Una veggente per il Re

Il nuovo libro di Milo Julini e Andrea Biscŕro ricostruisce l’affaire Cerino, alla Corte di Re Carlo Alberto (di Ezio Marinoni)

È ormai assodato: Milo Julini e Andrea Biscàro sono due scrittori e storici innamorati della nostra Torino e le dedicano il loro migliore inchiostro.

Prima è arrivata la biografia del mitico capo della Squadra Mobile torinese Giuseppe Montesano (Strada facendo… Ricordando il Commissario Montesano, Daniela Piazza Editore, 2016), poi ha visto la luce la trilogia del male (Diabolic Diabolich Diabolik), sempre per i tipi di Daniela Piazza Editore (2020).

Ora, fresco di stampa, viene offerto ai lettori un nuovo lavoro squisitamente torinese dal titolo Una veggente per il Re, pubblicato dall’editore di Castellamonte Baima & Ronchetti.

Si tratta di una vicenda atipica che gli Autori riportano in luce da un’intenzionale oscurità storiografica: umili e potenti si relazionano in un intreccio politico e religioso che ai nostri giorni risulta di difficile interpretazione.

Per fortuna, la Storia ha lasciato un minimo di bagaglio documentale, che ha permesso a Julini e Biscàro di ricostruire gli estremi di una vicenda che fa emergere la complessa personalità del Re Carlo Alberto.

Nei primi e tormentati anni del suo Regno esplode il caso della veggente Carlotta Cerino: è una umile popolana accolta a Corte, dove trova la benevola udienza dal Sovrano, e presso di lui si fa interprete della defunta Maria Clotilde di Savoia (la Venerabile).

Parliamo della figura di Maria Clotilde di Borbone, nata nel 1759 a Versailles (da Luigi, Delfino di Francia, e Maria Giuseppina di Sassonia, donna religiosa e devota), che va in sposa a Carlo Emanuele, Re di Sardegna dal 1796 al 1802. Entrambi i coniugi appartenevano al Terzo Ordine Domenicano. Madrina di Carlo Alberto, Maria Clotilde è dichiarata Venerabile da Papa Pio VII il 10 aprile 1808, a soli sei anni dalla morte.

Al tempo della storia che qui viene ricostruita (1831-1837), la figura di Maria Clotilde era molto amata in tutti gli ambienti sociali torinesi, tanto che veniva considerata “l’Angelo tutelare del Piemonte”.

La veggente Carlotta Cerino sosteneva di essere in contatto ultraterreno con la Venerabile e di poter parlare a nome suo: è una medium che ha anticipato gli anni d’oro dello spiritismo europeo ed americano.

Gli Autori ci portano per mano dentro il complesso evolversi della vicenda, contestualizzandola all’interno dell’articolata stagione politica di quegli anni, contraddistinti da congiure mazziniane e le conseguenti repressioni, siluramenti ministeriali e l’epidemia di colera del 1835. In questo quadro, a dir poco intricato, si inserisce Carlotta Cerino, le cui supposte qualità di veggente risvegliano in Carlo Alberto il desiderio di rapportarsi nuovamente con la sua amata Madrina.

Questo desiderio irrazionale del Sovrano lo indurrà a un comportamento ondivago nei confronti della veggente e delle sue rivelazioni.

Gli Autori si domandano se la Cerino fosse soltanto un’intraprendente truffatrice oppure un inconsapevole strumento di esponenti politici conservatori al fine di indirizzare la politica del Sovrano in loro favore. In ogni caso, la donna ha conquistato il suo quarto d’ora di fama, che ha pagato a caro prezzo. Verrà infatti condannata per sacrilegio e spazzata via dalla vita come dalla Storia ufficiale del Regno.

Un personaggio volutamente occultato viene così riportato alla luce da due scrittori che riescono a coinvolgere il lettore, con punte felici di utile ironia, malgrado le oggettive difficoltà di ricostruzione di un periodo storico poco noto e ancor meno praticato da pubblico e critica.

In appendice, vengono brevemente tratteggiate altre due vicende di “mistici”: un monaco (asceta o impostore?) e una suora visionaria, additata quale causa dell’infelice condotta bellica di Carlo Alberto nella prima campagna della Prima Guerra di Indipendenza (1848).

Una veggente per il Re propone tre storie che aprono uno squarcio di luce sul rapporto dei potenti e del potere con il fenomeno dell’occulto.

Questo ampio ed accurato lavoro storiografico è consigliato a coloro che amano addentrarsi nelle pieghe più riposte del periodo risorgimentale senza nulla concedere all’appiattimento di una narrazione agiografica. 

 

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 17/03/2021