Il Museo del Gran San Bernardo tra archeologia, storia e natura

di Alessandro Mella

Avrei potuto aprire questo breve articolo con l’espressione “I musei che non ti aspetti” perché in fondo di questo si parla.

In una giornata di sole, magari estiva, vale davvero la pena salire al passo del Gran San Bernardo per godersi paesaggi, clima montano, bellezze e la ricchezza di quell’ambiente alpestre che circonda ed abbraccia chi vi giunge.

Ma c’è di più, molto di più, in seno all’antico Ospizio che vide passare Napoleone ed oggi accoglie la salma del suo eroe di Marengo, il generale Desaix.

La benemerita Fondazione Barry, a lato del suo allevamento visitabile (con tanto di coccole ai magnifici cani che vi si trovano) cura e tutela un museo di cui è previsto un prossimo ampliamento da collocarsi nell’Ex Caserma.

Le raccolte sono disposte lungo un percorso che ripercorre la storia del luogo e le sue caratteristiche naturali attraverso reperti, monete, opere d’arte, minerali, fauna, flora e così via.

Colpisce la ricchezza della collezione di epoca celtica e romana soprattutto perché frutto dei ritrovamenti effettuati sul posto nel corso delle campagne di scavo tenutesi al Piano di Giove al quale era dedicato un tempio votivo caro ai viandanti del tempo.

Gli scavi, diverse campagne tra settecento, ottocento e novecento, permisero di individuare i resti del tempio e perfino gli edifici di pertinenza ove i viaggiatori potevano nutrirsi, ferrare i cavalli, far incidere le tavolette ex voto (ritrovate in abbondanza ed esposte in parte).

Del resto il pianoro era frequentato da mercanti, pellegrini e soprattutto militari delle legioni imperiali in rientro in patria. Tutti desiderosi di mostrare la propria devozione e garantirsi la protezione delle divinità lungo il viaggio. Ed a quel tempo viaggiare era tutt’altro che pratico, facile e sicuro.

Interessantissima la statua di Giove, in bronzo con occhi in argento, ritrovata proprio nei pressi del tempio edificato ai tempi dell’imperatore Claudio attorno al 50 d.C.

Altro cimelio che lo scrivente ha notato è stato, tra le armi offerte in dono agli dèi, una rara punta di “pilum” da legionario. Un’icona della forza militare romana, prodotto in chissà quanti esemplari, eppure non così comune ad incontrarsi nei musei.

Ma il valico fu percorso anche nel medioevo e nelle epoche successive di cui non mancano certo le numerose testimonianze.

Come accennato l’area museale prosegue poi con cimeli medievali e dei periodi che seguirono per poi soffermarsi anche sugli aspetti etnografici, antropologici, sociali e religiosi.

Interessante anche la parte dedicata all’epoca napoleonica ed al passaggio dell’allora Primo Console Napoleone dal passo. Un’impresa epica che ispirò il David e molti artisti del tempo.

A lato di questo Museo, l’antico ospizio ospita anche il Museo del Tesoro con una ricca raccolta di arte sacra con paramenti, reliquari, icone, opere di oreficeria e così via.

Ritornando invece ai cani ed alla Fondazione Barry occorre aggiungere che un’altra parte interessante dell’esposizione storica e museale è visitabile scendendo alla sede del centro a Martigny.

Vale davvero la pena, dunque, prendersi un giorno per fare quest’uscita dalle mille possibilità per nutrire anima, bagaglio culturale e mente.

Il Gran San Bernardo offre, decisamente, molte sorprese ai visitatori ed, oltretutto, il tragitto è di facile e piacevole percorribilità.

Unica nota da ricordare ai turisti è di verificare, ovviamente, le condizioni contrattuali del proprio gestore telefonico per l’impiego del proprio smartphone in territorio svizzero dal momento che il roaming internazionale non è fruibile in quelle zone.

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 02/06/2021