Speranza

Per Dante, di cui sta ricorrendo il settecentesimo anno dalla morte, nello spirito della sua Commedia, “Speme” è “uno attender certo de la gloria futura”. Per Nietzsche, che teorizza una umanità di superuomini, “Hoffnung” è la virtù dei deboli. Per me, nel tempo incerto del vivere quotidiano, Speranza” è una attesa vitale, non un semplice desiderio; è l’ardente aspettativa, oggi, che per forza di cose devono svaporare le nebbie pandemiche calate a velare l’avvenire del mondo.

La Speranza non è passivo ottimismo, è virtù combattiva, è sentimento che non abbandona mai nessuno, che dà forza per affrontare il turbinoso presente e aiuta a viverlo con ragionevolezza, nella proiezione di positive risoluzioni. Con Fede e Carità, la Speranza è una virtù teologale, secondo la dottrina cattolica e, certo, è “una virtù rischiosa”, come dice Papa Francesco, per il quale, è “la più umile, perché rimane nascosta”; ma è la più forte delle virtù, perché rende tenaci, proattivi, risolutivi.

Non è solo la Pazienza la virtù dei forti. Pazienza e Speranza sono il comune patrimonio dei forti, che, pur se tali, possono talvolta perdere la Pazienza e lasciar “spegnere” la Speranza. Ma, “Disgraziato chi la spegnesse”, si legge nel “Libro completo dei Riti massonici” di Salvatore Farina, scaricabile dal Web senza vincoli e in modo gratuito (*).

Intenet ha sdoganato il preteso segreto massonico, permettendo la consultazione, senza riservatezza alcuna, anche dei manuali formativi sull’avanzamento dell’iniziato lungo il cammino dell’ordine, fino al terzo grado e del rito, a seguire, fino al 33° e ultimo grado. Il CAPITOLO XXXVII del libro del Farina è dedicato al conferimento del titolo di Principe di Rosa Croce a chi raggiunge il 18° grado del Rito scozzese e si accinge a metabolizzare che l’uomo ha bisogno di Speranza.

Spegnerla significa, tra l’altro, privarsi del piacere dell’attesa, come scrive Leopardi, che considera la Speranza il bene maggiore dell’uomo, proprio perché gli concede questo piacere, pur nel timore della incertezza, che sempre caratterizza ogni promessa futura.

La Speranza, “sogno d’un uomo sveglio”, come diceva Aristotele, è presente in ogni cultura e in ogni tempo. È la dea che nel vaso di Pandora, quando tutti i mali dell’umanità uscirono a pervadere il mondo seminando sciagure massivamente, restò lì immobile, costantemente radicata nell’anima degli uomini: “Spes, ultima dea”, muore con chi la porta nel cuore e alla Speranza si aggrappa disperatamente, come ultima risorsa.  Ma la saggezza popolare a questo aforisma ne contrappone un altro, perché vede nella Speranza un Giano bifronte: “Chi di Speranza vive, disperato muore”.

Il significato ambiguo del termine Speranza è più rilevante nelle parole Fortuna e Salute: buona o cattiva?  Ma preferiamo pensarla come Emily Dickinson: “La Speranza è una creatura alata – che si viene a posare sull’anima – e canta melodie senza parole – senza smettere mai”; e apprezziamo Papa Francesco, quando dice che “La Speranza fa entrare nel buio di un futuro incerto per camminare nella luce”. La Speranza solleva lo sguardo dell’uomo disperato, per la verticale del filo a piombo della propria vita, dal buio costrittivo del suo terreno Nadir alla solarità zenitale dell’immenso cielo di tutti.  

Abbiamo bisogno di Speranza sempre e, oggi, di una Speranza affidabile e motivata, che ci traghetti fuor dal “pelago” della tempesta presente “alla riva” di uno stabile futuro. E possiamo, e dobbiamo coltivarla la Speranza, restando giovani dentro, memori del fatto che “Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della Speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”: lo ha scritto non tanto tempo fa Bob Dylan: cantautore, compositore, musicista, poeta e Premio Nobel per la letteratura nel 2016, compirà 80 anni il prossimo 24 maggio.

Se il ricordo affiorasse spontaneo, d’una Italia in questo stesso giorno del 1915 entrata inopinatamente nella Grande Guerra, e muovesse a turbamento comparare i morti d’allora con quelli d’oggi, con atto volitivo del nostro bene futuro, teniamo aperto l’oblò della Speranza, e cammineremo nella luce. Si vales, vàleo.

 

(*) https://pdfcoffee.com/il-libro-completo-dei-riti-massonicipdf-pdf-free.html

armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 15/05/2021