L'Apologia di Casa Savoia - Parte 2

Una figura significativa appartenente ai Savoia fu sicuramente Adelaide, contemplata nel 3° capitolo (Papa e monaci sotto la protezione di Adelaide). Sono tanti i particolari esposti attraverso la consultazione dei documenti dalla scrittrice torinese. Adelaide moglie di Oddone di Savoia, fu determinante nei rapporti che vennero a crearsi con i Sommi Pontefici, ma anche con l'imperatore. Una donna intelligente e di rara bellezza, virtuosa, fondò nei suoi possedimenti molte chiese e diversi monasteri, si dice che trascorse la sua gioventù fra le armi, lei stessa usava armi e corazze, assistendo a stragi e guerre. Per oltre cinquant'anni dominò la storia dell'Italia subalpina, ha governato con saggezza e fermezza, con equilibrio, al posto dei figli ancora piccoli. Si trovò a fianco di Matilde di Canossa ed ebbe un ruolo importante, insieme a sua figlia Berta, a fianco del papato nelle relazioni con l'Impero. Siccardi può scrivere che tre donne furono magistrali artefici dell'evento storico dell'umiliazione dell'imperatore Enrico IV a Canossa.

 

«Trasmise ai figli l'essenza della carità cristiana: tutto doveva ruotare intorno al Sommo Bene, Cristo Re». San Pier Damiani ebbe parole di grande stima per Adelaide, affidandosi a lei per riformare la Chiesa. Interessante il documento riportato dalla Siccardi dell'atto di donazione della contessa Adelaide all'abazia di Santa Maria nel Pinerolese. Un documento che rivela l'alto profilo caritativo della donna, la sua profonda spiritualità e religiosità. Per il suo considerevole appoggio alla Chiesa, sia a livello politico-diplomatico che finanziario e donativo, venne definita, “figlia di san Pietro”.

 

Il 4° capitolo (Quel drappo azzurro alle Crociate) da conto della partecipazione attiva dei Savoia alle Crociate. Addirittura Amedeo III, fu detto il Crociato, conte di Savoia, d'Aosta e di Maurienne, partecipò alla seconda crociata. E poi un altro suo discendente Amedeo VI partecipò a una nuova crociata. Per la spedizione vendette il suo vasellame d'argento, per non pesare sulle rendite dei sudditi.

Il capitolo 5°, tratta di Umberto III, il primo beato della dinastia, nacque nel castello di Avigliana, uno dei più antichi del Piemonte, oggi diroccato (L'ho visitato due anni fa).

 

«Umberto III risulta 'un personaggio di assoluto rilievo nel grande quadro della società medievale come della storia sabauda, di cui possiede le fondamentali caratteristiche: mistico, portato per vocazione e tradizione alla vita contemplativa, reso dalle vicende del suo tempo guerriero e politico, sposo esclusivamente per ragioni domestiche».

Nel 6° capitolo (Le origini sabaude di Fatima) Siccardi individua un collegamento particolare di casa Savoia con il Portogallo attraverso la regina Mafalda, consorte di Alfonso I e una giovane di nome Fatima, poi convertita alla fede cattolica. Il 7° capitolo (Dalla Certosa di san Benedetto all'ospizio di san Bernardo). Qui il testo propone la storia di un santo particolare, san Bernardo da Mentone, detto l'Apostolo delle Alpi, che aveva edificato alle porte d'Italia, un ospizio, in un luogo impervio e freddissimo, un baluardo di carità per tutti coloro che valicavano le Alpi.

 

L'8° capitolo dedicato a Bonifacio di Savoia, arcivescovo di Canterbury. Un'altra donna straordinaria di casa Savoia, fu Eleonora, regina d'Inghilterra (Il 9° capitolo). Quando si pensa all'Inghilterra, scrive la Siccardi, nell'immaginario collettivo s'indirizza all'Inghilterra anglicana, ma prima dello scisma, l'Inghilterra era unita alla Roma del Sommo Pontefice. Eleonora morì in odore di santità il 25 giugno 1291.

Casa Savoia annovera addirittura una imperatrice a Bisanzio, Giovanna, basilissa prima consorte, poi reggente dei Romei (capitolo 10°). Quando poi i figli non ebbero più bisogno della sua presenza, si fece monaca col nome di Anastasia, ritirandosi in un monastero di Tessalonica in Macedonia. Tra i Savoia ci fu anche un antipapa, Amedeo VIII, che poi fece un passo indietro, ritirandosi a vita eremitica, insieme ad alcuni consiglieri di corte. Morì a Ginevra il 7 gennaio 1451, in odore di santità.

 

Il 12° capitolo, tratta Margherita, detta la “Grande”. Fu una grande testimone evangelica, in cuo Dio la mise alla prova, come figlia, sposa, sovrana, monaca, consigliera, mistica.

La santità di Amedeo IX, al fianco di una donna speciale: Iolanda. Segue la scheda (14° capitolo) su Ludovica di Savoia, quinta dei nove figli del beato Amedeo IX.

Naturalmente non posso dare conto di tutti i capitoli del libro, merita una segnalazione La devozione e la difesa della Sacra Sindone (16° capitolo). Pagine intense delle vicende storiche attraversate dalla reliquia più importante della cristianità. Il Sacro Telo è perlopiù legato alla Casa Savoia. Siccardi racconta la sua storia da quando i Savoia prendono possesso nel 1453, fino al 1983, quando per volontà testamentaria dai Savoia passò a Santa Romana Chiesa. Sarebbe interessante raccontare certi edificanti episodi di grande religiosità intorno alla Sindone, ricordo le 40 ore (quaranta omelie) guidate da San Carlo Borromeo che era molto devoto al Sacro Lino. E poi ci sarebbero i “Percorsi Sindonici”, tutti i viaggi faticosissimi della Sindone nei vari territori dei Savoia.

 

Di grande rilevanza storica il capitolo sulla battaglia di Lepanto e sul principe Eugenio, eroe europeo. Il ducato di Savoia partecipò alla grande e significativa battaglia navale del 7 ottobre 1571 dove la coalizione cristiana europea sconfisse la flotta ottomana. La grande figura del principe Eugenio di Savoia merita l'attenzione del lettore. Un grande condottiero vincitore di tante battaglie contro i turchi, diventa feldmaresciallo del Sacro Romano Impero, la suprema carica militare.

Mi sto avviando alla conclusione con gli ultimi capitoli che riguardano gli anni che vanno da fine '700, all'esilio di Umberto II. Il 20° capitolo, vede protagonista il   padre Sebastiano Valfrè e le sue lettere, il “San Filippo di Torino”.

 

Un eccellente predicatore, che conquistava la gente. Consigliere personale di Vittorio Amedeo II, che metteva al corrente il suo padre spirituale su tutto, dalla sua vita spirituale a quella delle decisioni politiche da prendere. Il Valfrè cantore della Sacra Sindone, ha lasciato un trattato dedicato alle serenissime Principesse Maria Adelaide e Maria Luisa, figlie di Amedeo II. Ancora si evidenzia il tipo di formazione che si respirava nell'ambiente dei reali torinesi. Intanto si abbatte la Rivoluzione francese anche sul Regno di Sardegna, nella persona di Carlo Emanuele IV e di Maria Clotilde di Borbone, con effetti devastanti.

 

Passata la sbornia rivoluzionaria, in Piemonte nasce un risveglio religioso, che portò alla riforma del clero all'insegna del Valfrè, san Francesco di Sales e di san Giovanni Bosco. Promotore della riforma il re Carlo Alberto legatissimo al Papa. In questa opera educativa coinvolse le più alte personalità del clero piemontese a cominciare del vescovo Giuseppe Morozzo della Rocca. In Piemonte si aprì una esaltante stagione di riforme volute dal Re che diede vita, scrive Siccardi «a un vero e proprio gigantesco opificio virtuoso», da cui sono nati il Cottolengo, Cafasso, Murialdo, Durando, Faa di Bruno, Marchisio, Giovanni Maria e Luigi Boccardo, Allamano e tanti altri, compresi i laici, che hanno dato vita a quel fenomeno dei “Santi sociali”.

 

Con queste figure, «si creò un terreno fertile, propizio alla creazione di ambienti formativi di alto valore spirituale, morale e intellettuale […] i santi dell'Ottocento subalpino hanno potuto agire con un'incidenza massiccia, aprendo strutture sanitarie, educative, riabilitative e laboratori professionali per il bene comune grazie alle patenti regie che Carlo Alberto firmava una dopo l'altra».

Ma dopo Carlo Alberto, col nuovo Re Vittorio Emanuele II, le cose cambiano, entrano in azione le forze massoniche, che operano per la laicizzazione del regno di Sardegna e con le leggi Siccardi e poi Rattazzi, si procede all'incameramento dei beni degli istituti religiosi. Il libro racconta delle scomuniche che la Chiesa ha fatto a chi si è reso responsabile del ladrocinio dei beni ecclesiastici.

 

E poi dei continui avvertimenti alla Casa Savoia di san Giovanni Bosco, che prevedeva lutti a valanga per i reali torinesi. Non solo ma anche la figlia del Re, Maria Clotilde, implorava suo padre a non approvare le leggi inique anticlericali contro la Chiesa. Pregevole la scheda (capitolo 25°) che si occupa di Maria Cristina di Savoia, la “reginella santa” del Regno di Napoli. Una donna straordinaria, di grande fede, intelligenza, rara bellezza e dolcezza femminile, in soli tre anni di governo, insieme a Ferdinando II ha trasformato il Regno di Napoli. Non possiamo dilungarci, ma sarebbe interessante studiare a fondo questa donna, beatificata da papa Francesco, il 25 gennaio 2014. 

 

Infine gli avvenimenti vicini a noi, affrontati dalla Siccardi, trattano dei difficili rapporti del governo sardo con la Santa Sede, soprattutto dopo il 1870, la presa di Roma. La Siccardi accenna alla questione dell'unità del Paese. Negli ambienti dello Chiesa, lo stesso Pio IX in persona, aveva promosso una unione politica, una Lega doganale, una Federazione degli Stati preunitari, soltanto che Carlo Alberto non accettò la proposta. Chiude il libro, la scheda su l'eredità di Umberto II, e alcune appendici, con documenti inediti. Il testo ci offre anche delle pregevoli fotografie e con una ricca bibliografia sull'argomento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/03/2021