Recovery Plan. La sfida del dopo

Le trame di Pd e grillini a difesa di rendite di potere e malaffare

Il premier ha ormai presentato in Parlamento i progetti per l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan. Sono circa 250 miliardi, in parte sotto forma di prestiti, in parte a fondo perduto, che l’Italia riceverà nei prossimi anni per la ricostruzione post-Covid.

 

I progetti elaborati dal nostro Paese si inseriscono nei due filoni dominanti, quello del green e quello del digitale. Le due nuove ideologie alle quali viene subordinato lo sviluppo degli Stati sono quella ambientalista e quella delle nuove tecnologie, per promuovere il cosiddetto sviluppo sostenibile imperniato su una minore mobilità delle persone e su una fisicità ridotta, sia nelle attività professionali che in quelle ricreative.

 

Individuare soluzioni a morbido impatto ambientale per salvare il pianeta ridisegnando i percorsi di crescita individuale e collettiva è quanto si prefiggono i progetti finanziabili con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’Italia otterrà queste risorse se dimostrerà di essere in grado di fare le riforme urgenti per aggiustare la disastrata macchina statale: fisco, giustizia, sanità, scuola, servizi pubblici, edilizia e infrastrutture, burocrazia, semplificazione amministrativa.

 

Ma la politica politicante che da sempre in Italia ha frenato lo sviluppo e la modernizzazione si è già scatenata con le pretestuose polemiche portate avanti da Letta e Conte, nei confronti della Lega, con l’illusione di ritornare al passato. Così, invece di cooperare per la stesura del calendario parlamentare idoneo per discutere ed approvare la miriade di provvedimenti conseguenti, questi monatti della politica e delle Istituzioni, riagitano in modo strumentale e pretestuoso, i loro laceri ed impresentabili vessilli, e in particolare rilanciano il ddl Zan sull'omofobia, lasciato dormire nei cassetti per tutto il Conte 2 da Pd e M5s e ora divenuto prioritario. Ci sono anche lo ius soli e il voto ai sedicenni, agitati come muleta rossa sotto il volto dei leghisti, e la provocatoria e indecente maglietta Open Arms indossata da Letta alla vigilia dell'udienza in cui Salvini era imputato.

 

Con questi burattini, la maggioranza è destinata a continuare a passare di fibrillazione in fibrillazione, ripercorrendo il copine dell’italian style.

 

All’estero si è ormai capito che il vero nome del Recovery Fund è Mario Draghi, nel senso che è lui ad assicurare con il suo prestigio e la sua autorevolezza l’adeguamento dell’Italia agli standard del Recovery Plan. Ma basterà il suo carisma per placare le tensioni sempre più evidenti tra i partner dell’ampio ed eterogeneo schieramento che sostiene l’attuale esecutivo?

 

Per far diventare strategico il Recovery sarà indispensabile ” tagliare lacci e lacciuoli della burocrazia riducendo i tempi per le procedure amministrative, diminuire il peso dello Stato nella vita del cittadino, velocizzare gli appalti, utilizzare l'intelligenza artificiale  perché il cittadino non abbia più a che fare con code e sportelli, evitare di paralizzare la Pa con una ingiustificata estensione della colpa grave per le ipotesi di danno erariale, ripristinare la presunzione d'innocenza” sostiene Giuseppe Valditara, professore di Diritto Romano all'Università di Torino, nonché coordinatore di Lettera150 .

 

Stando ai dati Istat l'Italia, nel 2020, ha registrato una perdita del Pil dell'8,9% contro una media Ue che si è fermata al 6,8%. Un dato confermato pure dalle stime pre-pandemia di Eurostat che ci collocavano all'ultimo posto con un misero +0,3% per il 2020. Ultimo posto pure nel 2019, 2018 così come nel 2017 e nel 2016. “È evidente che il problema è strutturale e richiede riforme strutturali, senza le quali i miliardi del Recovery saranno buoni solo per far assistenzialismo” sottolinea  ancora Valditara per cui la riforma più urgente è quella delle procedure amministrative e della burocrazia.

 

“A partire dalla legge sugli appalti” precisa il professore, “se si dovessero realizzare le opere pubbliche programmate dallo scorso governo avremmo un aumento del Pil dell'1,6%. Con l'attuale codice degli appalti non si riuscirà mai a realizzare un simile piano”. E per il professore più che di semplificazione sarebbe meglio parlare di eliminazione delle procedure burocratiche: “Serve usare l'Ia dotando i cittadini di un unico documento di identità digitale che permetterebbe in modo semplice di verificare il possesso dei requisiti necessari per aprire un'attività, ottenere un contributo o un permesso di costruzione. Ma si potrebbe pensare anche a una carta d'identità virtuale "parziale" riservata al mondo delle procedure ad evidenza pubblica attraverso l'interazione di tutte le banche dati tenutarie di informazioni da usare durante la procedura”. Ma la sinistra senza gli orpelli di uno Stato arretrato e inconcludente, si troverà senza il terreno sotto i piedi.

 

Tuttavia, l’incognita più insidiosa per il futuro dell’Italia riguarda le potenziali rivolte sociali. Le riaperture limitate e condizionate decise con l’ultimo decreto non stanno aiutando più di tanto l’economia e il mantenimento del coprifuoco frena non poco la ripresa. La gente costretta ancora a rincasare alle 22 non è libera di seguire uno spettacolo al cinema o al teatro, non è libera di cenare, senza assilli al ristorante all’aperto. Una libertà contingentata ormai da oltre un anno, che, salva la parentesi dell’estate scorsa, ha trasformato le vite individuali in prigioni autoreferenziali e dorate per i cosiddetti “garantiti”  e in succursali dell’inferno per lavoratori autonomi, commercianti, partite Iva e persone prive di reddito fisso e costrette a rischiare il contagio per sopravvivere alla crisi economica e per sfuggire all’incombente povertà.

 

Il coprifuoco, oltre ad avere un effetto altamente frenante per le attività di ristoranti, bar, cinema, teatri e altri luoghi di aggregazione, sta causando un impatto devastante sulle prenotazioni turistiche. Spagna, Grecia e altri Stati europei, che tradizionalmente erano già meta dei vacanzieri italiani durante le estati scorse, lo saranno ancora di più nella stagione estiva ormai alle porte. Gli stessi italiani, dopo un anno e più di restrizioni, preferiscono evadere e andare in località dove già sanno che non saranno costretti a rispettare un coprifuoco e a indossare la mascherina.

 

Invece in Italia è già stata preannunciata la conferma di tutte le norme di distanziamento già imposte l’estate scorsa sulle spiagge e nei luoghi di villeggiatura. Ciò scoraggia anche i potenziali turisti stranieri, che stanno già programmando le loro vacanze altrove. È una grave perdita per Sardegna, Sicilia, Salento, Riviera Romagnola, Calabria, isole della Campania come Ponza, Capri, Ischia e altre  località italiane di turismo balneare che quest’anno rischiano di continuare a piangere.

 

Ogni giorno di prolungamento del coprifuoco senza l’annuncio di una data per la sua revoca riduce il numero di prenotazioni per resort, alberghi, villaggi, campeggi, b&b italiani da parte di turisti nazionali e stranieri.

 

Tutto questo non viene certamente affrontato nei progetti del Recovery Plan, che guardano lontano e puntano al recupero dei posti di lavoro persi durante la pandemia e dei punti di Pil persi nel 2020 e nel primo trimestre dell’anno in corso. Nei progetti italiani per il Recovery, a quanto pare, ci sono anche eurotasse mascherate da riforme, ad esempio la rivalutazione dei valori catastali, che è l’anticamera di nuove stangate per i proprietari di abitazioni (patrimoniale sulla casa).

 

Le mire di Conte e Letta di costringere la Lega alla rottura, per poter condizionare ancor più Draghi, sono miopi ed effimere. Queste forze politiche, nel loro cinismo, non tengono minimamente conto che il problema impellente, è che ci sono milioni di italiani che hanno perso il lavoro o lo stanno perdendo e che hanno comunque registrato una preoccupante contrazione dei propri guadagni e non possono più vivere una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia. Per questi italiani esasperati dai lockdown e impoveriti dal blocco delle attività il tempo di attesa è esaurito. Non possono di certo aspettare la rivoluzione green o quella digitale, hanno la necessità della sopravvivenza. L’esplosione di disordini di piazza e di proteste massive non è un’ipotesi peregrina.

 

Ma i nostri “compagni” poltronisti si rendono conto di quali responsabilità si stanno assumendo e a quali rischi espongono il Paese? Costoro si esibiscono nel versare la lacrimuccia su qualche immigrato che annega e non si rendono conto del destino che i loro giochini potranno riservare a milioni di Italiani.

 

 

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Articolo pubblicato il 29/04/2021