
… capace di richiamare, ogni volta che viene pronunciato, le particolari esperienze necessarie a colui che lo porta.
Non c’è niente di così importante e capace di influenzare l’andamento della nostra vita come il nostro nome. Sovente adottato per tradizione parentale, non si valuta mai abbastanza cosa comporti dare un nome ad un nuovo nato. Infatti il nome determina in modo predominante come si svolgerà gran parte della vita di quell’essere vivente.
Senza scendere in troppi dettagli, che finirebbero per distrarre dal senso di quanto appena sopra accennato, ecco alcuni punti sui quali riflettere:
1 – il suono del nome produce una vibrazione specifica in grado di “attivare per risonanza” tutte quelle caratteristiche, insite nella persona che lo porta, ad esso collegabili. Va da sé quanto sia importante anche per il solo fatto che venga usato e pronunciato innumerevoli volte, sia in un sol giorno che durante l’intera vita. Quel nome particolare non cambierà mai fondamentalmente nel corso dell’esistenza, mentre l’intero sistema organico che in esso si identifica subisce le conseguenze del trascorrere del tempo e delle esperienze;
2 – tutte le storpiature, riduzioni, vezzeggiativi, soprannomi, interferiscono con tale funzione corretta, alterandone gli effetti;
3 – i nomi composti, l’assegnazione di più nomi, l’alternarsi o susseguirsi di alcuni fra essi, nel corso del tempo, influiscono sul programma di vita;
4 – l’intensità e l’intenzione con cui esso viene pronunciato determina la sfumatura, positiva o negativa, rispetto alla sua normale funzione;
5 – ripetere ossessivamente urlando il nome di qualcuno ne inibisce funzione e funzionalità, rendendo inutili tutti gli sforzi per ottenere i risultati attesi (per esempio ottenere attenzione sufficiente o aiutare a comprendere un concetto o una situazione);
6 – il nome dovrebbe sempre essere usato prima di ogni comunicazione al riguardo della persona che lo porta, attendendo di verificare che la sua attenzione sia attiva prima di procedere a svilupparne il contenuto;
7 – ed infine, conclusa la comunicazione (scritta o verbale), occorrerebbe ricordarsi di ringraziare l’interlocutore, o il destinatario della comunicazione, terminando con il suo stesso nome, quale sigillo e viatico (nel caso di comunicazione scritta, … ti ringrazio … e poi il suo nome, e solo dopo e sotto la nostra firma).
Normalmente non si presta sufficiente attenzione al fatto che “dare un nome” significa “vincolare quell’essere umano” (*) al suo programma di esperienze per tutta la vita, né al rispetto del fatto che esso sia stato o meno scelto dallo stesso essere prima ancora del suo concepimento.
Nominare, dare un nome, è una funzione specifica dell’essere umano.
da una semplice caratteristica funzionale (mezzo per chiamare una persona specifica) può diventare funzione creatrice quando si applica ad un essere diventato “totalmente altro” rispetto alla condizione di nascita naturale.
Non a caso gli antichi Romani asserivano “nomen omen”: nel nome è insito il destino.
E se a qualcuno ciò non piace,
si metta pure l’anima in pace:
“Les jeux sont faits, rien ne va plus!” …
(i giochi ormai sono fatti e non si possono cambiare)
… almeno per questa vita!
grafica e testo
pietro cartella
(*) dare un nome, nominare, è una funzione creativa anche se usata inconsapevolmente, e serve a identificare e suggellare i contenuti, riconosciuti o attribuiti alla cosa o essere, in modo che siano riconoscibili e condivisibili come tali successivamente.
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Articolo pubblicato il 17/03/2021