È sempre davanti ai nostri occhi …

… mentre lo cerchiamo ostinatamente chissà dove!

 

 

Parte seconda del quattordicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 20 dicembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

 

 

Il nostro corpo ha caratteristiche e capacità di cui non abbiamo una esatta percezione; tuttavia esse sono di gran lunga superiori alle nostre più fantascientifiche ipotesi. Inoltre il corpo fisico non è tutto, ma viene sostenuto da un più vasto e ancora più potente sistema vitale praticamente sconosciuto anche ai più arditi scienziati: come stupirsi allora se può affrontare situazioni ritenute impossibili. Sono ritenute impossibili solo perché siamo ignoranti in materia, riguardo a cosa sia un sistema umano. 

Quest’ultimo dato di fatto è evidente dal momento che se dovessimo coscientemente riparare una ferita direttamente dall’interno, anziché lasciar fare al corpo, non ne saremmo capaci; infatti siamo costretti ad intervenire dall’esterno con disinfezioni, suture e medicazioni con tutti i limiti del caso. Tale modo di agire, non in sintonia con i processi naturali di riparazione, lascia, come effetti collaterali, aderenze e cicatrici che riducono sensibilmente la capacità funzionale della zona riparata.

 

Noi siamo molto di più di ciò che pensiamo, ma ci esprimiamo limitatamente a quello che riusciamo a pensare. Ogni volta che pensiamo di aver scoperto qualcosa, anziché ricavarne una risposta, ci si pongono ancora maggiori interrogativi.

 

Se dovessimo decidere di essere coscienti di ogni cosa che facciamo, non ci basterebbe una vita intera per digerire un solo pasto, per seguire la concatenazione di fatti che devono accadere perché ciò accada e dare ad ogni passaggio di tale processo gli ordini corretti e necessari.

 

Certamente dal punto di vista generale abbiamo grandi possibilità poiché il nostro sistema è stato ideato per fare cose inimmaginabili … cioè cose che siamo quasi totalmente incapaci di immaginare.

Il nostro sistema è stato ideato ad immagine e somiglianza dell’Origine; ma anche questa affermazione siamo incapaci di immaginare cosa significhi realmente, perché non sappiamo comprendere cosa significhi Origine di Tutto, Tutto ciò che viene detto in proposito è solamente vana speculazione di parte secondo la provenienza di chi ne parla, scienziato, filosofo, religioso, matematico saltimbanco o sottoscritto. Però nulla ci impedisce di cercare!

 

Noi attualmente siamo, se tutto va bene, ancora in una fase embrionale umana

poiché non siamo neppure completi biologicamente, essendo la parte mentale un abbozzo di sistema non ancora sufficientemente in grado di svolgere il proprio compito. Il pensiero di cui andiamo tanto orgogliosi è ancora succube delle emozioni e dei desideri, non è libero e non è capace di emettere una espressione che sia generata direttamente, senza interventi di altro. Per esprimersi ha bisogno di essere stimolato da qualcosa di esterno a sé stesso, e ciò che esprime è in stretta relazione con lo stimolo che riceve.

Se pensiamo a quanto si muove dentro di noi a nostra insaputa, possiamo anche cogliere la palla al balzo per dire: così come noi non conosciamo la gran parte di ciò che ci accade durante la vita, ancor più non conosciamo ciò che ci accade nel periodo ancora più lungo che viene definito impropriamente morte. Infatti la vita non si ferma mai; semmai ci appare così è solo perché cambia modi di esprimersi e mezzi per farlo, senza chiedercene il permesso e senza preoccuparsi di cosa ne pensiamo in proposito.

Svaniscono le forme apparenti, alle quali ci attacchiamo e con le quali ci identifichiamo, quelle forme che per noi sono tutto solo perché non riusciamo a comprendere altro e vedere un po’ più in là della punta del nostro naso.

 

Non riusciamo a comprendere per esempio che sia possibile un cambio di stato di noi stessi come avviene per la materia, pur rimanendo salvaguardata la stessa essenza. Basti considerare l’acqua che può presentarsi dura come il ghiaccio e con forme riconoscibili, oppure liquida come acqua corrente o placida, che prende la forma del contenitore in cui si trova, oppure vapore impalpabile ed invisibile, senza alcuna forma definita e permanente. Uno scienziato pazzo potrebbe facilmente dire che è solo una questione di forza di coesione e rapporti di distanza molecolare, ma non occorre esserlo per poter osservare tutto ciò ad ogni istante, poiché è sempre presente senza dover disporre di un laboratorio di ricerca speciale.

 

È sempre davanti ai nostri occhi ma per noi è come se non ci fosse.

 

Così avviene anche per le diverse parti di cui siamo costituiti, di cui, se tutto va bene, percepiamo solo una piccola parte del corpo fisico.

 

Infatti non sono cosciente di cosa stia digerendo il mio corpo in questo momento, non so quali muscoli si stanno muovendo per permettermi di respirare, non so cosa sta riversando la cistifellea, non so quanti ormoni stanno circolando nel sistema sanguigno e quali ordini trasmettono ai vari apparati, né come si relazionano ad essi gli impulsi del sistema nervoso; potrei fare un elenco infinito di cose di cui non mi rendo conto mentre avvengono e poco cambierebbe se anziché essere chi si trova a scrivere in questo momento, fossi il più grande degli scienziati in materia. Potrei solo descrivere meglio quei processi che sono stati studiati, e di cui nessuno è realmente certo, ma continuerei a non riuscire a percepire niente di ciò che mi sta succedendo.

 

Non sono cosciente di cosa stia stimolando la mia mente ad emettere pensieri … non sento praticamente niente di tutto ciò … eppure mi sento autorizzato a parlare di quanto sto descrivendo. Da dove proviene ciò che sto dicendo? Chi o che cosa mi induce a farlo? Come posso sapere se quello che sto dicendo è, o non è, quello che sembra? Semplice! Non lo so! So solo che lo sto dicendo e basta!

 

Quindi ripeto l’avvertimento: nessuno possiede la verità, sebbene possa esserne strumento inconsapevole. Ognuno si deve prendere la propria responsabilità nel valutare ciò che qualcuno altro scrive in relazione alle proprie esperienze.

 

Siamo ancora, nel migliore dei casi, esseri in divenire, ancora incompleti e quindi come potrebbe essere che qualcuno di noi esponga qualcosa di completo e certo?

 

Però abbiamo le possibilità di cercare oltre gli schemi preconcetti, di non attaccarci a quelle che crediamo verità definitive … e questo è già grandioso!

 

Quello che ci bastava fino a ieri oggi non è più sufficiente a giustificare il perché della nostra esistenza, quello che ci succede o quello che percepiamo solamente; sentiamo che manca qualcosa, che non può essere tutto lì! Ecco la ragione per cui si dice che qualcosa di nuovo deve nascere dentro di noi. Qualcosa di più … di diverso … di vero! Questo viene raccontato in molte scritture sacre e miti … e non sono solo memoria di qualcosa (come il Natale) che è avvenuto e non accadrà più, bensì sono la descrizione di ciò che accade sempre in un essere umano che persegue lo scopo della sua esistenza.

 

Questa spinta muove ogni aspetto della vita, anche la più banale, andando molto al di là di una semplice ragione di sopravvivenza biologica. L’anelito a colmare quel vuoto che si sente, quella mancanza di un qualcosa di essenziale, è ciò che spinge l’essere umano ad andare oltre i propri limiti.

 

Continua nel prossimo articolo.

 

foto e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 28/05/2021