
Formule per applicare correttamente le regole dell’eterno divenire della manifestazione dell’Uno nell’Uno attraverso l’essere umano.
Avete letto attentamente sia il titolo che il sottotitolo di questo articolo?
Se davvero lo avete fatto, avrete quasi certamente pensato che mi sia dato di volta il cervello o che per lo meno qualcosa non mi funzioni più così come dovrebbe, se scrivo un articolo di giornale su un argomento simile.
Beh … avete ragione!
Da un po’ di tempo qualcosa non mi funziona più come dovrebbe (nelle nostre intenzioni). Infatti scrivo in balìa di uno stato alterato di coscienza (non indotto volontariamente né con farmaci né con tecniche) e quindi vi prego di essere indulgenti (quante volte l’ho già chiesto …) perché questo è il mio normale stato e potete ben comprendere che non sia facile conviverci. Questa mattina poi credo si stia aggravando.
Infatti mentre il mondo intero sta combattendo la sua battaglia per sopravvivere a se stesso, a quanto esso stesso sta mettendo in atto per autodistruggersi in nome della sopravvivenza, perché lo ritiene sensato, effettivamente a me deve mancare qualche rotella se tutto ciò non mi preoccupa affatto o più di quanto mi preoccupi un refolo di brezza nell’oceano.
Non che ne sia insensibile, semplicemente non mi pre-occupa. E non essendo pre-occupato, ho spazio libero a disposizione di altre cose, specialmente nel cervello che per la maggior parte del tempo è dis-occupato (ma che cosa hai nel cervello?), in uno stato di permanente vacanza in un luogo sconosciuto e inaccessibile ad ogni fonte di comunicazione convenzionale (manca campo … manco a dirlo).
In questo spazio vuoto relativo si è scatenata una sarabanda di soggetti mentali che, improvvisamente trovatisi allo scoperto, abbandonati temporaneamente dai soliti meccanismi automatici di protezione, ed intercettati dalla coscienza, stanno cercando freneticamente di mettersi al riparo dietro una nuova sorta di giustificazione alla quale affidarsi in modo più sicuro.
Soggettivo, oggettivo, variabile, invariabile, relativo, assoluto, archetipico, replicativo, libero, predeterminato, consapevole, automatico, creatore, partecipato, sono i primi elementi chiamati a collaborare a tal fine.
E come in ogni emergenza si sono temporaneamente messi d’accordo per eleggere un nuovo primo ministro che formi un governo politico ed esecutivo in grado di farlo. Ed hanno eletto quale primo ministro, o presidente del consiglio, il signor o la s-ignora co-scienza che ha subito chiesto la fiducia ai molteplici aspetti insiti nel parlamento e senato della repubblica democratica della fisica quantistica.
Fin qui tutto chiaro?
Volevo ben dire che non lo fosse, … forse perché non mi sono ancora sufficientemente spiegato (e non è detto che riesca a farlo).
Quindi proseguo …
Un assunto della fisica quantistica dichiara che in un campo morfogenetico (campo in cui prende forma un’idea a partire dal suo potenziale essenziale) chiunque ne conosca i meccanismi è in grado di produrre la materializzazione di un’idea. Probabilmente ciò risponde al vero, ma …
… forse occorre tenere conto di alcune lievi sfumature tra quanto ritenuto possibile e quanto sia opportuno e corretto fare.
Esiste una differenza tra portare a manifestazione una cosa utilizzando le possibilità esplicitate dalla fisica quantistica e il dispiegamento di una cosa a partire dalla sua essenza originale.
Nel primo caso chiami e ottieni quello che vuoi anche se non sai cosa contiene e quindi tutto il resto contenuto nella cosa ti prende alla sprovvista.
Nel secondo caso, ovvero essere chiamato da una cosa perfetta in sé a fare solo la parte che ti è richiesta, significa comprendere ed accettare che tutto il resto avvenga come deve avvenire, ovvero interagire avendo coscienza di tutto ciò che essa contiene ed accettandolo.
In entrambi i casi si tratta di una risposta positiva a tali possibilità ma nel primo caso determinata da una visione ristretta all’ego personale, mentre nel secondo caso aperta all’essenza onnicomprensiva che è la stessa in tutto ciò che vive.
In realtà esiste anche un terzo caso, quello in cui si accetta semplicemente di partecipare al flusso delle cose sperando di cavarsela senza troppi danni. Ma è solo un modo come un altro di cercare una scappatoia dalle proprie responsabilità che richiedono di compartecipare allo sviluppo del piano originale (ricordate la parabola dei talenti?) e non solo goderne i frutti (provenienti dal lavoro di tutti e di tutto) senza versare una goccia di sudore o sporcarsi le mani (e qualche volta pure la coscienza – chi è senza peccato scagli la prima pietra).
Ciò detto (presuntuosamente detto, ovviamente) continuo la mia laboriosa vacanza nel vuoto della mente fino al prossimo appuntamento che non so quando sarà e chi lo avrà stabilito, sperando di non “dare buca”, per giungere ad una sufficiente comprensione di questa completamente nuova matematica, delle sue leggi assolute e delle sue dinamiche inaspettate.
E spero di trovare in quello spazio sconosciuto numerosa compagnia.
Arrivederci là (la speranza che ci sia anch’io è l’ultima a morire).
schemi e testo
pietro cartella
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Articolo pubblicato il 03/03/2021