «Camillo Marietti, è considerato il più grande caricaturista personale del nostro Ottocento. Del periodo litografico».

Così Gianeri narra l’abbandono di Camillo dell’attività notarile: «Figlio di un notaio che lo voleva infilare nel suo studio, Camillo preferiva la Caricatura e riempiva di vignette e di pupazzi la carta bollata. Fu felice il giorno in cui venne accettato come collaboratore di “Fischietto”; ma la malaugurata, o felice, volta in cui disegnò una mordace vignetta contro monsignor Gastaldi, allora arcivescovo di Torino, si scatenò addosso un vespaio di proteste tonsurate. Su pressioni dall’alto - nihil novi - venne riunito d’urgenza il consiglio dell’Ordine dei Notai il quale espulse drasticamente il socio blasfemo. Camillo ringraziò la Provvidenza perché poté dedicarsi completamente alla sua passione caricaturale. Forse, sarebbe riuscito un mediocre, tabaccoso, notaio invece fu un ottimo disegnatore e collaborò ai più reputati periodici del tempo».

In effetti, Camillo Marietti - che si firma semplicemente Camillo – collabora con molte riviste, in primo luogo con le più note del periodo risorgimentale: il Fischietto e il Pasquino.   

«La lista dei giornali di varia indole, politici od artistici, nei quali collaborò, alcuni dei quali fondò egli stesso, è lunghissima, e dubitiamo di non ricordarli tutti. Citiamo Pasquino, Lo Spirito Folletto, il Trovatore, Marforio, Pagliaccio, La Caricatura, Papà Camillo, Buonumore, il Soldo, il Diavolo, L’Album», così leggiamo nel suo necrologio pubblicato dal giornale illustrato La Luna nel 1891.

La Luna è l’ultimo periodico che Camillo contribuisce a fondare e in seguito ne è collaboratore assiduo e brillante. Deve interrompere temporaneamente questa collaborazione quando ricopre incarichi importanti, come quello di segretario della Commissione d’Arte contemporanea nel periodo dell’Esposizione Nazionale del 1881.

Camillo fonda due giornali umoristici: Pagliaccio e La Caricatura, la sua migliore creatura.

Pagliaccio, Giornale umoristico illustrato esce a Torino alla fine di maggio del 1864. Composto da otto pagine in grande formato con una copertina rosea, è un giornale a molto gradevole e ben fatto.

Contiene articoli politici e sociali dovuti ad umoristi che già fecero le loro prove ed una infinità di disegni e caricature. La testata, disegnata da Camillo, rappresenta un pagliaccio in equilibrio su una fune tesa tra una boccetta di inchiostro e un sacco di spirito. Tra i suoi più assidui collaboratori e caricaturisti, vi è Giorgio Ansaldi, con lo pseudonimo di Dalsani. 

La Caricatura appare per la prima volta a Torino il 12 gennaio 1865, con cadenza settimanale, stampata presso la Tipografia Nazionale di R. Jona. Si caratterizza per i suoi profili biografici di personaggi contemporanei, magistralmente illustrati da Camillo Marietti, da Casimiro Teja (1830-1897), vere colonne di questo giornale, e da altri artisti. La Caricatura rivolge i suoi strali satirici ai personaggi più in vista del momento, in particolare ai politici, anche se tra i suoi collaboratori può annoverare addirittura due deputati del Regno, gli avvocati Tommaso Villa e Alessandro Allis (Silla).

Il volume II de La Caricatura del 1866, ad esempio, contiene i profili illustrati di Alfonso Lamarmora, Ubaldino Peruzzi, Silvio Spaventa, la cantante Barbara Marchisio, Bettino Ricasoli, Domenico Cucchiari, G. Pinta, Gioacchino Napoleone Pepoli, Marco Minghetti, Federico Sclopis, Pier Carlo Boggio, Emilia Peruzzi, Ferdinando Pinelli.

Pubblicazione arguta e piacevole, si esaurisce dopo poco più di un anno dal suo esordio, probabilmente a causa del trasferimento della capitale a Firenze che ha indotto un progressivo allontanamento di molti esponenti del mondo politico. L’ultimo numero esce l’11 marzo 1866. «La collezione del giornale, oggi una rarità bibliografica, preziosa galleria dei principali protagonisti della vita italiana di allora, consta di 60 fascicoli ai quali Camillo ha legato la sua celebrità», così scrive Gianeri.

Nel 1870, Camillo acquista la proprietà del prestigioso giornale satirico Il Fischietto, insieme al caricaturista Ippolito Virginio (Virginio) e assorbe la rivista Il Diavolo. Per un ventennio diviene l’anima del giornale, anche per prematura scomparsa di Virginio (1829?-1870).

Ulteriori notizie emergono dal necrologio pubblicato dal giornale La Luna, il 14 maggio 1891, dove leggiamo:

 

Il Cav. Camillo Marietti, Camillo, il caricaturista il cui nome era venuto crescendo in fama sui principali giornali illustrati d’Italia, […] è mancato alla dilettissima consorte che da lunghi mesi combatteva con santo coraggio ed affetto l’implacabile male che lo insidiava, è mancato all’amore dei congiunti, all’affetto degli amici che furono tanti quanti lo conobbero, all’arte che nella vita militante del giornalismo politico gli aveva dato le armi che affilate dalla satira e dall’umorismo così bene e giustamente colpivano, per difesa delle più nobili idee ed imprese dalle quali si potesse sperare un bene alla Patria, e per lo scorno di ogni suo nemico.

Sopportò con saldezza d’animo incomparabile lo strazio del male che lo condusse a morte, lavorando quasi fino all’ultimo giorno - Sabato ancora il Fischietto recava suoi disegni, dovuti più all’energia della volontà che alle forze corporee - e nel pomeriggio di lunedì 11 [maggio] spirò prima d’aver toccato il 52° anno di una vita piena di esuberante attività in ogni cosa ch’egli intraprendesse, specialmente se l’Arte vi aveva diretta od indiretta parte. […]

Gli ultimi disegni suoi che abbellirono queste pagine comparvero nel n° 3 dell’anno corr., e furono una delle tante prove di devota amicizia che egli seppe dare. Poiché, aggravatissimo dal male che lo obbligava a ricorrere pochi giorni dopo ad una operazione chirurgica la quale, benché con somma perizia eseguita, non valse a ridonargli la salute - egli disegnò quelle pagine per dare tregua al suo collega Dalsani allora colpito da improvviso malore.

Il necrologio chiarisce anche un equivoco. Vari giornalisti hanno commemorato lo scomparso Camillo scrivendo che aveva iniziato la sua carriera di caricaturista a Parigi, lavorando per il giornale L’Esprit Follet.

In realtà, Camillo non ha mai lavorato nella Ville Lumière, vi ha soltanto fatto qualche viaggio. Aveva in realtà lavorato per lo Spirito Folletto di Milano, edito da E. Sonzogno. Di questo giornale è stato a lungo uno dei principali collaboratori dal 1864 e, nel 1866, per qualche tempo ha persino abitato a Milano.

Va ancora detto in conclusione che il ricordo e la valorizzazione di Camillo Marietti sono essenzialmente legati agli scritti di Enrico Gianeri, in particolare lo studio I caricaturisti del Risorgimento, del 1977 ripubblicato nel volume Quando l'Italia calzò lo Stivale. Immagini dai giornali satirici risorgimentali, in occasione dell’omonima iniziativa del Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi, tenuta dal 16 aprile al 26 giugno del 2011.

 

Bibliografia

Enrico Gianeri GEC, I caricaturisti del Risorgimento, Professione umorista. Storia della Caricatura italiana (a cura di Gec e Isca), Visual, Torino, 1977.

Quando l'Italia calzò lo Stivale. Immagini dai giornali satirici risorgimentali, Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi, 2011.

Schede dei giornali a cura di Franco A. Calotti, in Quando l'Italia calzò lo Stivale. Immagini dai giornali satirici risorgimentali, Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi, 2011.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 15/02/2021