Francesco Salaris, martire della Regia Guardia di Finanza
La targa che oggi ricorda il finanziere Salaris a Camogli. (Foto dell'Autore)

di Alessandro Mella

Capita, passeggiando per gli antichi borghi d’Italia, di imbattersi in angoli quasi dimenticati e che ai più, complici i ritmi fugaci della società d’oggi, sfuggono.

Erano giorni felici del marzo di qualche anno fa ed io a Karen camminavamo sul lungomare di Camogli ove ci trovavamo da qualche giorno. In quell’incanto, così diverso dalle nostre montagne, cercavamo un ristoro per l’anima e per lo spirito.

La mia attenzione cadde sulla lapide posta su un muro lungo la strada. Vi lessi: “Francesco Salaris, Guardia di Finanza, qui cadde il 25 settembre 1915 nell’adempimento del proprio dovere”. Chi fu quest’uomo? Cosa accadde in via San Fortunato 15 in quel bel paesello marittimo?

Il mio desiderio sempre indomabile di scoprire, indagare e poi contribuire a raccontare mi spinse a scrivere questo pezzo.

Quel giorno un terribile nubifragio s’abbatté sulla Riviera di Levante devastando diverse zone di Camogli e dei comuni limitrofi. Smottamenti, frane, allagamenti e dissesti d’ogni sorta procurarono danni enormi a strade, edifici ed imprese.

La distruzione fu impressionante e ampiamente diffusa e tale da lasciare uno spettacolo davvero desolante di fronte agli occhi impotenti della popolazione. Così ferita, così attonita.

Nella pittoresca San Fruttuoso la guardia daziaria Carlo Bandino trovò una triste scomparsa.

Tra San Nicolò e Punta Chiappa diverse imbarcazioni furono ridotte in pezzi dall’abbattersi di frane violentissime e qui morì il povero pescatore Prospero Mortola mentre, invano, cercava disperatamente la salvezza.

In via San Fortunato, al tempo via Scalo, si trovava invece il piccolo ufficio della dogana gestito dalla Regia Guardia di Finanza ove si trovavano il maresciallo Francesco Gariani e la guardia Francesco Salaris.

Ad un tratto l’acqua, fortissima e violenta, travolse la casermetta ove i due si trovavano. Il primo ebbe modo di aggrapparsi alla meglio e salvarsi ma il più giovane non ci riuscì. Fu travolto da quella corrente impetuosa e da questa portato al mare.

La sua salma fu recuperata solo il successivo 1° ottobre al largo del paese e così restituita al pianto di chi l’ebbe per collega o per parente.

L’evento drammatico ebbe vasta eco tanto che anche La Stampa di Torino, il 26 settembre 1915, gli dedicò un corposo trafiletto:

 

«Violentissimo nubifragio in Liguria. Due vittime a Camogli - La linea ferroviaria interrotta - Ponti rovinati. Genova, 25, notte. Dopo un discreto periodo di bel tempo si è oggi scatenato su Genova, ma più specialmente nelle due riviere, un violento nubifragio. Come sempre avviene in simili circostanze, si ebbero subito a registrare danni considerevoli a strade, ponti, e alle campagne. Il nubifragio raggiunse la sua massima violenza verso mezzogiorno, e così in modo particolare sulla riviera di levante, da Genova a Rapallo. Tutti i torrenti che dalle vallate sfociano nella riviera gonfiarono enormemente e straripando inondarono i campi, travolsero ponti di legno e rovinarono addirittura quelli in muratura. Essendo state pure interrotte le comunicazioni telefoniche, si hanno scarse e imprecise notizie dai paesi devastati. Si sa solo che Recco, Camogli, Santa Margherita e Rapallo sono isolati completamente. A Recco il torrente travolse l’antico ponte provinciale ed ha danneggiato seriamente lo stabilimento balneario Enotrio. A Camogli l’alluvione ha recato enormi danni e si deplorano due vittime. A Santa Margherita Ligure i danni sono pure gravi; abitazioni allagate, negozi devastati, strade sconvolte, una vera desolazione. Altrettanto dicasi a Rapallo. Da questa stazione ferroviaria verso Santa Margherita è franato il ponte ferroviario Sant’Anna, cosicché il servizio ferroviario è rimasto interrotto completamente come è rimasto interrotto il transito sulla strada provinciale di Recco, in seguito alla caduta del vecchio ponte romano, su cui 110 anni fa passò Napoleone. I sindaci dei comuni colpiti dal nubifragio hanno telegrafato al prefetto di Genova invocando urgenti ed efficaci soccorsi. Il prefetto sollecitamente disponeva l’invio di 100 uomini di truppa, di una cinquantina di carabinieri e di due ingegneri del Genio civile. Il comune di Genova, su richiesta del prefetto, generosamente dispose per l’invio sui luoghi del disastro di 20 pompieri con carri, attrezzi e viveri, essendo da alcuni comuni stati chiesta dei generi alimentari che vennero a mancare per le interruzioni stradali. Di autorità partirono da Genova il vice-prefetto Dellachena e l’assessore ing. Broccardi. L’Amministrazione ferroviaria dal suo canto ha mandato sul posto squadre di manovali, con ingegneri, per riattivare la linea danneggiata. Si spera di riattivare le comunicazioni ferroviarie per domani sera. Per intanto il servizio locale viene limitato solo ai treni locali per Santa Margherita. Tutti gli altri sono istradati per Voghera-Piacenza e Parma. I danni, come vi dissi, sono gravissimi. Sinora non è possibile stabilirne l’entità. Le vittime di Camogli sono la guardia daziaria Carlo Baudino, di anni 60, da Cuneo e la guardia di finanza Francesco Salaris, di anni 20. Entrambi vennero travolti dalla impetuosità dei torrenti e trascinati alla foce, scomparvero tra i gorghi del mare».

 

In occasione del centenario del triste evento l’amministrazione comunale e la polizia municipale di Camogli resero doveroso omaggio allo sfortunato finanziere come documentato da un articolo del tempo di Levante News.

Altro omaggio alla sua memoria è la citazione del Salaris nel monumento ai caduti della Guardia di Finanza che si trova in Genova, nei pressi della stazione Principe, ove egli figura con altri gloriosi caduti di quest’istituzione.

Con tanti militi coraggiosi che diedero la vita per il paese e per la comunità, spesso lontani da casa, dalle famiglie, dai paesaggi della loro infanzia. E ancora spesso, troppo spesso, senza il conforto d’un gesto o d’una parola cara. Ecco perché la loro memoria merita d’essere perpetuata e consegnata ai posteri. Per ricordare che la vita è un bene fragile ma che si nobilita con le azioni e l’abnegazione. Con il servizio e il buon agire, con o senza un uniforme indosso.

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 05/04/2021