Si è felicemente concluso l'episodio della bestiola tornata a vivere la sua vita
Riceviamo e pubblichiamo
Invio queste mie riflessioni a “reti unificate” alla redazione di Civico20News che ha dato spazio alla curiosa storia del gallo Gallileo di Moncalieri. Desidero innanzitutto ringraziare il giornalista che ha riportato la storia sottolineando il duplice fronte sul quale mi stavo muovendo supportata dalla mia famiglia e dagli amici con i quali ci siamo attivati: il benessere dell’animale e l’inalienabile diritto al riposo del cittadino. E grazie anche a Striscia la Notizia che è giunta sul campo per lo stesso motivo.
Ritengo doveroso sottolineare che il lieto fine è merito del sindaco di Moncalieri Montagna e dell’assessora Borello che si sono attivati per trovare una casa degna di un gallo tanto fiero e della Polizia Municipale di Moncalieri che, con professionalità e un pizzico di astuzia, ha portato brillantemente a termine l’impresa.
Quando è stata pubblicata la prima volta questa vicenda, sono stata additata sui social come un orco: un mostro che non ama la natura, la classica cittadina egoista, priva buon cuore e di empatia per questo galletto: un’umana che agiva in totale disprezzo del mondo animale. È stato detto che il gallo stava bene dove stava, cioè in un cortile condominiale, perché accudito, rifocillato, vezzeggiato.
Non metto in dubbio le buone intenzioni di chi volesse continuare a coccolare l’adorata mascotte canterina, ma detto comportamento stava reiteratamente arrecando danno al vicinato ed anche a Gallileo.
Non sto a sottolineare che, ancorché di un simpatico gallo, il suo canto alle 4 del mattino per quasi 300 volte fino alle 8, tra i palazzi di un contesto cittadino, è disturbo della quiete pubblica, perché ogni persona di buon senso dovrebbe capirlo da sé, come dovrebbe capire che perdere il sonno ogni notte per 4 mesi di fila porta a disturbi neurologici. Non è uno scherzo e lo sanno molto bene i residenti di Vanchiglia e San Salvario!
Al qualunquismo di chi liquida la faccenda con facili battute del tipo “con tutti i problemi che ci sono, metti i tappi”, rispondo che troppo spesso ci mettiamo i tappi per non sentire e ci copriamo gli occhi per non vedere...
Infine il focus della vicenda: la natura.
Il giovane gallo, animale con un senso del territorio molto spiccato e che per vivere in salute deve avere il suo nutrito gruppo di femmine, intrappolato - solo - fra cemento, pochi alberi e i rumori della città, che altro poteva fare se non cantare fino allo sfinimento il suo richiamo per cercare i suoi simili? Amarlo davvero significa essere lieti che ora sia finalmente nel suo habitat presso un vivaio di Moncalieri.
Secondo voi come si è lasciato prendere il vivace pennuto? Come se non con la complicità di due bellissime pollastrelle bianche, talmente belle da fargli perdere la testa producendosi in affascinanti danze per sedurle e facendogli quasi dimezzare le sue performance canore.
Lascio ai lettori la morale della favola.
Marisa
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Articolo pubblicato il 27/04/2021