Vaccini: Quale rotta imboccherà il ministro della Sanità Speranza, ripulito e ritargato?

Nome sbagliato al posto sbagliato

Sabato ”il governo dei migliori”, ha prestato il rituale giuramento. Ci saremo aspettati l’azzeramento dei ministri più discussi del precedente governo, invece ritroviamo, tra gli altri, Roberto Speranza, un politicante chiamato a manipolare materie più grandi di lui e che già ha avuto modo di manifestare la totale inadeguatezza a contatto con la Pandemia. E’ il caso di ribadire come il governo Draghi, nato nel pieno della cosiddetta crisi sanitaria, con l’Italia ancora divisa in zone gialle e arancioni, con i lockdown e i coprifuochi vigenti, e una campagna vaccinale che è nel caos organizzativo, sia chiamato ad una sfida fondamentale sul tema della salute, che è la questione che sta condizionando ormai da quasi un anno le nostre vite.

La scelta  è ricaduta, per bilanciamenti politici sul vecchio ministro, pur essendo la situazione, assolutamente cruciale. Avremo preferito che Draghi in quella casella bollente, avesse collocato un’eccellenza della Medicina o un asso della logistica, invece siamo caduti in basso e con la scelta peggiore.

Accantoniamo per il momento i nomi, ma guardiamo alle linee politiche del governo che ogni capo dicastero dovrà portar avanti, di concerto con il presidente del consiglio, che ne trarrà la sintesi. Nello specifico, qual è la nostra situazione? L’Italia, come abbiamo già documentato, è uno dei primi Paesi al mondo per tasso di mortalità, segno del fallimento delle strategie di prevenzione e dei protocolli di cura. Molte cose vanno cambiate rispetto a quanto finora fatto da Speranza.

Il cambiamento in corsa, come enunciato dal presidente Draghi, ha nella campagna vaccinale uno dei suoi temi cruciali. Come sappiamo, l’OMS e l’Unione Europea hanno deciso di puntare tutto sull’immunizzazione di massa, avviando la più grande campagna vaccinale della storia, iniziata con grande enfasi retorica. Ma l’entusiasmo iniziale si è ben presto raffreddato: vuoi perché i vaccini stanno arrivando con il contagocce, vuoi perché cominciano a diventare sempre più consistenti i dubbi rispetto a vaccini fatti molto in fretta, troppo in fretta secondo molti esperti, con problemi di efficacia e sicurezza.

Per quanto riguarda la sicurezza, i dati degli effetti collaterali stanno diventando qualcosa che ci parla di una realtà concreta e ineludibile: non si tratta delle ubbie di sedicenti no vax, ma di segnalazioni fatte alle autorità di controllo preposte, di eventi avversi che vanno dalle reazioni allergiche a problemi neurologici come le paralisi facciali di Bell, per arrivare a numerosi decessi misteriosi avvenuti nei giorni seguenti alla vaccinazione in operatori sanitari perfettamente  sani.      Ovviamente   la correlazione tra causa effetto è tutta da dimostrare, ma certamente si tratta di fatti su cui sarebbe opportuno fare attente verifiche.

C’è poi il problema dell’efficacia. Da questo punto di vista, è ormai da diversi giorni nella bufera il vaccino AstraZeneca. I dubbi delle autorità sanitarie tedesche che nei giorni scorsi mettevano in discussione la validità del prodotto, stanno trovando nuove conferme. In Italia non sarà somministrato al di sopra dei 55 anni. Troverà immediato utilizzo per insegnanti e forze dell’ordine, e già sono iniziate le proteste di chi si sente penalizzato da un vaccino che nell’immaginario collettivo è visto ormai come meno efficace del mitico Comirnaty della Pfeizer.

Il Sudafrica, dove è stata riscontrata una delle numerose “varianti” del virus che tanto fanno paura ma che soprattutto mettono ulteriormente in crisi l’idea di onnipotenza risolutrice dei vaccini, il governo ha sospeso il vaccino AstraZeneca, non per gli eventi avversi, ma proprio per la dubbia efficacia. Sembra che questo vaccino non impedisca di ammalarsi, ma semplicemente fa sì che i sintomi siano meno gravi, diminuendo il tasso di ospedalizzazione. Un po’ poco: per rendere l’infezione da Covid meno grave esistono già i farmaci antinfiammatori.

Si stanno allora ipotizzando delle strane soluzioni, come quella di mischiare i richiami di vaccino. Fare un po’ di AstraZeneca, aggiungere un pizzico di Pfeizer, magari anche un po’ di Moderna. Siamo alla Immunologia creativa. O più precisamente: siamo nel campo della pura sperimentazione. Si procede empiricamente, alla faccia del rigore scientifico, degli studi, dei trials clinici.

In realtà uno studio randomizzato verrà fatto, in Gran Bretagna, su circa 800 volontari. Ci saranno gruppi di controllo con solo AstraZeneca e solo Pfizer in due dosi, per studiare se anche ritardando la seconda dose il vaccino funziona ugualmente. Altri gruppi proveranno prima una dose AstraZeneca e poi il richiamo Pfizer e viceversa, sia a distanza di 28 giorni che di 12 settimane. La sperimentazione avrà la durata di 13 mesi. Quindi, chi a Natale levava cantici di gioia all’annuncio dell’arrivo del vaccino, deve decisamente raffreddare gli entusiasmi.

Bisognerebbe essere chiari con i cittadini – ed è questo che dovrà fare da oggi il Ministro della Sanità - chiarendo che la campagna vaccinale è una sperimentazione sul campo, dei cui risultati non si è certi. Questa chiarezza potrebbe essere indispensabile anche per spiegare i cambi di rotta che saranno inevitabili nella strategia vaccinale. L’Italia infatti - avendo comunque già acquistato un certo numero consistente di dosi di AstraZeneca - non potrà certo buttarle via, e le utilizzerà nei soggetti più giovani, tra i 18 e i 55 anni. E gli over 80 che già erano pronti per le inoculazioni dovranno aspettare. Forse. Perché tutto dipenderà non da criteri scientifici o epidemiologici, ma letteralmente da quello che arriverà dalle aziende, da quello che ci sarà in magazzino. E le persone in attesa del magico antidoto saranno sempre più disorientate, incerte, ansiose.

Non sarà facile gestire una simile campagna vaccinale, e forse il ministro farà meglio a mettere le strategie di cura come prioritarie, rispetto a quelle di prevenzione, aspettando che finiscano le sperimentazioni, ma soprattutto cercando di documentarsi meglio e non escludere altre soluzioni di cura. Intanto proprio ieri si è diffusa la notizia che entro la fine dell’anno potrebbe essere realizzato un vaccino universale anti Covid capace di contrastare tutte le varianti del coronavirus.

La novità è riportata in Inghilterra dal ‘Daily Express’. Il vaccino in questione non andrebbe a colpire solo la proteina Spike, ma anche il nucleo del virus. La novità è rilevante: se il vaccino dovesse aver successo, infatti, si ridurrebbe al minimo la necessità di rimettere a punto i vaccini già esistenti ogni volta che insorge una nuova mutazione. Quanti scenari potrebbero aprirsi!

Ma sarà in grado il nostro potentino a districarsi in questa giungla? Se almeno Draghi facesse cambiar aria al problematico Arcuri, saremo sicuri di non continuare a buttar miliardi in partite perse.

Vittorio Sgarbi che aveva appoggiato l’impegno di Mario Draghi  nel costituire un Governo di alto profilo, conosciuti i componenti ha esclamato:” Una terribile delusione. Un Governo malato. La conferma di Di Maio, Speranza e Franceschini, rende questo Governo una malinconica fotocopia del Governo Conte, cercando solo di accontentare, in modo spudorato, tutte le componenti politiche. Draghi ha perso una occasione storica. Ha compiaciuto gli appetiti dei partiti e ha deluso gli italiani che confidavano in lui. Per quanto mi riguarda non potrò mai votare il Governo Draghi-Di Maio: un Governo senza speranza nonostante Speranza.”

Non vorremo che avesse ragione!

 

 

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Articolo pubblicato il 15/02/2021