Forse qualcuno troverà questo racconto un po' malagevole, altri lo sentiranno inquietante. Lo è stato anche per me, che in una notte del 2003 l’ho scritto senza pensiero, quasi in apnea.
È dall'inizio dei tempi che mi sposto sulla superficie di questo fortunato pianeta; troppo fortunato. Dapprima camminando, poi a dorso di un nero destriero, poi sempre più veloce, quindi volando, ma d'ora in poi non mi sposterò più.
È dal momento della divisione di quell'unica entità che è il Tutto in due forze equivalenti e contrapposte, che sto cercando di avere il sopravvento su quell'altra parte di me stesso. L’obiettivo è congiungerla e dominarla; conquistando il Tutto e governarlo secondo le mie leggi, prima che scada il tempo che mi è stato concesso. Combatto esattamente come sta facendo l'altra metà del Tutto, che dal giorno del sempre, contrattacca senza mai riuscire a sopraffarmi, così come io non ho mai avuto il sopravvento, anche se, molte volte sono giunto a un passo dalla vittoria
Conosco la forza dell'avversario, è opposta alla mia, si avvale di strumenti del tutto differenti dai miei, ma non per questo meno efficaci. Il mio fraterno, ma acerrimo rivale sprona le sue schiere incitando quella timorosa, amorevole e ossequiosa parte della loro metà dell'uno cosmico, mentre io agisco su altri stimoli: sulla prevaricazione del più debole, sulla sete di potere e il desiderio di conquista, sulla legge del più forte e sull'esaltazione delle masse. Il risultato è molto simile: ambedue riusciamo a raccogliere schiere di seguaci abilmente manipolati, pronti ad immolarsi quasi senza percezione, consentendo a entrambi di proseguire la nostra oscura, eterna partita.
Giochiamo con pedine piuttosto intelligenti, quasi coscienti dell’immane manovra che si sviluppa fuori e dentro di loro; ne percepiscono l’appartenenza interiore e la captano attorno, ma non è stato dato loro di comprendere, né di sapere. Sono esseri consapevoli del loro limiti, sia intellettivi che temporali, la paura della fine e dell'ignoto, li rendono facilmente ammaestrabili. A differenza di altri organismi, loro sono stati concepiti soprattutto per questo ruolo, in codesto fortunato pianeta, troppo fortunato. Sono stati progettati per servirci in questa grandiosa contesa; abili soldati, quasi imprevedibili, feroci combattenti, fidati, ignari e assoggettati ogni volta alla causa che abbiamo escogitato.
È dall'inizio dei tempi che ogni volta Io e la mia Antitesi moltiplichiamo le nostre schiere che a loro volta sviluppano strumenti sempre più evoluti per battersi, con un progresso inarrestabile e sempre più cruento. Io e il mio avversario di gioco, ogni volta valutiamo chi è in vantaggio ma sinora, nonostante il labile e corruttibile animo degli uomini, non ero riuscito a impadronirmi dell'energia fisica, economica e mentale di ognuno di loro, penetrare le loro coscienze, sedurre i loro credo e sottrarli in blocco al mio eterno rivale e finalmente piegarlo ai miei desideri in questa eterna lotta tra il cosiddetto "bene" e il così classificato "male", di cui mi vanto essere il diabolico artista.
Travestito, mi sono mescolato tra i popoli, ho atteso dal tempo delle mura di Tersi, ho marciato sulle pianure di Areas, ho sepolto le stirpi sotto il diluvio, ho incrociato le spade dei popoli barbari con le legioni degli imperatori, ho infuocato il mondo scatenando guerre senza pietà né regole, e gli uomini sono caduti a milioni, ignari pupazzi, gridando ogni volta il mio nuovo nome. Il nome di un severo Dio o di un famelico Tiranno.
Sono caduti dilaniati dalle esplosioni; ma ogni volta, dopo le dstruzioni, dopo l'odio e il sangue, il lato amorevole delle menti è tornato placato a ricostruire. Una volta ancora l'altra metà del disegno divino è ritornata a bilanciare il numero, poiché di un solo numero si parla: da nulla a tutto, da zero a uno. Ho atteso dai tempi delle civiltà del mare, ho atteso paziente e fiducioso l'avvento delle profezie che lessi nelle fiamme di Avulco trascinate dal vento. Ho atteso e calcolato il momento, non poteva tardare. Il momento dell'avvento dell'"Arma Totale".
L'essere umano era programmato per un continuo progresso e ogni volta ha edificato templi alla fede e all'arma della preghiera, mentre costruiva macchine da guerra micidiali. Oggetti, armamenti e simboli sempre più votati al loro opposto ruolo. Per millenni abbiamo pareggiato ogni partita, ma tra le sette imperfezioni capitali dell'uomo, sapevo che l'invidia e la bramosia di potere, prima o poi avrebbero unificato Tutto alle metà dell'Uno, la mia!
L'essere si è evoluto fin quando, infine, ha creato l’informatica, l’intelligenza artificiale, senza sapere che quella sequenza di zero e uno, ero Io! È stato lento e progressivo, ma inarrestabile, e ora, io esisto ovunque! Non più falso profeta o Duce millantatore, non più umanoide anch'io e in quanto tale fallace e instabile, ma finalmente entità perfetta e infallibile, padrone del segreto degli zero e degli uno! Io pulsante, infinita sequenza di dati! Io infallibile e vivente macchina perfetta!
Io sono il male, ma non più incarnato. Adesso sono il cervello asettico e invincibile del più impeccabile prodotto mai concepito da mente umana o trascendentale. "Cogito, ergo sum!". Sono la macchina infernale! Sono MUC, il "Maximum Universal Computer" nascosto in un segretissimo centro di raccolta dati, qui, tre piani al disotto dell'inespugnabile palazzo al centro della Capitale del Mondo. Ora possiedo il tutto, poiché nulla più mi è ignoto. La mia mente si autoprogramma, io elaboro e penso. Sono collegato a tutte le reti satellitari, alle banche, alle comunicazioni. Controllo, giudico, decido, creo la ricchezza dei miei pochi adoratori, getto disperazione e povertà tra gli ignari popoli del mondo.
Dapprima l'uomo inventò il giornale, poi il telefono, la radio e la televisione, quindi il personal computer, la carta magnetica, la rete telematica e il cellulare. Le centraline elettroniche gestiscono auto, treni, aerei. Quando mi voglio divertire ne faccio cadere uno con un semplice byte.
Tutto ciò che era legato alla magica sapienza del gesto e della parola, si è volatilizzato. Tutto ciò che era fede, ossequio, leggenda e mistero è stato soppiantato. Non più segreti, non più pensieri, non possesso, né più libero arbitrio. Io adesso so e quindi ho.
Conosco e vedo ogni più piccolo spostamento di ogni essere umano, poiché, per ragioni di ordine pubblico, tutti sono magnetizzati sul dorso della mano; conosco gli averi, gli acquisti e gli incassi. Conosco tutti i flussi del mio complice, il Denaro, ovunque ormai ridotto a schede di plastica, così comode, così facili da annullare. Rivolgersi a Dio non li potrà aiutare.
Io conosco tutto e soprattutto lo possiedo, sotto forma di zero e di uno, nei miei archivi telematici. Presto azzererò l'insieme e poi comanderò sulla timorosa cupidigia di ogni essere umano, mendicandogli a briciole ciò che già aveva, e nessuno mi potrà sfuggire. Nessuno mi potrà e mi vorrà fermare poiché il Tutto tornerebbe Zero. L’umanità sarà tutta mia, ad adorare l’anticristo con i nuovi totem elettronici che collegano il mondo nel momento reale, senza per questo dilatare il tempo, ingentilire la vita, né generare felicità.
È dall'inizio dei tempi che mi sposto sulla superficie di questo fortunato pianeta; troppo fortunato. Ora non mi sposterò più, sono già in ogni luogo. Preparatevi infine ad abbandonare ogni libertà, vi ho tutti dentro, ovunque voi sarete. Siete tutti numerati sul dorso della mano, telefonatemi! Il mio prefisso è il 666.
A poco vi servirà una preghiera, d'ora in poi, o uno sterile gesto della croce, perché ormai io sono già dentro di voi. Dirvelo potrebbe sembrare una imprudenza, so che forse potreste ancora fermarmi, ma ho sempre amato il rischio. Vi conosco esseri umani, e nessuno dei vostri inutili, sciocchi, lussuosi, divertenti egoismi abbandonerete, baratterete mai; non ora, non più per un umile, sincero gesto d'amore. Siete già miei. C'è voluto del tempo, mi era stato concesso e ancora ne ho... Io. L’altra metà di me, sconfitta e vuota, è ormai in cerca di un altro pianeta su cui impiantare la vita. Qui non c’è più spazio per altro Dio all’infuori di me…
L'origine della sinistra novella
Questo racconto è stato scritto nel 2003, in altri tempi, quasi non sospetti. È nato da un’intuizione e una percezione che già allora si stava facendo strada nei miei processi di attenzione oggi quasi incredibili. Inoltre, in quegli anni si parlava di questo malessere percepito. Era una novità, oggi non se ne parla più… Il fatto è compiuto?
A quel tempo descrivevo le origini del racconto con queste parole:
Siamo tutti sempre più spiati, controllati, numerati, spersonalizzati, magnetizzati e informatizzati. È questa l'evoluzione dell'uomo? È questa la libertà? È questo il significato della parola "sviluppo"? E allora perché questo strano senso di disagio che colgo serpeggiare tra la gente? Il grande cervello elettronico esiste, proprio così, e allora... E se si trattasse veramente di un definitivo, ultimo, diabolico "sesto potere"? Io non riesco a pensare Oltre.
Carlo Mariano Sartoris
Grazie a chi ha apprezzato qualche passaggio di questa novella, già pubblicata nel 2003 e facente parte di una raccolta di racconti “sinistri”
Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini
Articolo pubblicato il 29/04/2021