Scontri di piazza a Roma; ristoratori alla fame, divieti e pretesti politici

Un innocuo striscione tra tutti: Da Conte a Draghi, dalla padella alla brace

Roma, 12 aprile 2021: seguendo la protesta dei ristoratori "Io Apro" in diretta dalla telecamera di Gianuigi Paragone, giornalista e conduttore televisivo.

L’evento si sviluppa in una città blindata come se si trattasse di una pericolosa  protesta di piazza dalla tendenza violenta e sovversiva. In effetti, la piazza esiste, è San Silvestro, negata dal governo e ugualmente raggiunta da un corteo di ristoratori alla fame. La protesta si svolge tra schieramenti in grottesca contrapposizione: da una parte tanta gente per bene che non ce la fa più, dall’altra polizia, in assetto antisommossa; scudi, manganelli, idranti, lacrimogeni, c’è pure un elicottero; la strategia ha una sua logica: la manifestazione non è autorizzata.

Il ministro Luciana Lamorgese ha scelto le misure intimidatorie verso una civile manifestazione di una classe di lavoratori più volte illusa, che si è adeguata con plexiglas, orari e distanziamenti, e per altrettante volte tradita, spesso con anacronistiche e paradossali decisioni dell’ultimo momento. Ristoratori in attesa anche di un minimo ristoro.

Il rispetto per il virus ormai è diffuso, penetrato nella cultura della gente attenta, e adesso è scientificamente provato: all’aria aperta è 100 volte meno aggressivo. Tornare a lavorare in un dehor è possibile, persino doveroso, ma la decisione repressiva è quella di un governo gestito da un banchiere che è tra i 18 uomini più influenti del mondo; ben poco sa di una partita Iva da gestire.

Scrivere di poliziotti e idranti schierati contro esasperati lavoratori che, al grido di “libertà”, chiedono di onorare l’articolo primo della nostra Costituzione, fa male al cuore e confonde le speranze.

Non bandiere di partito, non slogan o striscioni minacciosi ln piazza San Silvestro, ma basta una bottiglia di plastica che esasperata vola verso lo schieramento in arme, per innescare l'inasprirsi della violenza: spintoni, petardi, sei persone fermate, scontri per le vie della città.

Nell'illogica atmosfera giganteggia un piccolo, innocuo, ironico cartello con su scritto: “da Conte a Draghi, dalla padella alla brace”. Forse in questo caso la verità è racchiusa in poche parole.

Siamo in molti a dubitare dell’informazione ufficiale; molto è cambiato in un momento storico dove è concesso licenziare un lavoratore dell’Ilva di Taranto, perché ha espresso il suo dissenso su Facebook. Qualcosa stride persino nella pubblicità; da qualche giorno, in tivù scorrono le 10 regole per distinguere le fake news dalle notizie “vere”.

Per chi è del mestiere le fake news sono un argomento noto. Gli spot della campagna “io non ci casco”e delle 10 regole da seguire, però, mescolano gli argomenti dati per falsi, con allegra disinvoltura. Anche qui, sembra in atto una sottile  manovra di manipolazione mediatica; esattamente come i militari schierati di fronte a "facinorosi" dimostranti che meritano invece, ascolto e attenzione.

Quando una politica al potere inizia a dettare le regole di pensiero alla sua popolazione, negando o ridicolizzando ogni scomoda opposizione, e quando i militari si schierano a reprimere  le persone sbagliate, allora è lecito pensare che c'è dell'altro "sotto. Pensare che la democrazia stia rischiando di scivolare in altro, in una chiusura delle piazze e dei cervelli che tende sempre più ad un un controllo totalitario; varianti Covid a parte e permettendo.

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Articolo pubblicato il 13/04/2021