Ritrovare noi stessi: Il Risorgimento come fede laica per guardare al futuro

di Alessandro Mella

Nei mesi cupi e oscuri della pandemia di Sars Cov 2, il nostro paese ha dovuto subire restrizioni pesantissime per l’economia, le imprese, le persone, i disabili, le famiglie ed ogni realtà sociale ed aggregativa.

 

Fatalmente questo ha amplificato le divisioni, gli egoismi, il disagio psicologico ed emotivo dei più. Una prova durissima, molto più di un “normale” evento calamitoso nel quale, in genere, gli Italiani hanno sempre dimostrato una certa capacità di aggregarsi e stringersi in un unico blocco umano solidale.

In questo caso, purtroppo, sono prevalsi sentimenti assai preoccupanti e la crescita del malessere ha aumentato le storiche “tare” nazionali, i campanilismi, la ricerca di facili colpevoli in un passato poco studiato e molto demonizzato. Disgraziatamente, infatti, viviamo in un paese in cui la politica non si è mai fatta scrupolo di seviziare la “Storia Patria” per usi strumentali per lo più davvero deprecabili.

 

Questi fattori, sommati ad anni di revisionismi fragili e dai contenuti imbarazzanti, hanno creato nel paese una vera polveriera sociale. Le scene di piazza Montecitorio di qualche giorno fa hanno confermato le fosche previsioni sulla tenuta di un popolo sfibrato, sfiancato, depresso ed in sofferenza profonda.

 

Non basteranno ristori, rilancio dell’economia, investimenti e riaperture per pacificare le persone e guarire profondissime cicatrici psicologiche ed interiori.

 

Nel centosessantesimo della proclamazione del Regno d’Italia forse le istituzioni dovrebbero iniziare anche a considerare la necessità di portare esempi positivi cui aggrapparsi per guardare con speranza al futuro.

All’apostolato laico di Giuseppe Mazzini, alla finezza d’ingegno di Camillo Cavour, al pragmatismo ed all’umanità di Vittorio Emanuele II, al coraggio di Giuseppe Garibaldi ed all’idealismo senza pari di migliaia di patrioti e di personaggi apparentemente minori che hanno lottato per la libertà, l’indipendenza, l’avvenire di un’Italia migliore.

 

Un percorso lunghissimo che parte dai soldati italiani dell’imperatore Napoleone I ed arriva a Vittorio Veneto allungandosi, talvolta, fino alle speranze di molti martiri della Resistenza. Più d’un secolo di eroismi talvolta muti, spesso dimenticati dai libri di storia, vivi solo nei cartelli di qualche via e strada di paesi e città. Nomi ricorrenti ma che i più non sanno associare ad un volto e ad una storia. Monumenti, ossidati, ignorati dai passanti e ridotti ad indegna piccionaia, pista per tavolozze con le ruote, bivacco per giovani e meno giovani.

 

Ma icona di uomini, donne e a volte perfino ragazzini che hanno speso la propria esistenza per idee, speranze, valori universali che vanno aldilà di quella che i polemici potrebbero facilmente etichettare come “retorica patriottica”.

 

Molti, infatti, dimenticano che l’Europa nacque dall’armonia tra nazioni e culture diverse, ma ugualmente importanti e significative, nonché unite da valori comuni. Quanti hanno dimenticato che moltissimi patrioti del Risorgimento italiano lottarono, ad esempio, anche in quelli greco e polacco e non solo? L’Ottocento non fu il secolo del Risorgimento ma dei “Risorgimenti Europei”.

 

Lasciamo da parte redditizi e comodi revisionismi dalle basi fragili e, pur con occhio critico quando necessario, riscopriamo la voce di quei nostri padri e madri lontane nei decenni e nel tempo.

 

Rileggiamone le lettere prima del calvario e del patibolo, prima delle carceri e dei piombi austriaci, prima delle catene borboniche, prima delle forche di Silvati, Morelli e tanti altri. Riscopriamo le parole di Pellico e Maroncelli nelle celle gelide, umide e solitarie dello Spielberg.

 

Il Risorgimento è molto più di una fase storica e può essere molto più di noiose pagine di libri di testo per giovani studenti distratti dai social.

 

Può essere uno scrigno di valori da riscoprire, di amore per le Patrie comuni, per la solidarietà, l’umanità, la libertà. Un patrimonio per sentirsi a casa in ogni angolo d’Italia e d’Europa e per guardare gli altri con occhi più fiduciosi, speranzosi e tolleranti. Ai tempi, l’aveva capito il presidente Carlo Azeglio Ciampi, dimenticato da molti suoi adulatori.

 

In questi mesi oscuri, in cui solo il sogno di un vero ritorno alla normalità pare darci uno spiraglio di luce, riscopriamo la nostra storia. Il Risorgimento può essere una fede laica che accomuna tutti gli amanti della libertà. Che può accomunare oltre le ideologie. Quel percorso che unì conservatori e progressisti, monarchici e repubblicani, liberali e socialisti, al netto di comprensibili e altalenanti momenti di frizione, fu un vero miracolo morale. Il momento di farne un altro, un terzo miracolo italiano ricordando quello del secondo dopoguerra, è qui davanti ai nostri occhi. Ma occorrono esempi e memoria, coraggio e sentimento. Ed è tardi, molto tardi. Se non ora, quando?

 

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 09/04/2021