Massimo Centini e Fabrizio Manticelli presentano il loro nuovo lavoro dedicato all'analisi del sacro e profano nelle tradizioni di edificazione

E’ fresco di stampa il libro “Architettura e sacrificio” (Bonanno ed.) scritto a quattro mani da  due scrittori che non necessitano di presentazioni: l’antropologo  Massimo Centini laureato in Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino, nonché collaboratore  di Università e Musei italiani e stranieri. Attualmente collabora con l'Università Popolare di Torino come titolare della cattedra di Antropologia Culturale; insegna "Storia dell'antropologia criminale" ai master di Criminologia organizzati dal "Santo Spirito" di Roma. Scrive su "Avvenire", "L'Eco di Bergamo", "TuttoScienze" de "La Stampa" ed è collaboratore di Radio Rai.
Fabrizio Manticelli, architetto, esercita la libera professione nel campo del restauro delle chiese. Profondo conoscitore del simbolismo degli edifici sacri, con particolare riferimento alle modulazioni geometriche che stanno alla base degli stili architettonici delle diverse epoche, è appassionato ricercatore nel campo dell'immaginario collettivo, indaga sulle sue implicazioni in campo artistico, sociologico e antropologico.


I due scrittori hanno unito le forze le rispettive competenze per dare vita ad un testo in cui vengono trattati in forma inedita i rituali legati all’edilizia, in particolare studiando quelli che, direttamente e indirettamente, hanno una relazione con il sacrificio. Lo studio viene affrontato proponendo una sintesi tra gli elementi appartenenti al patrimonio folcloristico e le pratiche religiose, proponendo una sorta di sincretismo analitico che tiene conto di tutti quei fattori che hanno portato alle diverse forme di consacrazione tramite riti sacrificali. Partendo dalle più antiche tradizioni pagane e analizzando una serie di esempi diffusi nelle diverse parti del mondo, vi sono riportati  numerosi casi riferiti a contesti rituali diversi che hanno accompagnato l’attività costruttiva dell’uomo fin dai tempi più remoti.


Qual è stata l’idea alla base di questo lavoro?


“L’idea è nata  dal tentativo di provare a raccontare fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori, cosa sia il sacrificio legato soprattutto all’edilizia”- risponde Centini - un sacrificio legato quindi all’architettura in genere, ovviamente alle costruzioni intese come edifici sacri, ma è interessante notare che ha connessioni anche  con la costruzione di alcuni  edifici civili, comprendendo fra questi anche realizzazioni di costruzioni particolari come i ponti, permettendo di scoprire come  l’usanza del sacrificio non sia  vincolata solo alla realizzazione degli edifici sacri". 
 

Perché venivano effettuati questi riti ? 
 

"Sotto le fondamenta si depongono dei talismani destinati ad assicurare la lunga durata della costruzione o a procurare la fortuna a chi vi abiterà: in molte zone della Francia venivano deposte scuri preistoriche di pietra levigata; nel nord della Scozia vi si introducevano unghie di gatto, denti umani, zoccoli di vacca e una moneta d’argento, la quale veniva deposta in corrispondenza dello stipite della porta. Esiste tutta una tradizione ben documentata che fin dal dai tempi più antichi  presupponeva un sacrificio reale che andava dall’immolare un essere umano fino a quello, simbolico, di sostituire la vittima sacrificale con animali o con i più svariati manufatti. L’uso di spruzzare la prima pietra col sangue di un animale sacrificato è stato praticato in Francia fino alla fine dell’Ottocento anche nelle città: nel 1862 a Quimper si usava ancora sgozzare un gallo e versarne il sangue sulla prima pietra. In Grecia si versava il sangue di un gallo, di un ariete o di un agnello, che poi venivano sepolti sotto la pietra stessa. Quindi passando attraverso l’impiego degli animali questa usanza è rimasta viva in certa misura nella tradizione rurale dove forse ancora adesso, per lo meno in alcune culture, quando si costruisce una casa vengono effettuati ancora sacrifici o di animali o di oggetti simbolici. 
Alcuni, oltre all’idea di sotterrare nelle fondamenta gli oggetti più disparati, arrivavano  addirittura alla tradizione di seppellire la propria ombra. Il proprietario assumeva una posizione tale che l’ombra venisse proiettata dal sole su una determinata superficie della casa. Successivamente quest’area veniva coperta  come se l’ombra fosse stata  seppellita in quel punto, senza imporre un’azione fisica, cruenta o meno, sempre con la finalità di propiziare all’edificio una lunga e serena durata, allontanando qualsivoglia avversità".

 

Fabrizio Manticelli, da quale altro punto di vista ha trattato il medesimo argomento ? 
 

“Dal canto mio ho cercato di descrivere la costruzione di un edificio da un punto di vista poetico, esaminando quelli che erano i riti sacrificali di fondazione delle città e dei templi italici e romani, prima italici e poi latini, perché i latini sono comparsi successivamente. Descrivo la consuetudine del rito abbracciando un arco temporale molto vasto, che addirittura fa alcuni riferimenti alla Bibbia, passando attraverso l’antica civiltà italica, per arrivare sostanzialmente alla romanità, mantenendosi poi come usanza, nel medio evo. Dal mio studio emerge come gli antichi romani usassero dividere il cielo in sedici parti secondo la tradizione etrusca e, per certi versi, questa è una novità perché sono pochissimi i trattati che illustrano tale argomento”.
“Oltre a questo gli antichi sapienti cercavano, oltre a questa divisione,  le energie telluriche della terra attraverso i loro sacerdoti e analizzavano le viscere interpellando  gli aruspici. Nel cristianesimo successivamente le cose sono cambiate perché il sacrificio diventa l’altare, l’ara di Cristo. Il centro del mondo diventa questo elemento nuovo che è una vanità assoluta, nel senso di un Dio che nel suo altare offre se stesso nella manducazione sacra, però rispetto a Osiride qui nel memoriale, si annulla lo spazio-tempo perché il sacrificio diventa un po’ come una bolla temporale alchemica, sospesa nel tempo. I partecipanti alla cerimonia teoricamente partecipavano ad  un rito   in grado di arrestare il tempo;  venivano condotti in un’altra dimensione di pertinenza  dello spirito. Confronto a quanto da me sviluppato,  Centini è andato più nello specifico entrando nei particolari più specifici e cruenti delle cerimonie:  le donne che venivano murate vive nei piloni dei ponti, raccontando ancora dei ponti del diavolo quando veniva promessa un’anima per essere  assistiti nella realizzazione di una costruzione ardita". 

 

"Ci siamo soffermati entrambi sullo studio di come venissero scelti determinati luoghi, individuati dopo una accurata ricerca delle correnti telluriche sotterranee, un tema fondamentale per comprendere come per la scelta del luogo sacro su cui edificare il tempio, venissero prese in grande considerazione le energie naturali proprie di quel gigantesco magnete che è la Terra, percorsa  dalle linee di flusso che originate dal polo nord, scorrono lungo il midollo spinale del pianeta, escono dal polo sud e ritornano al nord e che gli uomini, quando erano più vicini alla natura, possedevano la capacità di vedere queste forze sottili e di trarne un aiuto significativo nel rapportarsi con la dimensione divina della nostra esistenza". 

Architettura e Sacrificio 

Massimo Centini - Fabrizio Manticelli

ed. Bonanno 
 

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Articolo pubblicato il 24/04/2021