Luna Rossa si arrende alla 10ª regata. L’Italia delle trepidanti notti, ringrazia lo stesso

Imprese di una avveniristica barca dall'altra parte del mondo. Orgogliosa rappresentante delle potenzialità italiane ci ha reso uniti e fieri in questo momento così duro

Alla nostra alba di mercoledì 17 marzo 2021, nelle acque di Auckland il sogno si è infranto. Luna Rossa Prada Pirelli si è arresa alla velocità di Emirates Team New Zeland e anche a un pizzico di “velata” sfortuna. I Kiwi sono stati più bravi, hanno regatato meglio, hanno interpretato alla perfezione le regole scritte, si sono preparati con un modello ai limiti del regolamento e i foil, le ali della barca ridotte al minimo, sono state l’arma vincente: 2 nodi in più col vento in poppa, 1 nodo in più navigando di bolina. Così è stato, non si può più rimediare, ringraziamo l’avversario per l’onore delle armi, ma è andata male.

È un vero peccato perché l’impresa storica non era un sogno proibito. Con qualche diversa sfumatura, la Coppa America si sarebbe potuta contendere un po’ di più. La sfida ha comunque risvegliato l’orgoglio di un popolo e Luna Rossa ha illuminato le nostre notti, catturando l’interesse di molti verso quello sport che è la vela, da sempre magnifico interprete di un'energia pulita, tutti stretti intorno alla nostra bandiera.

In questo momento di recessione e pandemia, la barca italiana, d’un colpo è diventata l’icona, l’emblema, il riferimento e la riscossa di un’Italia che ancora crede nelle potenzialità di tanta gente produttiva, intelligente e creativa relegata all’angolo. Categoria da troppi anni annichilita da una politica inefficiente e litigiosa, intenta a far di tutto per sgretolare e svendere il nostro Paese, nel nome di un oscuro, metodico disfacimento delle nostre eccellenze.

Gli Italiani meritano di più. In molti si sono riconosciuti nella barca italiana che prima ha sconfitto scafi di American Magic e di Team Ineos UK, e poi si è battuta contro i forti neozelandesi detentori della coppa, volando sulle acque e sulle speranze dei tifosi, infrante alla 10ª regata che ha sancito il 7 a 3.

Sono stati quattro mesi di passione che si rinnovano ogni quattro anni. Tanto bisognerà aspettare per un nuovo rendez-vous con la Coppa America, la più antica regata velica nata nel 1851, & relativo trofeo in palio tra il difensore della coppa (defender) e gli sfidanti (challengers).

 

Sui campi di regata dell’America’s Cup, gli italiani si fanno onore da trent’anni. Dai tempi dei 12 m, di Azzurra e Cino Ricci a Newport, al Moro di Venezia di Raul Gardini, al timone di Paul Cayard, primi vincitori della Louis Vuitton Cup nel ‘92, fino ai team di Luna Rossa 2000, 2003 e 2007 con skipper Francesco De Angelis. E poi, Mascalzone Latino nel 2003 e nel 2007, senza dimenticare +37 sempre nel 2007, fino a Luna Rossa Prada nel 2017, epoca di catamarani velocissimi e spettacolari, ma forse meno apprezzati degli attuali AC75, i ragni volanti di quest’ultima edizione. Barche capaci di 50 nodi pur sospinte da un vento quattro volte minore, velocità incredibile senza procurare il minimo inquinamento, aggrappate a mirabolanti appendici che immerse nel liquido generano portanza, applicate alla nautica da Guillame Verdier.

 

Ora che lo spettacolo è finito e l’amara sconfitta non può che lasciare il posto a nuovi propositi, quelle barche volanti ci mancano già. Forse perché in questo momento in cui la razza umana è alle prese con un invisibile nemico che pare imbattibile, quei cieli azzurri della Nuova Zelanda, quei volti senza mascherine e quelle barche fantastiche ci hanno confortato sul nostro futuro, bellissime icone di un mondo vivente, di una umanità gioiosa e le sue migliori, pacifiche invenzioni. Rassicuranti quadri di una sperduta normalità.

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Articolo pubblicato il 18/03/2021