Imprevedibile o inaccettabile, scomodo o irritante?

Ogni cambiamento è sempre diverso da come ci piacerebbe che fosse!

 

 

Parte quarta del quattordicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 20 dicembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

 

 

Come si fa ad ammettere che ogni singolo bambino abbia bisogno di cose e situazioni specifiche per sviluppare il proprio specifico programma di vita?

 

Riporto uno schema che lo esemplifica … sicuramente alcuni di voi lo ricorderanno …

 

Certamente non voglio dire che sia colpa di qualcuno in modo particolare; a questo siamo giunti tutti insieme, semplicemente a forza di azioni deviate per ignoranza o dimenticanza delle leggi fondamentali della vita, avendo voluto e continuando a voler correre dietro solo alle cose che ci fanno piacere o crediamo giuste.

 

Se però desideriamo onestamente porci di fronte alla realtà delle cose dobbiamo avere la pazienza di farci delle domande evitando di rispondervi secondo stereotipi, convenzioni e abitudini. Dobbiamo accettare che le risposte che arrivano da dentro di noi ci disorientino, ci costringano ad uscire dai nostri schemi ed equilibri che difendiamo contro tutto e contro tutti. Tutta la nostra impalcatura di vita deve essere rimessa in discussione se non addirittura demolita e sostituita.

 

Abbiamo spesso ricordato che le crisi sono opportunità di cambiamento e il cercare di superarle facendo di tutto per ritornare ad uno stato precedente ne vanifica il senso ed è comunque uno sforzo inutile; niente può tornare ad essere come prima di una trasformazione, per fortuna; se così fosse, niente potrebbe mai cambiare: immaginatevi come sarebbe il mondo e noi stessi!

 

Ecco perché quando non vogliamo “coscientemente e responsabilmente” seguire il cambiamento necessario siamo “gentilmente” invitati a farlo attraverso una crisi, non importa se interna o esterna, personale o collettiva, locale o planetaria.

 

Ho la grande fortuna di lavorare insieme ai giovani. Oggi molti di loro sono bistrattati e vengono giudicati facendo di ogni erba un fascio. Si dice che non capiscono, che non hanno voglia di far niente, che vivono in un altro mondo, insomma … una sequenza di luoghi comuni. Ma è proprio vero?

O c’è qualcosa che ci sfugge e che non vogliamo vedere?

 

I giovani con i quali sono entrato in relazione in questi ultimi sei anni hanno evidenziato grandi differenze tra di loro, e quelli dell’ultimo anno, a parità di età, sono molto diversi da quelli di sei anni fa. Per chi li giudica senza osservarli veramente, sembrano tutti uguali, ma non è così. Ci fa comodo pensarla così e allora continuiamo a ripetercelo l’un l’altro per rinforzare la nostra convinzione. Ognuno vede quello che vuole vedere a dispetto della realtà, falsando i dati evidenti. Prova tangibile ne sia il fatto che i mass media ripetono ossessivamente i fatti di cronaca nera e quasi mai quelli edificanti; così si amplifica e sclerotizza la convinzione dell’opinione pubblica.

 

I giovani che ho incontrato in questi ultimi hanno mi hanno lasciato di stucco, stupefatto; sono già in grado di fare cose che io non sono in grado di fare. Infatti quando mi chiedono: come faccio a fare questa cosa? … sono costretto a rispondere che cosa farei secondo la mia esperienza, e a vederli fare quasi sempre in modo diverso da come suggerito, giungendo egualmente all’obiettivo. E spesso le loro sono soluzioni migliori di quelle che ho suggerito. Quindi devo ammettere che sono io ad avere imparato da loro anziché il contrario.

 

Questo fatto è grandioso ed è la prova che il cambiamento è necessario anche se significa dover ammettere che dobbiamo continuare ad imparare da chiunque si presenti.

 

IDP … forse oggi sì, … però una volta il professore non accettava ...

 

No, perché aveva timore di perdere la propria identificazione con un ruolo autorevole, agendo di autorità invece di come necessario. Invece il rispetto delle persone si acquisisce senza imporglielo, quando metti a disposizione tutto quello che hai, ma sei sempre pronto e disponibile a cambiare, a conoscere nuove cose. Significa che tutti abbiamo sempre da imparare, indipendentemente dalla situazione in cui viviamo. Poterlo fare insieme è una grande occasione per facilitare il cambiamento, per facilitare le cose e renderle più leggere.

 

Infatti quando usciamo dalle lezioni, tutti siamo cambiati: loro perché hanno fatto cose al di là della loro “presunta incapacità” ed io perché ho visto accadere qualcosa di “non prevedibile” da cui ho imparato qualcosa di nuovo. Questo mi ha permesso di continuare a vivere senza richiudermi in difesa di quanto già acquisito.

 

Nessuno sa tutto, … io spesso non so neppure quello che dico se non dopo averlo detto. Lo scoprirò più tardi quando trascriverò la registrazione della lezione e mi troverò a dover comprendere cosa significano quelle parole per poterle rendere comprensibili anche a coloro che leggeranno successivamente. E qualche volta dovrò correggere qualche affermazione o ammettere di aver sbagliato qualcosa.

 

Noi abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei giovani come nei confronti di ogni cosa che facciamo. La società in cui viviamo è lo specchio puntuale di cosa abbiamo fatto della nostra responsabilità, delegandola ad altri. Abbiamo delegato tutto, anche la nostra dignità!

Cerchiamo di gestire la nostra vita attraverso modelli di comportamento abitudinari.

Si fa così perché così ha detto tizio, o perché si è sempre fatto così. Può anche essere giusto agire così, ma devo esserne consapevole e non agire automaticamente così. Non si possono passare decenni a fare le stesse cose prima di rendersi conto che potevano essere cambiate in cinque minuti!

 

IDP … io litigo sempre con i miei figli quando mi dicono che devo aggiornarmi … telefonini e altro; ma io non voglio, non mi piace …

preferisco stare come sono … per me stanno portando alla distruzione …

 

Ognuno segua la sua strada! Giusto o sbagliato che possa sembrare o sia!

 

IDP … sto guardando cosa sta succedendo per via di queste cose …

 

… così come noi abbiamo esagerato con quaranta anni di fabbrica … dobbiamo permettere ed accettare che loro facciano così con altre cose o situazioni.

 

IDP … tutti esageriamo! Ci hanno fatto esagerare …

 

… ma noi abbiamo accettato!

 

IDP … ma si doveva lavorare!

IDP … noi stiamo dicendo dei giovani le stesse cose che gli anziani dicevano di noi quando eravamo giovani …

 

… tutti hanno qualcosa da dire rispetto a ciò che li costringe ad uscire dal proprio equilibrio …

 

IDP … tutte le innovazioni spiazzano!

 

… ognuno deve fare la propria strada senza porre limiti a quella altrui o esserne limitati. Deve esserci libertà reciproca. La libertà “costringe” a cambiare, a non restare chiusi nelle proprie prigioni. Per questo si dice che è scomoda.

 

IDP … Ecco, la libertà! … se non mi piace non lo faccio! … non ma dai impara, fai … non voglio! Non mi va! Tecnologia troppo moderna (idp : risate)

 

… Ci sono vantaggi e svantaggi come in ogni cosa!

Anch’io non ho aggiornato il mio computer.

Quando ci fu la trasformazione dal disegno manuale a quello a computer, anche io non volli adeguarmi subito alle pressioni che venivano fatte, all’onda emotiva che diceva: se non si passa al computer non potremo più lavorare. Infatti molti di quelli che fecero così fallirono. Io invece chiusi semplicemente la ditta e la riaprii dopo che la trasformazione era avvenuta; tuttora lavoro con il computer per quello che occorre. Quindi la trasformazione non si può impedire, ma non ci si deve far travolgere dalle spinte emotive del cambiamento, adeguandosi alle necessità secondo i propri tempi e modi, altrimenti si rischia la catastrofe.

 

Occorre fare le proprie “scelte” per quanto possibile e non essere costretti a subirle per paura. Tali scelte devono essere guidate da una necessità effettiva, non presunta. Così se il vecchio computer continua a fare egregiamente il suo lavoro, non lo cambio semplicemente per sostituirlo con uno più recente. Quando sarà necessario cambiarlo, allora vedrò cosa mi serve “davvero” “in quel momento”.

 

Accadrà esattamente come a noi che dopo una vita di esperienze di ogni genere, avendo maturato una coscienza sufficiente, faremo maggiormente attenzione a fare solo quelle esperienze necessarie, per non sprecare risorse ed energie. Certo che a tutti piacerebbe poter fare tutto quello che ci piace o passa per la testa; tuttavia la durata di un’esistenza ne limita le possibilità e quindi è preferibile stilare una lista delle priorità per evitare di trovarsi alla fine senza aver fatto quelle esperienze veramente essenziali.

 

Continua nel prossimo articolo.

 

foto e testo

pietro cartella

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/06/2021