Umorale relatività del tempo.

Passato, presente, futuro, continuo divenire: una sarabanda percettiva che confonde una convenzione con la realtà e distorce pesantemente lo svolgersi dei fatti quotidiani.

Da pochi giorni è iniziata la periodica parentesi in cui vige, forse per l’ultima volta in Italia, l’ora legale. Come se non bastassero la differenza dei fusi orari tra varie parti del mondo, il variare della lunghezza dei giorni e delle notti in funzione delle stagioni e dell’angolo di incidenza dei raggi solari, la diversa misurazione dello scorrere del tempo al variare dell’altitudine rispetto al livello del mare, ed altre simili quisquiglie scientifiche, abbiamo pensato sia un bene, per risparmiare tempo assimilato a denaro, spostare di un’ora tutte le incombenze quotidiane.

Così una volta il prima diventa il dopo ed un’altra volta il dopo diventa il prima. Chiaro no? Sembrerebbe la solita questione di lana caprina politica, l’ennesima boutade del solito ricercatore sbucato dal laboratorio situato qualche chilometro nelle profondità della terra che, in un momento di impeto respiratorio, esce all’aperto per fare il pieno di aria prima di ributtarsi a capofitto nelle viscere del pianeta.

 

  • Ma perché è così importante questo “tempo” in relazione all’essere umano?

 

  • Perché possiamo pensare che sia possibile guadagnare o perdere tempo?

 

  • Non è forse il tempo sempre uguale a sé stesso per convenzione condivisa?

 

  • Perché lo usiamo per organizzare la sequenza razionale degli avvenimenti?

 

  • Possiamo modificarne relazioni ed effetti?

 

  • Possiamo vivere ed agire senza vincoli di tempo?

 

Quante domande e quante risposte coerenti, divergenti o non convenzionali si affollano nel continuo talk show mondiale nella speranza o certezza, più o meno scientifica, di trovare la quintessenza del concetto in grado di quadrare il quadrante già quadro dell’orologio del nostro piccolo universo terrestre.

 

Oppure domande al semplice scopo di riflettere, almeno su quanto e per quanto ci è possibile, contribuendo così ad ingarbugliare ulteriormente la matassa di cui è ormai quasi impossibile trovare il bandolo?

 

Cerchiamo di non perderci, torniamo a noi. Per farlo osserviamo attentamente la grafica che introduce l’articolo e facciamo alcune considerazioni.

 

Dove si collocano passato, presente e futuro in un quadro generale di continuo divenire delle cose. Nulla rimane come era un istante prima e comunque nuovamente si può distinguere un prima, un adesso e un dopo l’istante in cui ne osserviamo una parte sempre in evoluzione. Più ci allontaniamo dall’oggetto che stiamo osservando e più rientra nell’osservazione una parte del prima e del dopo sempre presenti. Osservando la terra dalla luna appare evidente che tutto quello che si svolge sulla terra avviene contemporaneamente e cambia contemporaneamente. Che cosa si fissa nel ricordo allora? Ciò che non c’è più così come lo ricordiamo ma che è compreso, aggiornato, in ciò che osserviamo al momento. A quale tempo allora si relaziona la realtà? Se esiste una realtà!

 

Facciamo un altro esempio relativo a questo articolo.

Questo articolo è stato pensato oggi pomeriggio, mi è stato suggerito ieri, l’ho scritto questa sera intramezzato da varie altre cose, sarà pubblicato ai primi di maggio, qualcuno della redazione lo leggerà prima che esca sul giornale e voi, amici lettori, lo farete tra il momento della sua uscita a quando ve ne capiterà l’occasione in un ipotetico indefinito futuro. Allora la domanda che sorge spontanea è: se c’è un tempo per ogni cosa, a quale tempo si può riferire questo articolo? Un passato, un presente, un futuro o un continuo indefinito divenire? Quando è realmente iniziato? È sicuramente finito? Dove si trova ora? Può esistere contemporaneamente sul giornale, nella vostra mente e nella mia, allo stesso modo? Ora si trova prima nella mia mente che nella vostra?

 

Lascio a voi la risoluzione dei dilemmi!

 

Nel frattempo non dimenticate di pagare la bolletta della luce, … domani!

 

Chi ha tempo non aspetti tempo!

 

grafica, schema e testo

pietro cartella

 

schema di approfondimento

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Articolo pubblicato il 01/05/2021