Il Bambù germoglia dal Lombrico rosso

Nasce dal lombrico «Rosso della California» il modello di economia circolare «a km zero». Lo studio DISAFA dell’Università di Torino: «applicabile anche ai noccioleti e vigneti delle Langhe»

Torino, 19 aprile 2021 – Dal lombrico al bambuseto, fino ai prodotti di bambù come creme, germogli, scarpe e foulard. La holding torinese Alma Italia S.p.A, leader nel settore della green economy, realizza a Fossano il perfetto modello di economia circolarea km zero”. Lo studio DISAFA dell’Università di Torino conferma l’utilità del vermicompost prodotto dal lombrico per evitare l’uso di sostanze chimiche nei campi e capace di innescare un modello di economia circolare “applicabile al bambù, come ai noccioleti e ai vigneti delle Langhe” per la sua facilità di trasporto, replicabilità e delocalizzazione.

 

Nel raggio di un chilometro, si può osservare un lombricoRosso della California” trasformare ogni tipo di rifiuto organico in “vermicompost”: concime biologico e sostanza organica di arricchimento dei terreni conosciuta come il “lievito madre della terra”, la cui azione contribuisce a ridurre l’uso di agenti chimici sui campi. Al suo fianco, proprio grazie al fertilizzante biologico naturale prodotto dai lombrichi, cresce un bambuseto che, fra cinque anni, svetterà nei cieli di Fossano per assorbire CO2 dall’atmosfera con valori circa sei volte superiori ad un bosco naturale a parità di area, eliminando inquinanti dal terreno e sfruttando la capacità fitorimediatrice della pianta, che consente di bonificare e rimineralizzare i campi recuperando terreni impoveriti e con presenza di metalli pesanti. 

 

In ottica di economia e agricoltura rigenerativa Alma Italia Spa affianca quindi alla piantumazione di bambù gigante l’attività di lombricoltura: il lombrico rosso diventa il collegamento ideale fra coltivazione del bambù in biologico, rigenerazione dei terreni e chiusura circolare dell’intera filiera. L’attività di lombricoltura è coordinata dalla controllata Conitalo S.r.l., società che gestisce il più grande impianto d'Europa per circa 26 mila metri quadri effettivi di lombrichi rossi, con una produzione media annua di 60.000 quintali di puro vermicompost. Le aree di produzione hanno sede a Fossano (Cuneo) dove avviene il confezionamento del vermicompost e a Turi (Bari).

 

Un’iniziativa per l’ambiente nata dalla new generation del mondo agricolo, in linea con gli ultimi trend di rilancio delle economie rurali dalla forte vocazione agricola. La ricerca, oltre a puntare al biologico e quindi superamento degli agenti chimici dei campi, indica nuovi possibili scenari di circolarità “a km zero”, grazie alle caratteristiche di facile gestione e delocalizzazione del vermicompost, per rispondere ad una domanda extra-aziendale. Un modello potenzialmente replicabile non solo al bambù, ma anche ad altri tipi di colture, a partire dai tanti noccioleti e vigneti delle Langhe e in tutte le situazioni in cui il terreno agricolo risulta impoverito di sostanza organica.

 

Unico caso nel mercato italiano in grado di coprire l’intera filiera del bambù gigante, dal 2015 la holding Alma Italia S.p.A si posiziona in linea con le sfide della Green Economy attraverso un modello circolare composto da tre componenti: la coltura e la gestione dei bambuseti, l’attività di lombricoltura di Conitalo S.r.l., e il braccio commerciale di Bambùbio S.r.l. con i suoi prodotti a base di bambù, e protagonista nel 2020 anche del lancio del brand di moda ecosostenibile Cannadibambù. Sono infatti più di 1.500 le applicazioni industriali derivanti dalla pianta di bambù gigante, dal germoglio utilizzato nel settore alimentare, alle foglie impiegate oltreché in campo food, nel settore cosmetico e farmaceutico, fino al culmo, la cosiddetta “canna di bambù” che trova molteplici usi in ambito tessile, edile e nel settore dell’arredo e dell’oggettistica.

 

Davide Biagini, Professore DISAFA Università di Torino, afferma:L’Unità di Produzioni Animali del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino ha condotto una prova sperimentale, commissionata da ALMA Italia, per caratterizzare il vermicompost prodotto da diverse tipologie di reflui zootecnici che - come tali - possono manifestare difficoltà di gestione (stoccaggio, trattamento, movimentazione, utilizzo agronomico, smaltimento, ecc.), valutandone le ricadute di carattere ambientale. La ricerca ha evidenziato come il compostaggio dei reflui zootecnici più o meno precedentemente trattati (necessaria la separazione solido-liquido dei liquami), consenta di ottenere un prodotto di elevato valore agronomico, igienizzato, non inquinante e di facile manipolazione e gestione per il minor volume, la minor umidità, il minor peso, l’assenza di odori, il buon contenuto in sostanza organica ed il buon tenore fertilizzante rispetto alle materie di partenza. Queste caratteristiche ne favorirebbero la delocalizzazione o la richiesta extra-aziendale, alleggerendo le aree a maggiore vocazione zootecnica dall’eccesso di nutrienti che i suoli non sono in grado di accogliere e trattenere. I materiali utilizzati non richiedono trattamenti particolari (triturazione o miscelazione) se non un opportuno periodo di maturazione ed il loro compostaggio consentirebbe, quindi, di valorizzare cicli biologici naturali rendendo possibile lo sviluppo di sistemi produttivi integrati e di economia circolare, come il riciclo in bambuseto, ma anche nei noccioleti e nei vigneti delle Langhe ed in tutte quelle situazioni in cui il terreno agricolo può risultare impoverito di sostanza organica".

 

Antonio Villani, Presidente Alma Italia racconta:La ricerca apre potenzialmente nuovi scenari di circolarità “a km zero” a tante realtà del Piemonte, grazie alle caratteristiche di facilità di gestione e dislocamento del vermicompost. L’idea del modello circolare nel raggio di un chilometro, è nata dall’acquisizione della più rinomata e storica azienda di lombricoltura in Italia: la “Lombricoltura Compagnoni”, pioniera del mercato spagnolo, francese ed israeliano, oltre che di quello italiano. Il suo accorpamento in CON.IT.A.LO. ci permette di disporre del know-how acquisito in quattro decadi di storia della lombricoltura italiana, affiancandola all’esperienza acquisita negli anni nel campo della green economy e nel settore del bambù. L’azienda e? sempre stata rappresentata egregiamente dalla figura del suo omonimo fondatore, Luigi Compagnoni, che ancora oggi ci insegna quotidianamente e da oltre due anni lo strepitoso mestiere del lombricoltore”.

 

Civico 20 News ospita in comunicato inviato dall’Ufficio Stampa FeelthebEAT: Veronica Sisinni - veronica.sisinni@gmail.com – 3470681604, che ringrazia per la collaborazione, relativo all’evento “Nasce il modello circolare «a km zero», il bambù germoglia dal lombrico rosso della California”.

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Articolo pubblicato il 22/04/2021