Invio di Forze Armate Usa in Europa: preludio di una nuova "guerra Fredda" ?

Defender Europe: la nuova esercitazione militare Usa non è un'invasione, ma mette in chiaro chi è il vero Padrone del Continente.

Il comando del US Army per Europa e Africa ha annunciato l'inizio dell'operazione Defender Europe, la più importante esercitazione militare sul nostro continente, la quale vedrà coinvolti 30 mila soldati da 27 paesi in 12 Stati diversi fino a giugno.

Nella Strategia per la Difesa Nazionale americana del 2018 il confronto con la Russia e la Cina ha preso il posto della lotta al terrorismo a livello globale.

Già l'anno scorso ci furono forti polemiche in merito ad un possibile impiegamento di forze americane nel Continente europeo.

Dallo scorso mese le truppe sono iniziate ad arrivare dagli Usa, ma il grosso degli addestramenti avverrà fra maggio e giugno. L'edizione di quest'anno sarà più estesa, includendo il Baltico e il Mar Nero.

Il Defender Europe serve a testare la capacità degli Stati Uniti di muovere un numero consistente di truppe e mezzi (una divisione di circa 10 mila unità) da una sponda all'altra dell'Atlantico, per farli arrivare sul fianco orientale della Nato. La nuova Operazione servirà  insomma a ribadire il controllo americano sul territorio europeo.

Le operazioni saranno centrate sulla Romania e sui Balcani, regioni che stanno acquisendo un profilo sempre più importante, in qualità di avamposti Usa finalizzati a fare pressione sulla Russia.

Le manovre saranno però dirette dal nuovo centro di comando avanzato del riformato V corpo d'armata dell'Esercito degli Stati Uniti, stanziato nella cittadina polacca di Poznan. Verranno coinvolti i depositi di armamenti presenti in Italia, Germania e Paesi Bassi e si osserverà la fluidità e la velocità degli spostamenti di soldati e materiali verso est, in coordinamento con l'Ue - anche a questo servono i programmi militari della PESC (Politica Estera e Sicurezza Comune UE).

Addestrarsi nel Mar Nero serve a ricordare alla Russia che gli Stati Uniti le possono entrare nel “lago di casa”. E alla Turchia da che parte deve stare. Per altro in questa fase di ammorbidimento dei rapporti con Washington, Ankara ha tutto l'interesse a mostrarsi scrupolosa allieva della Nato.

L'inserimento dei Balcani rileva perché nel frattempo la diplomazia statunitense sta attivamente spingendo Serbia e Kosovo a riprendere un trattamento, è aperta a riconoscere un ruolo in quei colloqui e promette sostegno all'eventuale adesione di Belgrado e Pristina al blocco europeo. È più facile sostenere queste posizioni mentre le tue truppe si addestrano nel vicinato.

La novità dell'edizione 2021 di Defender Europe è che fra le esercitazioni collegate c'è anche African Lion, che si svolgerà fra Marocco e Tunisia. Dall'autunno scorso l'Esercito degli Usa in Europa ha preso sotto la sua responsabilità anche il continente africano, dunque messo al centro il Mediterraneo. Le operazioni coinvolgeranno anche lo specchio d'acqua dove i russi hanno compiuto progressi sgraditi agli americani. E dove questi ultimi sono dovuti, sia pur a malincuore, tornare ad assumere un atteggiamento competitivo.

Con la gigantesca esercitazione in Europa, gli Usa mettono in chiaro che da qui non se ne vanno. Anzi, occupano lo spazio tra Mosca e Berlino. 

Gli Stati Uniti detengono le chiavi militari dell'Europa. Coerentemente con la loro strategia geopolitica, cercano di contenere i loro rivali, Russia e Cina in testa. I paesi del Vecchio Continente non hanno voglia di occuparsi della propria sicurezza.

È da queste tre considerazioni strategiche che bisogna partire per capire Defender Europe , gigantesca esercitazione iniziata in questi giorni in Europa. E attorno alla quale sono nate le più fantasiose teorie del complotto e l'infondata impressione dell'imminenza di una guerra mondiale.

Eppure, la più grande manovra militare dai tempi della guerra fredda porta alla luce alcune questioni geopolitiche fondamentali della nostra epoca.

Non si tratta di un'invasione. In Europa sono stabilmente stanziati oltre 66 mila militari statunitensi, dislocati nelle basi di una dozzina abbondante di paesi, dalla Spagna alla Norvegia, dal Regno Unito alla Grecia. I principali paesi che li ospitano sono la Germania (più di 35 mila in 194 installazioni) e l'Italia (circa 13 mila in una decina di strutture). Non è un caso che siano gli sconfitti della seconda guerra mondiale: dal Giappone al Kuwait, è prassi che l'America si conquisti sul campo il diritto  di acquartierare truppe all'estero.

Il dato più rilevante è che l’America si sta addestrando a trasportare massicci contingenti sull’altra sponda dell’Atlantico. Non è un’operazione banale: da sempre la logistica è uno dei crucci bellici principali. Anche nel fatato mondo della globalizzazione, in cui tutto sembra subito disponibile. Una delle chiavi del successo statunitense nelle tre guerre (due mondiali e una fredda) del Novecento per il dominio sull’Europa è stata proprio la capacità di far arrivare uomini, mezzi e rifornimenti attraverso l’Oceano. Winston Churchill riteneva la battaglia dell’Atlantico fra i convogli americani e i sottomarini tedeschi il fronte più importante del conflitto con la Germania nazista.

 

Questo è uno dei motivi che ha spinto il Pentagono ad asigere dagli Stati UE l'ampiamento delle proprie strade, col fine di far passare meglio i mezzi blindati americani e di garantire così una logistica bellica immediata in caso di conflitto con la Russia.

 

L’apertura della rotta atlantica è l'emblema della supremazia a stelle e strisce sull’Europa. Ma il ritorno della Russia a una postura militare normale e i suoi potenti sottomarini provenienti dall'Artico obbligano gli strateghi di Washington a non darla per scontata. Senza inutili enfasi: il punto non è tanto se Mosca sia o no minacciosa (non lo è), è che sul primato nei mari l’America si gioca la leadership. Non può tollerare che nessuno rappresenti neanche un vago rischio sulle onde. Deve rassicurare se stessa di saperle ancora tenere aperte. Per questo la Marina ha rispolverato la tattica dei convogli. E per Defender Europe ha messo a disposizione una portaerei, sommergibili e velivoli da ricognizione anti sottomarina per scortare le navi mercantili. Sulle quali sono caricate enormi quantità di armamenti: 20 mila pezzi, dai carri armati alle mitragliatrici. Si calcola che occupino una superficie di 120 mila metri quadrati, quasi due volte il Circo Massimo.

 

Narrazione fin troppo diffusa alle nostre latitudini, nella convinzione che Washington voglia dedicarsi esclusivamente all’Indo-Pacifico, dismettendo gli impegni in questo spicchio di mondo. Ma non è ciò che sta accadendo. Sotto Trump le truppe nel nostro continente sono aumentate e i fondi assegnati al Comando militare per l’Europa (Eucom) sono cresciuti. Defender Europe è figlia di questi investimenti, e continuerà anche con l'Amministrazione Biden. Solo due anni fa non sarebbe stata possibile, ha ammesso il comandante di Eucom, generale Tod Wolters. Il fatto che si svolga nonostante la diffusione del coronavirus testimonia quanto le Forze armate ritengano cruciale questa penisola per gli equilibri mondiali. Hanno cancellato manovre simili, per esempio in Norvegia e Corea del Sud. Non questa. Nell’emergenza, gli Stati Uniti scelgono l’Europa per dire a russi e cinesi che i loro militari non fanno marcia indietro.

Peraltro, nessun governo europeo vorrebbe che l’America se ne andasse. Nemmeno il presidente francese Emmanuel Macron, che quando ha parlato di “morte cerebrale della Nato” intendeva solamente rivedere gli equilibri interni all’alleanza a favore di Parigi. Figurarsi poi la Germania, troppo spaventata dagli USA, circa il suo oscuro passato, per assumersi responsabilità militari. L’America si è ritagliata un "impero europeo" grazie alla vittoria nel '45, consolidata poi durante la guerra fredda. Ma è stata anche invitata a farlo dalle nostre prostrate nazioni prive di sovranità nazionale.

L’esercitazione svolge quindi una funzione di deterrenza, di intimidazione antirussa. Gli americani sono tornati a ritenere possibile la guerra in Europa. Non se lo sono inventati, è la principale conseguenza della crisi in Ucraina del '14. Quando il tentativo di Kiev, incoraggiato e cavalcato dall’Occidente, di sottrarsi alla sfera di Mosca ha spinto Putin a prendere la Crimea e a spedire i carri armati nel Donbas. La posta in gioco è proprio la legittimità per il Cremlino di esercitare influenza nel suo ex impero sovietico. Ciò che gli Stati Uniti, per ragioni tanto strategiche quanto sentimentali, intendono negargli. Così una nuova cortina di ferro è tornata a calare sul Continente. Solo che stavolta corre lungo le frontiere russe e produce maggiori instabilità. Defender Europe discende da questa strategia di contenimento. Essa tiene impegnata Mosca a guardarsi dall'avversario sull'uscio di casa.

Dunque, al centro del legame tra Stati Uniti ed Europa c'è la Nato. Strumento imprescindibile per affrontare specifiche minacce alla sicurezza, ma anche per decidere, in condizioni almeno teorica parità, su quasi tutti gli argomenti di rilievo. Questo secondo aspetto, infatti, ha garantito la sopravvivenza dell'Alleanza anche dopo la dissoluzione dell'avversario storico dell'Unione Sovietica. 

Ci aspettano quindi tempi difficili. Una nuova “guerra fredda e ibrida” ci aspetta. Per il momento, cominciamo a vedere cosa succederà durante e dopo la Defender Europe 2021. 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 11/04/2021