Arrestati a Parigi 7 ex brigatisti, altri tre sono in fuga e ricercati

I dieci sono accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni '70 e '80. Macron: 'Risolto questo problema come l'Italia chiedeva da anni'

Sette "terroristi rossi", condannati in Italia per crimini commessi negli anni '70 e '80, sono stati arrestati in Francia mercoledì mattina su richiesta italiana, ha annunciato la presidenza francese. Tre altri sono ricercati e precisamente  Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura.

 

Ma  chi sono questi delinquenti, sempre osannati dall’intellighienza di sinistra in Italia e in Francia?  Giorgio Pietrostefani, oggi 78enne, responsabile del servizio d’ordine di Lotta Continua, che deve scontare più di 14 anni per l’omicidio Calabresi.

 

Le ex brigatiste Roberta Cappelli, 66 anni, e Marina Petrella, 67, condannate per l’omicidio nel 1980 del generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi e, insieme con Giovanni Alimonti, 66 anni, del tentato omicidio del vicedirigente della Digos di Roma Nicola Simone il 6 gennaio 1982.

 

Simone, scomparso da poco, reagì e rimase ferito impedendo il proprio sequestro e proteggendo così informazioni sugli altri investigatori in prima linea. La Petrella è accusata anche dei rapimenti del giudice Giovanni D’Urso (1980) e dell’assessore democristiano della Campania Ciro Cirillo (1981) con l’uccisione di due uomini di scorta.

 

Poi gli ex br Enzo Calvitti, 66 anni, Narciso Manenti, 64, Sergio Tornaghi, 63, quest’ultimo con una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Marelli. Quattro dei fermati devono scontare l’ergastolo. In fuga sono Luigi Bergamin (che nei Proletari armati per il comunismo ideò un omicidio per cui è stato condannato Cesare Battisti), Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura.

 

Secondo quanto si apprende da fonti investigative, i sette fermati sarebbero Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti delle Brigate Rosse; Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale.

 

La decisione di trasmettere alla giustizia questi ed altri tre nomi, sulla base di "richieste italiane che interessavano inizialmente 200 individui" è stata presa dal presidente Emmanuel Macron e "rientra strettamente" nella cosiddetta "Dottrina Mitterrand", dal nome dell'ex presidente socialista, che prevede la concessione dell'asilo agli ex brigatisti salvo per i responsabili di crimini violenti.

 

L’estradizione degli attivisti di estrema sinistra rifugiatisi in Francia dopo gli Anni di piombo, segnati da attentati e violenze da parte delle Brigate Rosse soprattutto tra il 1968 e il 1982, è richiesta dall'Italia da anni, ma la Francia non vi ha quasi mai dato seguito.

 

La stesura di questa lista di dieci nomi è il frutto "di un importante lavoro preparatorio bilaterale durato diversi mesi, che ha condotto a considerare esclusivamente i crimini più gravi", sottolinea l'Eliseo. Si tratta di una svolta importante nei rapporti tra Italia e Francia.

 

“Il presidente  Macron ha voluto far fronte a questo tema come l'Italia chiedeva da anni. La Francia, anch'essa toccata dal terrorismo, comprende l'assoluto bisogno di giustizia per le vittime", scrive la presidenza francese, "e ciò si iscrive nell'impellente necessità della costruzione di un'Europa di Giustizia, al cui centro c'è la fiducia reciproca".

 

La giustizia deve ora pronunciarsi sull'estradizione. Gli ex brigatisti dovranno presentarsi nelle prossime 48 ore presso la Procura generale a Parigi affinché un giudice non disponga della loro eventuale detenzione o libertà vigilata nell'attesa dell'esame delle richieste d'estradizione italiane.

 

Questo dossier è tornato d'attualità dopo il ritorno in Italia di Cesare Battisti, catturato nel gennaio del 2019 in Bolivia e estradato in Italia dopo oltre quarant'anni passati in Francia e poi Brasile.

 

L'allora ministro dell'interno italiano Matteo Salvini aveva allora affermato che la Francia dava rifugio da decenni a degli "assassini che hanno ucciso degli innocenti" e aveva chiesto il ritorno in Italia di "una quindicina di terroristi italiani che sono stati condannati ma che stanno facendo la bella vita in Francia."

 

Al momento, in Italia, non si registrano prese di posizione da parte di quelle frange legate alla cultura ed alla politica che in questi anni, oltre ad aver sostenuto, con ogni mezzo e complicità, i terroristi rifugiati all’estero, si è sempre opposta all’estradizione.

 

“Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta.

 

La memoria di quegli atti barbarici- afferma il premier Mario Draghi - è viva nella coscienza degli italiani". "A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime". 

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Articolo pubblicato il 29/04/2021