Governo Draghi: non dimentichiamo la Giustizia

L'Opinione di Luigi Cabrino

E’ nato il Governo Draghi ed il programma di Governo, vista la situazione di crisi che sta vivendo l’intera Europa per le conseguenze della pandemia, è dettato dall’emergenza sanitaria, economica e sociale; fa ben sperare il largo consenso di cui gode questo Governo e non si può non essere soddisfatti di una convergenza ampia in un periodo difficile come quello attuale, questo consenso è stato portato anche da chi nelle settimane scorse chiedeva nuove elezioni; inoltre anche chi, come i Fratelli d’Italia, non voteranno la fiducia all’esecutivo hanno garantito un’opposizione costruttiva, responsabile e non pregiudiziale.

Tra i punti segnalati da Draghi c’è la Giustizia civile con i suoi tempi biblici; non c’è dubbio che la lunghezza dei processi sia un notevole deterrente agli investimenti delle imprese ed una ingiustizia per i cittadini, ma non dobbiamo dimenticare il grande cancro della commistione di parte della magistratura con la politica, nello specifico  con la Sinistra.

Non è dato di sapere se in nuovo Governo, con il nuovo Ministro Cartabia che rappresenta un “pezzo da 90” – basta dare una scorsa al curriculum impressionante della costituzionalista lombarda per farsi un’idea – intenderà mettere mano a questa commistione tra Sinistra e magistratura militante.

E’ un argomento da “ chi tocca muore” ma dopo le rivelazioni di questi ultimi mesi, dal caso Palamara in poi, non è procrastinabile una situazione in cui ormai è accertato che magistrati delle correnti di Sinistra si accordano con esponenti politici per nomine importanti in alcune procure e decidono di usare i processi contro avversari politici; l’espulsione di Palamara dalla magistratura come unico capro espiatorio non ha risolto un bel niente e certi ambienti della magistratura militante si sentono intoccabili nel loro esercizio di quello che dovrebbe essere, secondo la nostra Costituzione, un potere autonomo ed indipendente.

Il vice presidente del CSM Ermini, durante il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha definito quanto emerso dal caso Palamara e dalle sue intercettazioni, “scorie” del sistema giudiziario; è appena il caso di ricordare che proprio dalle intercettazioni di Palamara è emerso che la sua nomina a vicepresidente del CSM (presidente di fatto, dal momento che il presidente è il Capo dello Stato ed ha molto altro a cui pensare) è stata concordata in una cena svolta in una abitazione privata tra esponenti delle correnti di sinistra della magistratura, tra cui Palamara ed un parlamentare del PD.

Lo stesso Ermini, che definisce scorie chi parla di commistione tra magistratura e politica e di uso politico della giustizia, e sì un giurista di alto profilo ma il suo passaggio al CSM è avvenuto mentre era parlamentare PD.

Il Governo appena nato ha una serie di scadenze da rispettare sul piano di utilizzo dei fondi straordinari UE, la campagna vaccinale, l’uscita dalla pandemia, il rilancio economico solo per citarne alcuni, oltre allo scenario internazionale sempre in ebollizione; ma sarebbe riduttivo considerare nell’azione di governo sulla giustizia la sola lunghezza dei processi, per quanto importante sia; il sistema di collusione tra magistratura militante e politica, l’uso dei processi come armi di delegittimazione ed eliminazione degli avversari politici non sono tollerabili oltre.

Forse Marta Cartabia, una costituzionalista che tutto il mondo ci invidia scelta al Ministero della Giustizia, potrà almeno iniziare mettere mano a questo problema dei rapporti tra politica e magistratura che contraddice enormemente la nostra Costituzione.

 

Luigi Cabrino

 

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Articolo pubblicato il 15/02/2021