A proposito degli otto siti per lo smaltimento delle scorie nucleari individuati in Piemonte

Descrizione del progetto e riflessioni sulla nostra insana fame di energia

L’essere umano si è sempre concentrato nello sviluppo e nel progresso, due azioni che di pari passo hanno aumentato l’impronta invasiva dell’uomo sul pianeta Terra. Un risultato è stato il continuo aumento dei nostri rifiuti. Quelli nucleari rappresentano un nervo scoperto a cui non è facile procurare sollievo: dove metterli?

Il 30 dicembre 2020 il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente, hanno pubblicato la Carta Nazionale delle aree teoricamente adatte ad ospitare il Deposito Nazionale di Smaltimento dei Rifiuti Radioattivi (ma rifiuti di chi? Un dubbio che non siano tutti di origine nazionale è lecito). Le centrali nucleari sorte in Italia infatti, ormai spente e per sempre dismesse dal 2011 dopo trent’anni di referendum, sono state solo quattro, in funzione dai primi anni ‘60 fino alle chiusure, già nel 1990.

La ricerca di una tomba per l’inumazione delle scorie radioattive era prevedibile come un temporale. È un problema serio, in quanto i tempi di decadimento delle emissioni nocive, nei vari rifiuti radioattivi, dopo il loro ciclo di primo utilizzo e di riutilizzo del combustibile esausto, sono molto variabili: da qualche decina di anni per alcuni, per altri, i tempi sono vicini all’infinito; quali la “emvita[1] dell’uranio 238 & 235 (160.000 anni e 4,5 miliardi di anni).

Quelli considerati “ad attività molto bassa” sono i rifiuti che avranno un livello di radioattività tale da non generare più danni per la salute e per l’ambiente dopo un massimo di "riposo" fino a  300 anni. Sono i rifiuti destinati a essere smaltiti nel Deposito Nazionale che sta cercando casa sul nostro territorio, ma l’accoglienza è fortemente contraria.

La perizia ha evidenziato sul territorio italiano 67 località adatte allo scopo e distribuite in sette regioni: Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna e Piemonte. I luoghi individuati in Piemonte sono otto. In provincia di Torino: Caluso, Mazzè, Rondissone e Carmagnola. In provincia di Alessandria: Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio. Così come riportato dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito della SOGIN.

Riguardo la scelta dei siti, il presidente della Regione Alberto Cirio ha dichiarato: "Trovo assurdo che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la regione e i sindaci dei territori. È inaccettabile che da Roma piovano sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite".

A suo tempo, il vicesindaco della Città Metropolitana, Marco Marocco, ha convocato i sindaci di Carmagnola, Caluso, Mazzè e Rondissone, per un urgente confronto. Nell'Alessandrino la Coldiretti della provincia, tramite il presidente Mario Bianco ha dichiarato forte timore per la vocazione agricola del territorio, chiedendo garanzie di sicurezza e attenzione al consumo di suolo.

Carmagnola fa parte del sito Riserva di Biosfera MAB Unesco e la protesta si è subito attivata, indicando il pericolo delle scorie nucleari per le falde acquifere, e non solo, in un territorio agricolo dalle tradizioni di rinomata tipicità, oltre alle eccellenze dei territori limitrofi.

Dichiarata l’incompatibilità del territorio ad accogliere un sito di stoccaggio, il comune di Carmagnola ha quindi ufficialmente chiesto alla SOGIN e ai relativi ministeri di depennare il sito dalle aree ritenute idonee per il deposito. Nello stesso tempo è partita una petizione per dire NO alle scorie in quell’area.

Il 10 febbraio 2021 si è svolta  una videoconferenza tra la SOGIN, società che amministra la dismissione delle centrali nucleari e lo smaltimento delle scorie radioattive, e rappresentanti della regione Piemonte. L'incontro, di cui viene riportato il link al termine dell'articolo, ha avuto come titolo:  Deposito nazionale e parco tecnologico, Tavolo della Trasparenza per la regione Piemonte. Una definizione che lascia  presagire una possibilità  di insediamento. L'assessore all'ambiente Matteo Marnati ha definito l'incontro  come un alto momento di democrazia e un'occasione di massima condivisione e di confronto.

Il momento dei numeri e di una riflessione

 

Nonostante le proteste, i residui radioattivi da qualche parte verranno prima o poi sepolti. Il progetto del deposito è stato descritto dal Ministero dell’Ambiente come una megastruttura costruita su circa 150 ha, formata da 90 celle in cemento armato atte a ospitare grandi moduli in calcestruzzo speciale dove verranno murati i recipienti metallici contenenti circa 78.000 m³ di scorie a “bassa e media radioattività”.

Il costo dell’immensa pattumiera radioattiva è stimato in 900 milioni di euro e darà origine a 4000 posti di lavoro per i quattro anni stimati per il fine lavori. Una volta operativa la discarica dovrebbe tenere a freno la sua radiotossicità e garantire il lavoro a un migliaio di addetti.

Numeri che fanno gola a chi lavoro non ha in questo periodo di vacche magre, numeri che raccontano della storia dell’uomo, delle sue conquiste ogni volta spacciate per miracoli dell’ingegno, puntualmente raffreddate da effetti collaterali sempre più micidiali. Lo sappiamo noi, generazione della pandemia di Covid, sempre più aggressiva.

Radiazioni da interrare per centinaia di anni e minuscoli virus scappati dal laboratorio, da sconfiggere adesso: due aspetti ingombranti e funesti, figli dell’ingorda umanità, mai stanca di partorire nuove, scientifiche, distruttive invenzioni che stanno fiaccando l’attitudine alla vita del nostro unico pianeta…. Ma cosa stiamo lasciando ai nostri figli?

https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2021-

 https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/rischio-nucleare/deposito-nazionale-rifiuti-radioattivi-primo-incontro-per-tavolo-trasparenza-partecipazione-nucleare

Emvita[1] Negli elementi chimici radioattivi, il tempo in cui decade metà della massa iniziale dell'elemento stesso.

 

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Articolo pubblicato il 09/03/2021