Quanti giudici a Berlino?

Una grande battaglia di libertà

Per chi ha avuto in qualche modo una formazione giuridica, più o meno recente, questi sono tempi abbastanza incomprensibili e in grado di suscitare talvolta una vera e propria indignazione.

Molti di noi sono stati abituati a ritenere la norma giuridica l’elemento sacrale a fondamento della convivenza civile, elemento che può sì essere oggetto di interpretazione ma sempre sulla base di precise regole dottrinali o giurisprudenziali, a loro volta elaborate e affinate nel tempo dai giuristi con intelligenza e cultura professionale.

Se il diritto è in qualche modo una religione, la gerarchia delle fonti ne è il dogma fondante, almeno nel nostro ordinamento: la norma inferiore non può derogare a quella superiore. Caduto questo principio, cade l’intera costruzione giuridica e, di conseguenza, l’assetto razionale della società.

E, proprio sotto il profilo della razionalità, esiste da sempre un altro dogma fondante dell’ordinamento: la ragionevolezza della norma, senza la quale crollano il suo riconoscimento e la sua accettazione da parte della società civile.

Bene, in quest’ultimo anno il nostro paese ha visto distrutti entrambi questi dogmi. Se l’epidemia ha fatto dei morti, il legislatore e gli altri produttori di norme hanno compiuto una strage di principi giuridici consolidati: il principio gerarchico è stato violato molte volte dando luogo a una serie di illegittimità costituzionali e amministrative, e quello di ragionevolezza è stato abbattuto da una pioggia torrenziale di norme assurde, contraddittorie, incivili e spesso dilettantesche. Il terrorismo medico-scientifico-mediatico ha precipitato politici, governanti, amministratori nel panico, e quest’ultimo, sommato ad una sostanziosa ignoranza giuridica, e nonostante gli apparati consultivi e burocratici, li ha portati a creare una normativa demenziale che ha spazzato via i diritti dei cittadini come fossero foglie secche.

L’idea che una situazione di emergenza -vera o presunta- possa giustificare ogni abuso si è affermata repentinamente, alimentata anche dal terrore di possibili responsabilità giuridiche e, più velatamente ma altrettanto concretamente, da calcoli elettorali fondati sul presupposto che gli uomini forti possano essere in futuro premiati dalle urne. Che in queste persone albergasse anche una sincera volontà di proteggere i propri concittadini da una minaccia oscura e oscuramente percepita è sicuramente un’ipotesi accettabile, ma questo non può scusare lo scempio di principi fondamentali e di diritti costituzionalmente garantiti sopratutto da parte di coloro che in tempi recenti hanno fatto della “costituzione più bella del mondo” il marchio della loro propaganda politica.

Oltretutto i provvedimenti illegittimi e irrazionali che sono stati presi, nell’anno appena trascorso, da tutti questi gestori della cosa pubblica non possono neppure invocare la scusante dell’emergenza dal momento che potevano essere adottati attraverso strumenti e procedure diversi con la stessa rapidità ed efficacia.

Si pensi agli assurdi d.p.c.m. -semplici atti amministrativi- con cui si sono compressi, o addirittura eliminati, diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione creando un vulnus profondo nel nostro ordinamento e aprendo potenzialmente la strada ad un contenzioso di vaste proporzioni con conseguenze drammatiche per lo stato e le amministrazioni pubbliche. Bastava usare lo strumento legislativo che la Costituzione prevede esplicitamente per le situazioni di emergenza, e cioè il decreto-legge, la cui efficacia è altrettanto  immediata ed ha un potere normativo ben più forte e consolidato del d.p.c.m.

Non si può perdonare a Conte, che pure è un giurista certificato, e al suo governo una simile aberrazione. A meno che, non utilizzando il decreto legge che richiede poi una conversione da parte delle camere, Conte non volesse sottrarsi a ogni confronto col Parlamento della Repubblica. Ma qui saremmo di fronte ad un caso di vera delinquenza politica.

Draghi e il suo governo invece, più furbescamente, hanno preso le loro decisioni tramite decreto-legge, ma in modo così contorto, così incomprensibile, così opportunistico che di nuovo sono finiti al limite della legalità costituzionale, e forse oltre, dimostrando ancora una volta la loro indifferenza verso le regole istituzionali e democratiche. Si pensi solo che nel decreto-legge Draghi del 13 marzo si fa un continuo riferimento ai precedenti decreti-legge su cui grava la pesantissima ombra dell’incostituzionalità.

In tutto questo scenario sembra però che la magistratura dia qualche segno di risveglio che potrebbe far ben sperare in un prossimo ripristino della legalità ordinaria e costituzionale nel nostro paese.

Il 29 luglio 2020 il giudice di pace di Frosinone aveva annullato, per palese incostituzionalità, le sanzioni amministrative irrogate a cittadini che avevano violato i d.p.c.m. di allora. Dapprima il tribunale civile di Roma con ordinanza del 16 dicembre 2020 e, da ultimo, il tribunale penale di Reggio Emilia con la sentenza del 27 gennaio 2021, hanno dichiarato l’illegittimità (ed il conseguente annullamento sanzionatorio) dei d.p.c.m. emessi per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid. Quest’ultima sentenza avanza anche pesantissimi rilievi di incompatibilità costituzionale della normativa anti-covid in relazione all’art. 13 della costituzione (doppia riserva di legge e di giurisdizione per la limitazione della libertà individuale) che, se confermata in futuro, potrebbe far saltare tutto l’impianto delle restrizioni sanitarie imposte al paese con la relativa struttura sanzionatoria. La Corte costituzionale, con recentissima pronuncia del 12 marzo 2021, ha stabilito che la “profilassi internazionale” ricade nella competenza legislativa esclusiva dello Stato (art. 117, secondo comma, lett. q, Cost.), che è comprensiva di ogni misura atta a contrastare una pandemia sanitaria in corso, ovvero a prevenirla, cosa che dovrebbe porre un freno al protagonismo di molti governatori e alle loro smanie restrittive.

Sono solo alcuni dei provvedimenti giudiziari con la magistratura italiana sembra aver preso coscienza degli abusi normativi perpetrati dal governo Conte e da altri nell’ottica di un ripristino non solo delle libertà individuali fondamentali, ma anche di un corretto rapporto fra istituzioni.

L’antico principio del “ci saranno ben dei giudici a Berlino” appare faticosamente in via di riaffermazione, grazie appunto ad una magistratura che, in fondo, non sembra tutta palamarizzata, bensì consapevole del proprio compito di tutore dei diritti individuali e dell’ordine costituzionale.

E il futuro?

Stanno prospettandoci un mondo da incubo in cui governi sempre più succubi di idee transumaniste alla Bill Gates o alla Klaus Schwab e di incontrollati poteri economici sovranazionali ci imporranno dittature sanitarie, digitali, mondialiste. La recente affermazione della Von der Leyen secondo cui stiamo entrando in un’”era di pandemie” -con tutta la conseguente ossessione vaccinale- è profeticamente agghiacciante.

Si rende necessaria fin d’ora una resistenza umana fondata su un forte recupero dei valori etico-politici  della nostra civiltà occidentale, una resistenza intellettuale e culturale per adesso, ma domani forse anche materiale, fondata su una intransigente difesa giuridica dei diritti di libertà. E qui una magistratura libera, forte, indipendente , conscia della sua missione, sopratutto a livello costituzionale, avrà un ruolo fondamentale da affiancare ai cittadini più consapevoli e determinati.

La nostra, probabilmente, non è la costituzione più bella del mondo ed ha certo bisogno di un ripensamento e di una riscrittura, ma, guardandoci attorno e annusando il sentore di nuovi totalitarismi in agguato, molto meno appariscenti che in passato ma infinitamente più pericolosi, può essere ancora un forte e insostituibile strumento di difesa della nostra umanità.

Sarà una bella, grande battaglia di libertà. O forse solo grande. Ma varrà la pena di combatterla.

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 18/03/2021