Torino. Paolo Damilano quando sarà confermato candidato sindaco per il centrodestra?

Ieri si è tenuto il tavolo romano di tutte le componenti del centrodestra, subito rinviato

Ieri s’è aperto il tanto atteso tavolo romano del centro destra che ha iniziato ad occuparsi della designazione dei candidati sindaci per le prossime elezioni amministrative che riguardano le principali città italiane, tra cui Torino. Nessuna intesa definitiva si è raggiunta e i lavori sono stati aggiornati ai prossimi giorni. Per quanto concerne Roma e Milano, la scelta che dovrebbe essere definitiva nasce dopo la rinuncia di candidati di rango quali Gabriele Albertini e Guido Bertolaso.

Per Torino, la designazione dovrebbe cadere su un candidato già in pista da mesi, tra l’indifferenza generale. Con lo sguardo alle vicende per certi versi competitive e frizzanti delle altre città, da noi si è determinata una situazione un po’ sui generis. Paolo Damilano, industriale del food&beverage, è sconosciuto ai più , ma intende vivere esperienze pubbliche. E’ stato presidente del Museo Nazionale del Cinema dal 2015 al 2018, in precedenza, dal 2013, presidente della Piemonte Film Commission, su designazione dei centrosinistra  e nei prossimi cinque anni sarà membro del comitato tecnico delle ATP Finals.

In vista delle ultime elezioni regionali, la sua candidatura alla Presidenza della regione per il Centro destra era stata caldeggiata dall’entourage del ministro Giorgetti. Scelta che era poi caduta su Alberto Cirio, l’attuale presidente. Quando si è iniziato a discutere su candidature per lo scranno  più alto di Palazzo Civico, sempre Giorgetti, tra l’indifferenza dei partner del centro destra, tornava a caldeggiare l’opzione Paolo Damilano. Ma, sia per lo spostamento delle scadenza elettorale all’autunno, che per l’esigenza di far uscire la designazione ufficiale dal tavolo romano della coalizione, tutto rimaneva bloccato.

Nel frattempo, da alcune dichiarazioni, Damilano cercava di scolorire la casacca partitica per vestire quella di candidato Civico, presentandosi con lo slogan “Torino bellissima”, che subito ha incontrato facili ed anche scontate ironie, circa le ciclopiche problematiche di natura economico e sociale che travolgono Torino dopo vent’anni di amministrazione di sinistra e dei grillini lontani  dalle necessità emergenti della città.

A metà del guado, le spartizioni nazionali apparivano già compiute e anche Forza Italia che aveva fatto quadrato, puntando su Claudia Porchietto, conosciutissima e passata vincente a più competizioni elettorali, accettava supinamente la scelta Damilano. Che potrà succedere nelle prossime settimane? Le scelte romane dovranno poi ricadere sulle segreterie cittadine dei partiti di centrodestra. Si dovrà rilanciare il profilo del candidato, ma in modo particolare definire il programma elettorale per dare una svolta a Torino.

Sarebbe bene che qualcuno da quelle parti non dimentichi che il sindaco di Torino è anche sindaco della Città Metropolitana, con le montagne olimpiche e le tanto bistrattate valli di Lanzo che necessitano di strade sicure ed infrastrutture di ogni genere. Così prima di proporci di andare a sciare in via Roma, il candidato Damilano, potrebbe fare un tour nella provincia d’Italia con maggior numero di comuni, comprendere le caratteristiche dei luoghi, le peculiarità e poi passare alle scelte prioritarie.

Ma, a prescindere dalla retorica del nastro di partenza, quale fervore potrebbero metterci i leader locali dei partiti per far conoscere ed apprezzare Paolo Damilano? In questi mesi ci siamo resi conto che i giornaloni, pur in assenza di designazione  ufficiale, lo danno già sindaco eletto, tenuto anche conto delle insussistenze del campo avverso, ove la scelta  di candidato e programma sono ancora lontani. Designazione post primarie in casa PD comunque condizionata dalle pressioni di Letta, dei cattocomunisti e del Leu Grimaldi che auspicano un accordo con i grillini per il ballottaggio, tralasciando gli strascichi delle impostazioni fallimentari della giunta Appendino e dei suoi somari.

Circola anche voce che Damilano goda di appoggi importanti, non ancora usciti allo scoperto. In ultima analisi, a prescindere dalla suasion dei segretari di partito, saranno ancora i cittadini arbitri del voto. Quali elementi catalizzatori ha in serbo Damilano per recupere il tempo perduto e bucare l’attenzione degli elettori? Lo sapremo forse nei prossimi giorni.

Intanto tra i ritardi del centrodestra, le contraddizioni del centro sinistra e le scelte mostruose che ancora in questi giorni Chiara Appendino sta compiendo ( dal diniego dell’utilità delle ferrovia che rapidamente collega l’ospedale san Luigi di Orbassano, alla piste ciclabili omicide che stanno sorgendo ovunque), le liste alternative già ufficializzate o in gestazione, stanno sommando pronostici positivi.

Sino a pochi  giorni fa, circolava la voce della formazione di una lista riformista, stile Castellani con radicali, Renziani e seguaci di Calenda, per contrastare l’estremismo del PD. Ora starebbe emergendo un approccio verso Damilano, favorito da Enrico Costa. Da tempo è già in pista Mino Giachino con i tentacoli particolarmente attivi e rivolti alla diaspora democristiana, è particolarmente euforico, perché si aspetta di raccogliere voti favoriti dallo scarso appeal dei competitors, anche se continua a tenere il look un po’ tanto compassato.

A bocce ferme rimaniamo in attesa di conoscere ciò che di concreto potrà proporre Damilano, oltre alle proposte delle liste civiche e alternative che non dovrebbero ridursi a meri cartelli ideologici, ma convincere gli elettori che, attendono una svolta idonea a rilanciare Torino, oltre le grettezze e le rinunce degli ultimi vent’anni. Discorso apertissimo sul quale torneremo presto.

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Articolo pubblicato il 25/05/2021