A oltre due mesi dall'uccisione dell'ambasciatore Luca Attanasio, il mistero permane
Luca Attanasio e la giovane moglie Zakia Seddiki

Un intreccio di interessi e progetti umanitari, di infernali miniere e bande armate in una bellissima porzione d’Africa.

Il 22 febbraio 2021 l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo sono stati uccisi nell’est della Repubblica Democratica del Congo, una delle aree più tormentate dell’Africa e quindi, dell’intero Pianeta.

Sono trascorsi oltre due mesi, durante i quali cordoglio, onori e ipotesi si sono intrecciati tentando di ricostruire i fatti, ma il motivo per il quale il convoglio che “viaggiava senza scorta armata”, è stato attaccato, rimane tuttora controverso e non ufficiale.

Il contesto geografico e minerario teatro dell’agguato

La provincia di Goma è un esplosivo crocevia di contrasti tra ricchezze e povertà; tra un sottosuolo zeppo di minerali necessari alle nostre occidentali vanità e la miseria della popolazione civile, nata in un luogo dove la vita non vale nulla.

Preziosi sono invece il Cobalto (Co) e il Coltan (miscela di columbite e tantalite), necessari per le batterie al litio sempre più richieste dal mercato dell’elettronica e delle auto elettriche; e naturalmente l’oro per i nostri bijoux, ma anche ottimo conduttore, indispensabile all’elettronica come gli altri due. È dal sottosuolo della provincia di Goma che viene estratta una cospicua fetta di queste ricchezze.

Secondo l’International Pece Information Service le miniere sono circa 2000, di cui un 50% controllato da avverse fazioni armate. Gli scontri sono frequenti e le ipotesi sull’agguato al convoglio del nostro diplomatico hanno spaziato tra il tentativo di sequestro e uno scontro tra ranger e bande ribelli, ma lo scenario potrebbe essere più ampio.

Nelle miniere lavorano 200.000 anime, tra cui molti bambini, essenziali per la loro agilità nei cunicoli delle infernali gallerie dove si lavora senza attrezzatura, spesso a mani nude. Fratture e morti sono all’ordine del giorno e la vita è scandita da un fatalismo surreale. Non c’è scelta in questa terra bellissima e ricchissima solo per pochi, afflitta anche dalle epidemie.

Lo sfruttamento delle risorse e quello umano, gli scontri armati e la distruzione di un magnifico territorio naturale, da 25 anni sono in aumento, da quando i nostri cellulari, i nostri computer e ora le nostre  esagerate auto elettriche sono in continuo aumento, simboli e oggetti del desiderio nel resto del mondo.

Chi lavora per 2 $ al giorno e persino chi traffica i preziosi minerali ignora la loro meta finale, ma se i nostri ambiti gingilli elettronici esistono è perché all’origine della filiera, vi sono le sofferenze del popolo e della natura, consumate nell’est della Repubblica del Congo.

L’estrazione dei minerali si svolge senza rispetto né regole per la dignità dei lavoratori e lo Stato congolese non incassa neppure le dovute royalty dalla ricchezza svenduta.

Le bande armate e gli intermediari che governano il territorio, smistano i minerali in paesi confinanti dove sono assegnati ad aziende compiacenti, quindi partiranno verso gli USA, l’Europa, la Cina e le fameliche multinazionali che sfornano i loro prodotti sporchi di sudore e sangue, ma che ignari a nostro turno, noi sfoggiamo  con "sviluppata", occidentale disinvoltura.

Il coinvolgimento è diramato in ogni settore del capitalismo monopolistico globale e il colpevole è inafferrabile perché sono tutti complici gli abitanti del mondo, compresi noi

In questo incrocio di interessi e di scontri armati, dove da 25 anni si consuma nel silenzio la Guerra Mondiale Africana, l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milimbo Baguna, come il 1 marzo 2021, sostiene Fabrizio Gatti in un articolo su “L’espresso”; potrebbero essere stati uccisi per un equivoco?

Sul medesimo pezzo, il missionario saveriano Franco Bordigon rivela che Attanasio era la quarta volta nell’arco di un anno, che si recava a Goma per aprire un consolato da dove gestire l’opera umanitaria e rappresentare la presenza italiana. La frequenza dei viaggi in quell’area critica può aver innescato una serie di sospetti per più di una casualità?

È plausibile che occhi diffidenti e primitivi abbiano travisato i movimenti di Luca Attanasio, pur intrapresi con dichiarato, nobile obiettivo. In quello spicchio d’Africa, dove una vita vale quanto una pallottola, il concetto di aiuto umanitario è poco comprensibile. È un fucile AK47 lo strumento di fede, giudizio e castigo

Le associazioni “Mama Sofia” e “Novae Terrae”

Lo scenario potrebbe avere ulteriori diramazioni. Fin dal loro arrivo a Kinshasa, l'ambasciatore italiano e la giovane moglie Zakia Seddiki sono stati subito apprezzati per le loro attività umanitarie, soprattutto nell'assistenza alle migliaia di bambini di strada abbandonati nella capitale.

L’opera benefica intrapresa dalla coppia, avveniva tramite l’associazione “Mama Sofia”, sostenuta tra gli altri da Emanuele Fusi e dalla sua fondazione “Novae Terrae”. Un industriale buon amico dei coniugi Attanasio da oltre 15 anni, anch’esso molto coinvolto in opere umanitarie, quanto presidente della società mineraria “CDN Compagnia del Nord” con sede a Meda, oltre che proprietario della “West Africa Mining Company” e presidente della “GEA Environment and resources Co. Ltd” di Khartoum in Sudan, azienda esperta in Minerali rari, materie prime, sviluppo sostenibile, ecologia applicata ed esplorazione mineraria, attiva in quell’incrocio di interessi e spari intorno a Goma, sui confini di Uganda, Burundi e Ruanda. Impegnativo territorio dove cercare buoni affari da concludere.

Dalla pagina Facebook di Novae Terrae: Luca Attanasio al centro, Emanuele Fusi al suo fianco

 

Tramite la fondazione Novae Terrae, reperibile su Facebook, Emanuele Fusi, raccoglieva donazioni e fondi a sostegno dei concreti progetti umanitari di “Mama Sofia” diretti:

  • - verso gli orfanotrofi di Kinshasa, in criticità per assenza di risorse;
  • - al finanziamento di una squadra medica mobile & di un'apposita ambulanza destinate ai quartieri più degradati di Kinshasa;
  • - alla costruzione di un istituto infantile con un reparto maternità per assistere le nascite in ambiente sanitario.

 

Nobili intenti documentati su Facebook, ma anche l'attività di Novae Terrae potrebbe essere stata fraintesa. 

Secondo un'inchiesta della Procura di Milano, infatti, sui suoi conti sono transitati milioni di euro destinati all'internazionale della destra sovranista, dal cardinale Raymond Leo Burke a Steve Bannon, ex consigliere di Donald Trump. Va detto però che in certi ambiti è pratica comune valersi di fondazioni per molteplici operazioni, umanitarie comprese, senza che per forza vi siano torbide congiure all’origine delle società stesse.

Vero è che sovente, tra le maglie delle fondazioni filtrano allegre operazioni, come quella di un fondatore di Novae Terrae: l'ex onorevole Udc Luca Volonté, condannato a 4 anni per una mazzetta di € 500.000 versatagli su un canale di Novae Terrae dal governo dell'Azerbaigian, per comprare il suo voto all'Assemblea del Consiglio d'Europa e abrogare il rapporto del deputato tedesco, Christoph Strässer, sulle torture e i trattamenti disumani nelle carceri azere.

Luca Volonté e “l’affaire” azzero sono di pubblico dominio in rete, compresi i richiami a Novae Terrae, la quale non ha goduto di buona propaganda.

Ma Goma è in un altro mondo, a 10.000 leghe dal Consiglio d’Europa e dista 2500 km di foresta africana dalla capitale Kinshasa, sede del presidente Félix Tshiseke. Inoltre, la regione del Kivu, ricca di acque e materie prime, è terreno di contesa politica tra la maggioranza che ha vinto le elezioni e l'opposizione dell’ex presidente Joseph Kabila, rimpiazzato nel 2019. In questa "terra di mezzo" tutto si svolge in un'altra, inafferrabile realtà.

Il convoglio di Luca Attanasio è stato bloccato su una delle poche strade che solcano questa magnifica e martoriata porzione d’Africa; vero  paradiso terrestre dove si annida l’inferno. Un gigantesco altipiano dai profili di impervie colline, profonde vallate e dormienti vulcani sepolti da una fitta foresta che di colpo si spalanca sul lago Kiwu. È l'apoteosi di ogni bellezza del mondo naturale, ma non per questo è un bel luogo per morire.

I motivi che hanno decretato la morte di Luca Attanasio, di Vittorio Iacovacci e di Mustapha Milambo, restano quindi in attesa di un chi e di un perché.

Questa breve indagine su fonti Internet, lascia aperta ogni ipotesi, fermo restando che fino ad ora, stiamo parlando di una gran brava persona. Ma nel frattempo, il 3 marzo, su quella stessa strada Rutshuru-Goma, è stato assassinato William Assani, magistrato che stava indagando proprio sulla morte del nostro ambasciatore. L’attentato si è consumato mentre ritornava da un vertice sulla sicurezza che si era svolto a Goma, assieme a un ufficiale dell’esercito, rimasto gravemente ferito. Fatto poco divulgato.

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Nel corso dell’indagine, mi sono imbattuto in altre ipotesi velatamente plausibili. È pensabile dunque, che per sapere, se mai sarà, dovremo attendere a lungo, anche se è concesso immaginare che qualche spirito della foresta, richiamato da un ritmo tribale, sappia le verità. Piccola divagazione della fantasia, perché l’insaziabile essere umano, difficilmente ce la dirà. Buone notizie da casa nostra invece; in memoria di Luca Attanasio l’Università Bocconi elargirà cinque borse di studio agli studenti più meritevoli. E così sia.

 

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Articolo pubblicato il 30/04/2021