Le importanti relazioni fra Italia e Russia

Dopo lo “scandalo Biot” l’Italia deve avere il coraggio di ricucire gli importanti rapporti fra Roma e Mosca.

L’evento più importante di questi ultimi giorni è senza dubbio il caso di spionaggio italo-russo dell’ufficiale di Marina Walter Biot. Non tanto per l’entità della vicenda, quanto per l’enfatica reazione di media e politici nostrani, perché capita in un momento di rinnovata tensione fra Usa e Russia-Cina e perché ribadisce la nostra centralità nella competizione fra le grandi potenze.

La scoperta di un'operazione di spionaggio militare ha aumentato la tensione fra Roma e Mosca, conclusa con l'arresto di un ufficiale della marina italiana - il capitano di fregata Walter Biot in servizio presso lo Stato maggiore della Difesa - e l'espulsione di due funzionari militari russi con i quali scambiava, per denaro, dei dossier top secret.

Il ministro degli Esteri Di Maio ha parlato di "atto ostile di estrema gravità", l'ambasciatore russo in Italia Sergei Razov si dice "rammaricato" per le espulsioni, esponenti della Duma minacciano "risposte simmetriche". Londra denuncia "l'attività maligna e destabilizzante della Russia nel Continente".

Tuttavia, l’affare spionistico “da cinquemila euro”, consumato in un parcheggio della periferia romana, più che allarmare la Nato, la conforta.
L’Italia ha infatti reagito con fermezza all’intrusione della Glavnoe Razvedjatel’noe Upravlenie (GRU, i servizi segreti militari russi); acquirente di informazioni segrete – e apparentemente low cost – da un ufficiale della nostra Marina militare. La Farnesina punta il dito contro un “atto ostile” nei confronti dell’Italia e di tutta l’Alleanza Atlantica: insomma, collocazione NATO ribadita con forza, dopo gli anni un po’ ondivaghi dei due precedenti governi Conte.

 

Ma chi è l’Ufficiale Biot?

 

Aveva quasi concluso la sua carriera militare, cominciata molto presto, Walter Biot, il capitano di fregata della Marina militare arrestato per spionaggio. Un'accusa che ha lasciato increduli i tanti che lo conoscevano. Il suo attuale incarico era al terzo reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Un settore delicato, ai più alti livelli dello strumento militare.

Lo staff di quell'ufficio, infatti, concorre a formare le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa e poi le traduce in direttive tecnico-militari. Non solo, tra gli altri compiti ha anche quello di gestire le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa e di elaborare le linee d'azione in materia di distensione e disarmo, oltre a fornire consulenza nelle trattative internazionali di interesse militare. Insomma, tanti dossier scottanti. Biot, 56 anni, aveva intrapreso da ragazzo la carriera militare in Marina ed era diventato sottufficiale. Poi, con un concorso interno, avvenne il passaggio tra gli ufficiali. Proprio da ufficiale del 'ruolo speciale' si è qualificato "guida caccia": in gergo tecnico, quei militari addetti alle operazioni aeree nelle loro varie forme, dalla gestione radar al controllo e alla guida, appunto, dei caccia intercettori.

Per molti anni - proprio in seguito a questa sua specializzazione - è stato imbarcato, prima su cacciatorpedinieri poi sulla portaerei Garibaldi. Nel 2010 è passato allo Stato maggiore della Marina militare, presso l'ufficio stampa.

Intorno al 2016 è transitato al Gabinetto del ministro della Difesa, occupandosi di cerimoniale, comunicazione e relazioni esterne. Dopo un paio di anni, nel 2018, il passaggio allo Stato maggiore della Difesa, all'ufficio Politica militare. Sposato, Biot vive vicino a Roma ed ha quattro figli. Negli ultimi anni, sembra, avesse avuto seri problemi familiari.

In questi giorni si cercherà di capire se il coinvolgimento dell’Ufficiale di Marina non faccia parte di una rete più allargata, all’interno di un tessuto Nato troppo fragile ed eterogeneo, il quale molto spesso ha strizzato l’occhio alla Federazione Russa.

Nella vicenda di Biot, il governo di Roma ha voluto magnificare l’accaduto per segnalare la nostra ritrovata fedeltà all’amministrazione statunitense; ora che Biden pretende di ricompattare il fronte europeo su basi moralistiche in funzione anti-cinese e anti-russa. La “carta dei diritti umani” , si sa, fa comodo da sempre ai lib-dem per nascondere la propria volontà di egemonia sugli altri Stati.

Di tutti gli attori, Mosca è quello che si preoccupa meno: conosce bene le dinamiche di accadimenti come questo e ha parecchia affinità con il nostro paese, a prescindere dal clamore mediatico di questi ultimi giorni.

Washington è intenta a serrare i ranghi fra gli europei in un’alleanza anticinese che non molli di un centimetro la pressione sulla Russia. Tollera dunque ancor meno di prima i rapporti fra i suoi Paesi satelliti e i suoi rivali, dal gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 ai legami economici siglati con l’accordo sugli investimenti fra Pechino e Berlino per interposta UE.

Benché non in prima linea, il nostro paese è un osservato speciale; causa, storiche affinità commerciali (con i russi), recenti “scappatelle” sulle vie della seta (con i cinesi) e fattori oggettivi (come l’essere un avamposto militare armato di testate nucleari Usa).

Gli Stati Uniti stanno demonizzando sia Mosca (vedi Putin definito omicida senz’anima da Biden), sia Pechino (accusata di genocidio degli uiguri). Tono che non ammette alcuna collaborazione fra gli europei e queste potenze. Nemmeno sui vaccini. Alla luce del contesto attuale, la coincidenza fra le invettive americane e il fatto di spionaggio suona come un monito che certi legami ambigui non saranno più tollerabili.

La Russia chiuderebbe qui la vicenda, ma non si stupisce. Soprattutto ne prende atto con toni ostentatamente moderati: con rammarico da parte del ministero degli Esteri Lavrov, e con l’auspicio che “continui e sia conservato il carattere del tutto positivo e costruttivo delle relazioni russo-italiane” per quanto riguarda il Cremlino.

L’Italia, notano oggi gli analisti russi, per la sua posizione strategica sarà sempre al centro delle attività di intelligence estera dei paesi extra-Nato. Tutti spiano tutti e la Russia ci tiene a fare la sua parte. Tanto più in questa fase di ridiscussione egemonica globale, mentre in punta di piedi cerca di consolidare la propria presenza militare in Libia e in tutto il Mediterraneo centro-orientale.

Alla luce di questi fatti, sarebbe comunque un errore genuflettersi ai desiderata di Washington. L’Italia, pur ribadendo un suo posto di rilievo presso l’alleanza atlantica e le istituzioni europee, dovrebbe avere il coraggio di ritagliarsi un suo spazio geopolitico autonomo, nel quale l’amicizia con la Terza Roma risulta vitale per una buona parte del nostro settore economico e strategico.

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Articolo pubblicato il 07/04/2021