È possibile rettificare comportamenti umani distorti e radicati?

Perché tutte le iniziative suggerite dalle buone intenzioni falliscono e come può essere indotto nella coscienza il riassorbimento di principi originali per attivare un processo di cambiamento, reale e duraturo, dei comportamenti?

Bullismo giovanile, violenza di genere, perversioni sessuali, dipendenze e schiavitù acquisite o imposte, ingenuità patologica, distorsione della realtà, autolesionismo, prevaricazione, autoemarginazione, razzismo, pregiudizio; … l’elenco delle distorsioni dei comportamenti umani è un lungo e interminabile susseguirsi del quale fanno parte anche aspetti ritenuti positivi come l’ottimismo, il buonismo, la tolleranza apparente, la condivisione perbenista di opinioni date per scontate in quanto politicamente corrette e persino un certo tipo di rettitudine e santità.

Infatti sia i comportamenti “troppo virtuosi” che quelli “troppo degenerati” producono reazioni automatiche opposte poiché le cose “devono trovare” il loro naturale equilibrio. Che possa piacere o no, che lo si ritenga giusto o no, da che mondo è mondo, questo dato di fatto non è mai stato modificato nonostante tutti gli sforzi prodotti in tal senso con le migliori intenzioni e gli sforzi congiunti di milioni di persone, istituzioni e associazioni.

 

Molti di noi hanno sperimentato tutto ciò nei fatti, ad esempio quando sui social media esprimiamo o evidenziamo alcune nostre caratteristiche comportamentali; alcune reazioni conseguenti sembrano veramente troppo esagerate in un senso o nell’altro. In alcuni casi si giunge fino alle celebrazioni di quanto è, da qualunque prospettiva lo si esamini, piuttosto banale ed ordinario, in altri si diventa bersaglio di offese o di minacce senza che siano chiare le ragioni di simili sproporzionati interventi.

 

Oppure quando, organizzando associazioni di sostegno a questo o quel diritto sacrosanto, ci si ritrova a fronteggiare gli insulti degli oppositori per principio.

O anche quando aiutando qualcuno in evidente stato di necessità o pericolo si scontenta chi si sente tagliato fuori da tale attenzione.

 

Non c’è modo di fare qualcosa per qualcuno senza scontentare altri. Qualunque situazione attiva effetti opposti o inattesi.

 

Cosa significano allora affermazioni quali “la virtù sta nel mezzo”, “c’è una misura per ogni cosa”, “occorre ricercare l’equilibrio nelle cose”?

 

È solo semplice utopia anche il solo pensare che possa essere così?

 

Forse sì, forse no; ma forse è solo perché nessuno ci prova mai davvero senza cercare di forzare il risultato, senza aspettative preconcette, lasciando che le cose seguano il loro corso senza interferire presuntuosamente.

 

Se le cose si ingarbugliano al punto che non se ne trova più il bandolo della matassa è solo e sempre perché ci mettiamo lo zampino, il più delle volte rimettendocelo, come nel detto popolare “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”.

 

Non si tratta comunque di volgere la testa da un’altra parte o lavarsene le mani, ma di cominciare a permettere che le cose si rimettano a posto secondo la propria essenza.

 

Come?

 

Il processo di attivazione e sviluppo della maturazione della coscienza necessario per indurre un cambiamento nei comportamenti è certamente arduo, complesso e controcorrente rispetto a quanto naturalmente percepito e desiderato. Ciò implica aspetti che portano in sé un certo grado di sofferenza poco piacevole. Tuttavia, pur essendo inevitabile, tale grado di sofferenza può essere ridotto al minimo ed è sicuramente inferiore se confrontato con quanta sofferenza dell’anima e dolore fisico incessante portano con sé i comportamenti umani distorti. Inoltre si può ben sopportare tale processo se accettato in modo analogo ad una terapia riabilitativa, come avviene per il ripristino delle funzioni di un organo del nostro essere che abbia perso la sua corretta capacità operativa.

 

Esaminando quanto schematizzato nella tavola introduttiva a questo articolo possiamo osservare lo stato dell’arte di questo complesso quadro operativo e quali opzioni siano rese possibili, con i loro pro e contro.

 

Semplificando il tutto per ragioni di approccio comprensibile si evidenziano quattro livelli pratici e funzionali.

 

  • 1° livello:

quello del Nucleo Originale quale centro ideatore, generatore e informatore dei processi vitali. A questo livello è vietato l’accesso a chiunque non ne faccia parte per costituzione originale o non ne sia autorizzato per elezione o per grazia.

 

  • 2° livello:

quello della Coscienza quale centro di comando e coordinamento dell’anima. A questo livello si può operare solo avendone maturato le condizioni attraverso fasi di purificazione e maturazione dell’intero essere attraverso l’esperienza diretta di processi integrati e dedicati a tale scopo.

 

  • 3° livello:

quello dell’Anima quale complesso di funzioni che governa l’intero sistema dell’essere umano, compreso il corpo fisico. A questo livello vengono supportate operativamente tutte le funzioni che si traducono successivamente in comportamenti. Il problema è che l’anima risponde comunque a tutti gli stimoli ed impulsi che la sollecitano, da qualsiasi parte provenienti. Senza la connessione privilegiata con una Coscienza integra, essa si troverà a rispondere, automaticamente e coerentemente, allo stato di una coscienza immatura o degenerata (e/o all’inconscio individuale o collettivo) con tutte le conseguenze del caso evidenziate al livello 4, quello dei comportamenti.

 

  • 4° livello:

quello dei comportamenti quali espressioni pratiche dei principi ed ordini che emanano dalla coscienza (e/o dall’inconscio individuale o collettivo), tramite l’anima. A questo livello ormai i giochi sono fatti e non possono essere cambiati. Infatti si dice che “tale è lo stato di coscienza, tale è lo stato di vita”, di cui i comportamenti sono la prova provata.

 

Cercare di modificare singoli comportamenti, o loro raggruppamenti, intervenendo al livello 4, è praticamente impossibile perché essi sono frammentati in varie sfumature e particolarità specifiche che interagiscono in modo inestricabile, transitorio, o forzato. Qualunque azione venga intrapresa direttamente a questo livello scatena reazioni uguali e contrarie, imprevedibili, anche provenienti da aspetti sconosciuti ed inconsci, non porta ad alcun cambiamento stabile e quindi, nel migliore dei casi, tutto torna come prima, se non peggio, in tempi più o meno brevi.

 

L’unico modo per produrre un reale, duraturo, ed equilibrato cambiamento in tutti i comportamenti, disgiunti o interconnessi, è intervenire sulla coscienza centrale che li dirige e coordina, avendo chiari quali sono i principi da rispettare e le modalità operative corrette per la loro attuazione.

 

Certo non è così facile come dirlo, ma non è impossibile muovere i primi passi in tal senso. Ecco due passi che sono alla portata di chiunque voglia mettersi in cammino in tale direzione:

 

  • 1 – osservarsi ed osservare senza reagire immediatamente;

 

  • 2 – sospendere il giudizio fino a quando il quadro generale della situazione sia sufficientemente chiaro o, meglio ancora, concluso.

 

Bastano questi due semplici passi per spostare il piano di percezione, elaborazione e azione, dal livello 4, quello delle reazioni automatiche uguali e contrarie, inconsce o distorte, al livello 2, in cui ad ogni cosa è lasciato spazio, tempo e modo per farsi conoscere interamente senza suscitare reazioni automatiche o scomposte.

 

Lasciando che le cose si svolgano come previsto al livello 2 “si comincia a respirare un’aria diversa” che viene assimilata ed elaborata dal sistema metabolico e distribuita in ogni cellula e particella dell’essere, che in tal modo si modifica in modo coerente.

 

Il resto che serve verrà da sé e si farà conoscere senza equivoci, inducendo ad azioni coscienti in grado di produrre un cambiamento dell’individuo, dell’insieme degli individui, e del contesto nel quale e del quale essi vivono, attraverso “lo scambio indistinguibile di quell’aria diversa”.

 

Troppo semplice per essere vero?  

 

Infatti non è tutto qui: il bello viene dopo, in modo diverso ed imprevedibile per ognuno. È solo così che la diversità di ogni cosa, situazione o essere vivente, diventa risorsa vitale per tutti e dà valore e dignità a ciascuno, facendo cessare i conflitti inutili e salvaguardando solamente le tensioni necessarie a produrre le azioni che servono.

 

Quindi, … un altro modo di agire è possibile, un modo che tende sempre di più verso “comportamenti umani guidati da una coscienza cosciente”.

 

schema e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 03/05/2021