Il nuovo passaporto verde, misura preventiva oppure un ulteriore strumento di controllo?
Tra i tanti provvedimenti destinati al contenimento di questa pandemia ormai quotidiana compagna di novelle, aggiornamenti e numeri, il green pass si presenta come un prossimo, futuro passaporto, nato per monitorare la vaccinazione anti-CoViD, ma anche strumento aperto a futuri scenari di un ipotetico controllo.
Come tutte le novità “imposte” per far fronte a momenti di emergenza, c’è il rischio che questo nuovo permesso di transito possa diventare un tracciato in più sulle nostre libertà di spostamento, anche a emergenza sanitaria, si spera, sconfitta e superata?
Le 17 accise sui carburanti, che pesano per il 48% sul costo della benzina, inventate per far cassa in momenti di emergenza, versamento extra al soccorso dello Stato, fanno testo; sono ancora lì, a partire dagli anni 60, nonostante il superamento delle rispettive urgenze.
Noi figli di una società di app, di chip, di card, di telecamere e di 1000 diavolerie che registrano ogni nostro gesto e tra un po’ anche il pensiero, ci poniamo una domanda: “alla fine dell’emergenza, verrà abolita questa forma di passaporto sanitario che sembra fatto apposta per ricontrollare quella libertà di movimento tra gli Stati che si era raggiunta con il trattato di Schengen e l’Europa unita?
Nel frattempo, in questo clima di “liberi tutti” & fine dei coprifuoco che si sta aprendo a una nuova stagione estiva, il green pass potrebbe diventare un passepartout per il ritorno alle resse nelle discoteche, così come propone il protocollo sanitario consegnato al Comitato Tecnico Scientifico dai gestori delle discoteche. Protocollo che, oltre alla carta verde, comprende l’obbligo di mascherina, ma non il distanziamento sociale.
Nel frattempo, la Commissione Europea ha proposto una variante ora all’esame del Consiglio Europeo, che consentirebbe la libera circolazione in Europa di tutte le persone vaccinate anche prima dell’entrata in vigore del green pass.
Altresì, la Commissione Europea ha proposto di consentire l’ingresso nella UE non solo a tutte le persone provenienti da paesi caratterizzati da una buona condizione sanitaria rispetto alla pandemia, ma anche a coloro che provengono da altri paesi, purché vaccinati con un siero approvato dalla stessa UE, con la possibilità di estensione a quelli che hanno completato i periodi di verifica per l’utilizzo in situazioni di emergenza, previsti dalla OMS.
Dunque, ritornando al green pass, c’è aria di libera uscita. In Italia, come annunciato in discorso pubblico da Mario Draghi, poiché quella europea dovrebbe essere completamente operativa entro la metà di giugno, una “carta verde” e messa dal governo italiano sarà già disponibile entro la metà di maggio.
La notizia è in simbiosi con la tanto auspicata ripresa del settore turistico, al quale, sicuramente darebbe una mano. Dunque fin qui poco da dire sulle buone intenzioni di una carta in più. Rimane un certo silenzio sulla sua ipotetica durata.
Per questo, rimane un sano e cartesiano dubbio su un suo ipotetico ruolo in questo mondo “Matrix” sempre più reale, così come un velato sospetto: non è prevista una carta verde a tempo limitato, perché Sua maestà Covid 19 e l’andare delle sue varianti, detteranno le regole della convivenza per ancora molto tempo? Quindi il business delle inoculazioni e i grafici su guarigioni e morti, è già previsto che faranno parte del nostro futuro? Come si suol dire: lo scopriremo solo vivendo.
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Articolo pubblicato il 17/05/2021