Per cosa combattono i NO TAV?… L'altro punto di vista

È il tempo di decidere da che parte stare: verso uno sviluppo esponenziale o verso il nostro stanco Pianeta?

L'Accanita resistenza che da trent'anni si oppone ai cantieri dell'alta velocità Torino-Lione, inquadrata in un'ottica moderna e non faziosa, non è una questione politica; la Terra è di tutti. I recenti scontri che si stanno verificando in Valle di Susa, hanno riportato lo scontro mai archiviato, a nuova attenzione.

Chi reputa che il movimento NO TAV sia una banda di facinorosi prezzolati, così come l'informazione “ufficiale” continua a dipingere, sappia che l'autoporto contestato in Valle di Susa è destinato a un prossimo raddoppio di transito dei TIR in una bellissima valle di valico, stretta e già ampiamente deturpata.

L'autoporto previsto sul territorio dei comuni di San Didero e Bruzolo dovrebbe avere una superficie di 68.000 m², pari all'estensione di nove campi di calcio. Tutto questo in un’area montana che ha già dato. Occorre sottolineare che i sindaci sono stati avvisati a decisione presa 

L’argomento dell’anno è lo sviluppo sostenibile. Stop alla cementificazione; salvaguardia  del territorio; il protocollo 2030… Tutte balle dunque?!

Il terreno non è un bene rinnovabile, una volta asfaltato muore la terra e tutto l'ecosistema equivalente; l'impatto sul microclima è immediato.

Dunque c'è da meditare sulle azioni di un gruppo di protesta che forse non è esaltato e basta, ma sta praticando una forma di resistenza fisica a una forma di violenza uguale e contraria, applicata a un territorio che, per certi aspetti legati all'ecosistema, è patrimonio di tutti, di ogni forma di vita animale e vegetale che verrebbe ancora una volta spazzata via. Piante, talpe e ossigeno non hanno avvocati, nè sindacati.

Siamo di casa sul Pianeta Vivente sempre più sfruttato, inquinato e sepolto dalla sporcizia umana; lo sappiamo, ma non siamo capaci di fare un passo indietro. Ci pensa il Tg a suggerirci cosa pensare e cosa no, anche dei NO TAV; ragazzi che forse stanno facendo anche i nostri interessi, non economici, ma etici, territoriali, logici ed ecologici, spingendo lo sguardo avanti, verso l’evoluzione della nostra storia.

Questo è un invito ad andare oltre le apparenze; è dedicato a chi, in un momento di relax ama concedersi la visione di un documentario su quel bellissimo mondo naturale che una volta c'era e adesso non più, e passivamente lo accetta.

È un invito a valutare le prossime 54 grandi opere pubbliche che il governo, per fortuna o purtroppo, ha promesso di far ripartire, specificando: "i miliardi stanziati ci sono, 100.000 lavoratori all'anno garantiti fino al termine delle opere".

Autostrade, ferrovie, acquedotti, nuovi porti… e l'Italia ferita e deturpata, con i suoi 305.000 km² sempre più cementificati, se li potrà permettere? Forse sì, in alcuni casi magari meno. Valutare è d'obbligo, se non per noi ormai, per le generazioni che verranno, e che valuteranno il nostro operato su questo disboscato mondo sempre più assetato e caldo, che è anche loro.

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Articolo pubblicato il 18/04/2021