Il reato di omofobia

Le esternazioni di “uomo della strada”

Inventano il “REATO di OMOFOBIA” per impedirci di dire che l’unica Famiglia è quella naturale: uomo-padre, donna-madre che generano figli!

Prime, spontanee mie osservazioni:

1) possibile che questi signori non abbiano qualcosa di più utile a cui pensare mentre gravano le conseguenze della tragica pandemia cinese?

2) possibile che costoro, di fronte all’aumento pauroso della disoccupazione e della povertà, vadano ad impicciarsi in una materia che è già contemplata (con giusta punizione!) dal Codice Penale?

3) non ci sono altri e più drammatici problemi che in questo momento ci travagliano?

Forse, però, le mie esternazioni di “uomo della strada” non tengono conto del seguente semplice ragionamento: per costoro – intellettuali “primi della classe” – non la pandemia cinese, non la povertà, non l’attuale crisi mai vista dal 1945, sono le cose che più ci incalzano, ma… l’“omofobia”, cioè l’affermazione di una “nuova” famiglia (due uomini o due donne insieme) che abbia non solo il nome ma anche caratteri e diritti della Famiglia vera, cioè quella naturale (uomo-donna che generano figli); perché – anche se lo nascondono – il problema, ridotto all’osso, sta tutto qui: al fondo del discorso sulla “omofobia” c’è la imposizione da parte di costoro di una famiglia “nuova” e “altra” da quella che la nostra civiltà “cristiana” ha conosciuto nei secoli.

 

Il vero oggetto o “cuore” della questione non è la punizione del reato di omofobia o la difesa della “persone più vulnerabili” già protette dal Codice Penale e che, comunque, riguarderebbe una esigua minoranza, (in Italia, secondo dati del Ministero dell’Interno, i reati riferibili all’orientamento sessuale e all’identità di genere, sarebbero stati appena 212, in 10 anni!), ma la ulteriore trasformazione/dissoluzione  della Famiglia naturale: “L’obiettivo di fondo, che non viene detto, è quello di distruggere la Famiglia” ha dichiarato Mons. Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia-San Remo, a “La Nuova Bussola Quotidiana” dell’11-6-2020.

 

Sicuramente diranno che “omofobia” e “famiglia” sono due cose diverse e che fra esse non v’è alcuna relazione e che in Democrazia ognuno avrà, comunque, diritto di dissentire e pensare liberamente, etc. etc. Ma non è vero!

Questo dicono per far sì che la “legge” scivoli nel modo più indolore possibile sulle teste della maggioranza del popolo italiano indifferente al tema perché quasi inesistente: in realtà, se questa venisse approvata, potrebbero proibirci di affermare che l’unica e vera Famiglia è quella naturale essendo “non famiglie” le altre, affermazione per la quale incorreremmo nel reato di “omofobia”, cioè di “incitamento all’odio”, magari “razziale”, contro gli omosessuali.

 

Poveri preti e poveri noi, frequentatori di chiese, quando, la Notte di Pasqua, proclameremo nella “Prima Lettura”: “masculum et feminam creavit eos” o – peggio – quando ci sarà da leggere la “Lettera ai Romani” di San Paolo (cap. 1, nn. 26-27)! Immagino un piccolo giudice, protagonista e in vena di comparsa televisiva, che ci trascinerà  in giudizio chiudendoci  la bocca senza remissione di peccati! La Democrazia, infatti, nel nome della Libertà permette perfino le sconcezze – e intorno se ne compiono, vedono e scrivono tante, impunite! – ma è inflessibile quando deve fare osservare quelli che essa stabilisce essere suoi “principi assoluti”: manderà il carabiniere sull’altare a interrompere la Messa come il 24 Aprile…?   

 

Ciò dico non perché ho idee preconcette o, peggio, stravaganti o amo fantasticare, ma perché sono edotto da quanto ho visto in questi 50 anni, per tappe calcolate, una dopo l’altra, contro Vita e Famiglia; nel clima di relativismo/nullismo oggi imperante e di mancanza di principi fermi a cui aggrapparsi e da cui muovere, sarà possibile la “deriva liberticida” che paventano i Vescovi italiani (nota della Conferenza Episcopale Italiana del 10 giugno) anche se il relatore della “legge”, on. Zan, post-comunista del solito Partito Democratico, dichiara che quella sull’omofobia “non sarà una legge bavaglio”; egli, alla domanda di un intervistatore di “Avvenire”  –  “Affermare la verità del matrimonio fondato sull’amore tra uomo e donna, senza attribuire identica valenza alle unioni omosessuali, diventerà reato?” –  risponde: “Ma certamente no! Io, da omosessuale, la inviterò a ragionare sull’opportunità di parlare di famiglie al plurale” etc. etc.  E poi rimarca “Non vogliamo leggi liberticide!” (“Avvenire” 12-VI-2020, p. 6).

 

Ma come fa il “nostro” bravo onorevole a pronosticare il futuro con tanta sicumera? Io, sebbene persona senza titoli, ho, invece, una lunghissima esperienza di ben altre e rovinose derive  come quelle che – ad esempio – seguirono alle “leggi” del divorzio (1970) e dell’aborto (1978) le cui conseguenze nefaste durano ancora e sono sotto gli occhi di tutti; queste “leggi” dovevano riguardare casi specifici e contemplati che si dissero “necessari” per risolvere alcune “criticità” nel corpo sociale, in realtà è accaduto che, una deriva dopo l’altra, il sassolino d’inizio s’è trasformato in valanga: la verità è che, dopo quelle “leggi” la dissoluzione della Famiglia, già allora in atto per una corruzione indotta da decenni nella società, ha subito una sempre maggiore accelerazione e se essa, in qualche modo, resiste ancora, è per la sua sola forza di inerzia; gli aborti legali in Italia, dal 1978, sono oltre 6 (sei) milioni, un olocausto atroce e silenzioso di innocenti ai quali è stato negato il primo diritto, quello alla Vita, e nessuno ha il coraggio di parlarne. E dire che nel preambolo della “legge” 194 vi hanno scritto “difesa della maternità”: una “difesa” che ha prodotto il disastro attuale delle nascite che non s’era mai visto nelle epoche passate!

 

Ebbene io, nel mio piccolo, mi permetto di ricordare ciò che in un lontano passato sentivo dire nelle chiese: “l’uccisione di un innocente grida vendetta al cospetto di Dio!”; certo, è un linguaggio ormai arcaico e obsoleto per le orecchie delicate dei post-moderni, ma rende bene il concetto. Come fa il “nostro” onorevole ad essere così sicuro e perentorio se già certe “leggi” fondamentali hanno dato risultati così disastrosi?

Conclusioni 

 

Ciò che sta avvenendo non è un frutto improvviso sorto come un fungo dopo le piogge di fine estate; esso ha radici lontane magari di secoli anche se ha subito una evidente accelerazione con la Rivoluzione “culturale” e “sessuale” del 1968. Il “processo” ha alle sue spalle un piano “intelligente”, studiato da “massonerie” potenti appollaiate col “Padrone del mondo” al vertice della Piramide; queste dispongono di un enorme potere e di risorse finanziarie spropositate che noi, poveri, non siamo capaci neanche di immaginare. In tale vicenda i “nostri” minuscoli politicanti, relatori, segretari, presidenti, giudici, imbonitori delle televisioni, ripetitori di “poesie” imparate a memoria..., sono manovalanza  precaria e stagionale – appaiono, danneggiano e scompaiono –; una manovalanza, tuttavia, indispensabile per trasformare e annientare la società secondo gli ordini del “Padrone” e delle suddette “massonerie”.

 

Perché lo fanno? Cosa ci guadagnano? La domanda me la poneva  un amico riflessivo e pensante nella chiesa di San Biagio a Cassino; essa non è di poco conto, visto che l’attuale stato della Famiglia produce danni più e meglio di quanti ne produceva prima del 1970: moltiplicazione del disordine morale, civile e fisico, divisioni fra coniugi, convivenze “civili” a tempo e a prova, fallimenti “improvvisi” delle stesse, abbandoni di bambini innocenti contesi tra lui e lei con enormi conseguenze psicologiche sulla loro vita e sconquassi in tutta la società, uccisioni di donne e di poveri figli, uomini assassini, disperazioni e suicidi…

 

Qualcuno, forse, pensava che dopo avere scosso le fondamenta di una istituzione portante come la Famiglia, ci sarebbe stata la “pace degli angioli”? Per abbozzare una qualche risposta, non posso che ricorrere a un “piano superiore”, cioè al peccato originale e a quello che chiamavano “misterium iniquitatis”. Del resto anche il buon Vescovo Suetta dice che “l’obiettivo più profondo [della “legge”] è teologico, corrisponde alla ribellione di Satana al disegno di Dio”. Capisco che questo “ricorso” alla “teologia”, mischiato di mie parole in “latinorum”, farà sorridere qualche intellettuale che mi darà del “talebano”, “intransigente”, “integralista”; ma io, dopo aver visto e sentito ormai la più parte di cose che mi toccava vedere e sentire nella vita, non trovo altra via da percorrere per rispondere a quella domanda da un miliardo di “euri”.

 

Infatti per la risposta non possono aiutarmi i filosofi, i giornalisti, i ripetitori di lezioni imparate a memoria, meno che meno i politici sparaparole; e allora resto ancorato alla sana Dottrina cristiana che può contare sulla esperienza di migliaia di anni; questa, nonostante errori ed omissioni  anche gravi di uomini di Chiesa passati e  presenti, attinge ad una “agenzia” – mi si perdoni il termine volgare – sicura e provata che ormai dura da oltre 20 secoli. Ecco, io fin da bambino, i miei Genitori che mi hanno battezzato, e, prima di loro, i miei Nonni abbiamo sempre frequentato questa “agenzia”: gli “sparaparole”, come li chiamo io, in primis, ovviamente, i post-comunisti del Partito Democratico che in questi giorni d’estate, silenziosamente, ci preparano il piatto dell’“omofobia”, sono nati ieri!

 

Carmelo Bonvegna

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 10/05/2021