Giallo mimosa e rosso tacchi a spillo

Festa della Donna

Che cosa lega all’8 marzo il 25 novembre? La Giornata internazionale della donna alla Giornata internazionale per la eliminazione della violenza contro le donne? E’ lei che lega queste Giornate: la donna!

Giallo è il colore dell’8 marzo, quello della mimosa dal profumo di note sottili, esaltanti. Rosso è il colore del 25 novembre, quello di certe scarpe coi tacchi a spillo da 12 centimetri, conturbanti.

Il giallo e il rosso sono simboli, che oggi rimandano immediatamente alla classificazione delle nostre Regioni legate da un Coronavirus esiziale, con l’arancione a far tra loro da collante: una gradazione che aggiunge qualcosa al primo colore e qualcosa non ha del secondo, col rischio di far perdere la faccia a chi non trova, come dovrebbe, le parole giuste per definire i limiti del lockdown, sovente nel limbo della comprensione terminologica, prima che del contenuto: più grave cosa, quest’ultima.

L’8 marzo in Italia è Festa della Donna, da quando fu celebrata per la prima volta nel 1945 dall’Unione Donne Italiane: associazione, l’UDI, fortemente politicizzata a sinistra. Gli smanettoni di Internet trovano sul web storie, infarcite talora di qualche fantasia, sulla diffusione nel mondo e sulle origini di questa festa che, in buona sostanza, ha motivazioni tese a portare la donna fuori dall’asservimento ad un sistema socioeconomico con l’uomo al centro, protagonista assoluto.

Quest’anno, ristoranti e pizzerie sono chiusi d’autorità la sera, e così è anche per i locali di intrattenimento che, per la occasione, come nel recente passato, avrebbero riservato i loro posti solamente alle donne a far festa per la emancipazione: conquistata per sempre a duro prezzo oppure ottenuta per libertà loro concessa solo una tantum a denti stretti?

Tanto la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite quanto la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea sono improntate alla parità, a prescindere dalle ragioni biologiche atte a giustificare la diversità dei generi. Le loro, però, sono direttive programmatiche, di fatto, ancora lontane dalla generale attuazione e pur nei Paesi che hanno più compiutamente recepito certe norme, queste sono continuamente violate, con eventi anche drammatici, talvolta, come di festa fatta ad una donna, sacrificata col coltello sull’altare d’un potere arbitrario, dall’uomo che l’ha trattata molto, molto meno di una figlia di un dio minore.

Con Franco Battiato di “Povera patria”, in un contesto non proprio completamente diverso, anch’io “Me ne vergogno un poco e mi fa male / vedere un uomo come un animale”. Ma le eccezioni confermano la regola: non tutti gli uomini sono bestie e vi aspettano, donne, dopo la festa per voi, fatta tra voi, per far festa con voi: scarpe rosse sotto il letto, mimosa gialla sul cuscino e… buonanotte all’alba, che l’aurora ha tinto di rosa. Si vales, vàleo.

armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 08/03/2021