Il cognome Consolati discende dai Càtari?

La possibile origine di un cognome presente prevalentemente in alcune parti d’Italia.

A chi non è mai capitato almeno una volta di farsi qualche domanda circa la provenienza dei cognomi di famiglia? E a chi è capitato di trovarne una o più, oppure diverse in disaccordo tra loro? Certo si vive anche senza sapere niente al riguardo, ma se capita di mettersi alla ricerca a volte si incappa in qualcosa di inaspettato.

A me è successo per vie traverse, in quanto non direttamente cercato attraverso i soliti canali della ricerca genealogica ma durante una indagine su tracce della presenza dei Càtari intorno al lago di Garda.

 

Così ad un certo punto sono incappato in un mensile della comunità parrocchiale di Torri del Benaco (del maggio 2011) in cui si mettono in evidenza le origini di alcune famiglie presenti da tempo in quel luogo.

 

Ciò che mi ha colpito è stata l’affermazione che Consolini e Consolati sono probabilmente cognomi di derivazione càtara. Infatti chi ha scritto tale articolo fa risalire la matrice di tali cognomi al fatto che l’unico sacramento in vigore presso i Càtari era chiamato “Consolamentum”, per cui a volte essi erano chiamati “I Consolati”, ovvero coloro che avevano ricevuto il Consolamentum.

 

Questo fatto mi tocca particolarmente perché sono nato nei pressi di quei luoghi e Consolati è il cognome della famiglia di mia madre. Ma ancora di più perché, come ricordano fonti autorevoli, non solo Dante aveva a che fare con i Càtari, ma questa comunità eretica aveva sancito la totale parità uomo-donna al punto che molte di loro erano sacerdotesse. Da tale eresia, diffusasi, in varie sfumature di professione e comunità organizzate, dall’Asia a tutta l’Europa, particolarmente nel sud, emanarono principi vitali e valori che pervasero a tal punto le anime dei loro aderenti, ma anche dei loro oppositori, da rendere indelebili il ricordo e le tracce del loro passaggio. Con la sola differenza che nei loro discendenti divennero possesso interiore profondo, anche se molto spesso solo latente e dimenticato, mentre il loro ricordo a livello culturale, quindi esplicito, è, paradossalmente, portato continuamente alla osservazione storica proprio da coloro che li combatterono e che avevano fatto di tutto per cancellarne definitivamente la memoria. Una legge del contrappasso che Dante ricorda assai bene nella sua “Comedia”, insieme ad una serie di indicazioni di valori evidentemente càtari o a punti di osservazione del processo del divenire “essere umano” che ammiccano a principi propri di tali eretici.

 

Tuttavia l’azione degli oppositori produsse nel popolo le sue conseguenze se è vero che nella lingua occitana, ancora tenuta in vita in alcune valli piemontesi, il termine “Bogre” (bùlgaro) è detto in senso dispregiativo e nel dialetto bresciano “lènguo de càtaro” (malalingua di càtaro) ha la stessa valenza, come anche “brut marsù” (perfido Marcione, altro eretico).

 

Va detto che Brescia e provincia per lungo tempo furono luoghi in cui si rifugiarono molti movimenti eretici, per esempio i dolciniani in Val Camonica, come riportato dagli annali storici della chiesa cattolica locale e dagli scambi intrattenuti da essa con il suo centro romano.

 

Ma al di là di ogni altra considerazione, del tentativo di far sparire ogni traccia visibile di quei “puri”, “buoni uomini”, “bùlgari”, dei roghi e delle altre “amene atrocità” commesse in nome del “supposto bene” da parte “dei servitori di Dio” di quei tempi, fa sorridere, con una sorta di tranquilla coscienza, che niente può fermare la verità e la giustizia “Altra”, al punto tale che siano proprio coloro che furono i più acerrimi nemici a riproporne la memoria attraverso le correlazioni con alcuni loro discendenti.

 

I Consolati, appunto!

 

E se anche questa non fosse la verità, tutta la verità, niente altro che la verità, non importa; serve comunque a non perderne memoria. Allo stesso modo in cui Dante cita e fa parlare in modo indiretto fatti e personaggi per salvare la propria opera e se stesso da una fine simile.

 

La storia si ripete e non si cancella mai.

La verità torna sempre a galla!

E i Càtari “Pure”! (femminile di “Puri”, ovviamente!).

 

grafica e testo

pietro cartella

 

riferimenti:

1 - Conoscere il Baldo – Garda – CTG-6 Ambiente e tradizioni

https://www.slideshare.net/luigiperottiio/conoscere-il-baldo-garda-ctg-6-ambiente-e-tradizioni

2 - Rivista - GN mensile del lago di Garda – LDP Editore

Settembre 2015 Anno 7 numero 9

Articolo: Torri del Benaco, i suoi antichi mestieri e le famiglie. Giorgio Vedovelli, scrittore e studioso del Garda, ci racconta la Torri che fu, attraverso la sua gente

http://www.gardanotizie.it/app/wp-content/uploads/2015/09/Gienne_Settembre_2015_Web.pdf

3 - La vita della Comunità - Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco - Maggio 2011 - Anno 13 (n° 150) – Altre famiglie presenti a Torre agli inizi del 700. (non più reperibile sul web)

4 – Dante e il Catarismo

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=39261

ed altri articoli della stesso Autore.

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Articolo pubblicato il 16/05/2021