Il sen. Giuseppe Saredo: Un funzionario da non dimenticare

di Alessandro Mella

Ci sono uomini che si sono immolati, nel corso della storia italiana, nel nome della lotta al malcostume, alle negative affiliazioni, ai gruppi di potere, combattendo per la legalità e gli interessi comuni del nostro paese.

È questo il caso del senatore Giuseppe Saredo, il quale nacque a Savona il 16 settembre 1832. Il padre, Antonio, lavorava presso la Regia Dogana e la madre Teresa Montereggio si prendeva cura del figliolo, del fratello Marco e delle sorelle Marina e Nicoletta.

Il giovane Giuseppe fu avviato al seminario dai genitori ma se ne allontanò presto per dedicarsi ad attività ben più profane:

 

Nacque a Savona nel 1832. Nella sua prima gioventù fu giornalista, e a Torino lo si ricorda collaboratore del Fischietto, dove i suoi epigrammi e le sue note umoristiche avevano grande fortuna, e direttore, poi, della Rivista Illustrata, dalla quale emerse la Rivista Contemporanea del Chiala (1).

 

Ed ancora sulla sua breve vita sacerdotale:

 

Giuseppe Saredo nacque nel 1832 da modestissima famiglia del popolo nella vicina Savona ove suo padre coprì per lunghi anni l’umile ufficio di custode dell'ufficio della R. Dogana. Giovinetto, per accondiscendere al desiderio della famiglia, che voleva indirizzarlo nella carriera ecclesiastica, vestì l’abito talare, che mal si confaceva colla vivacità del suo carattere aperto, impetuoso, liberale. Scansata così la noia del servizio militare, gettò la sottana alle ortiche nell’anno 1854 (2).

 

La sua opera, come politico e giurista, come scrittore e come autore di importanti pubblicazioni, gli valse la stima e l’ammirazione dei più tanto da fargli ottenere ruoli di grande prestigio ed importanza, già in età giovanile, oltre ad una laurea “Honoris Causa” dall’Università di Parma. Dopo un’esperienza come docente Letteratura italiana al Ginnasio di Bonneville (1858), egli ottenne altre prestigiose cattedre ed incarichi: Professore di Diritto costituzionale all'Università di Sassari (10 agosto 1860), Professore ordinario di Filosofia del diritto all'Università di Parma (25 ottobre 1861), Professore di Filosofia del diritto all'Università di Siena (1869-1870), Professore di Diritto civile o patrio all'Università di Siena (1866-1870), Preside della Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Siena (1869-1870), Professore di Diritto amministrativo e di procedura civile all'Università di Roma (23 novembre 1870), Consigliere di Stato (20 novembre 1879), Presidente di sezione del Consiglio di Stato (6 dicembre 1891), Presidente del Consiglio di Stato (23 gennaio 1898), Direttore delle Scuole tecniche di Chambéry (1859), Direttore responsabile del periodico "La Legge" (1871), Commissario straordinario del Comune di Napoli (26 giugno 1891-12 gennaio 1892), Presidente della Commissione d'inchiesta sulla città di Napoli (8 novembre 1900), Membro del Consiglio del contenzioso diplomatico e Membro del Consiglio delle carceri (3).

Nel frattempo egli si era felicemente sposato con la giovane scrittrice Luisa Emanueli. Il suo impegno, il suo valore di uomo di cultura e delle istituzioni, gli fece anche procurare importanti onorificenze. La Real Casa di Savoia gli concesse i titoli di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia ed il titolo di Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Entrambi concessi ben volentieri dal Re Umberto I.

La sua opera, inoltre, trovò stima e simpatia anche all’estero tanto che il sovrano del Portogallo volle conferirgli le insegne di Cavaliere di Gran Croce del Real Ordine di Nostra Signora di Vila Vicosa (4).

Onore ancor oggi patrimonio dinastico della Real Casa del Portogallo con gran maestro il Capo della Real Casa del Portogallo, Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè e per cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo. Ordine che molte volte ha ornato ed orna il petto di numerosi italiani.

Quest’importante concessione, tra l’altro, ebbe funzione nobilitante così che la genealogia del Saredo comparirà nell’ormai prossima XXXIII edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana (Parte III - Cavalleresca) diretto da Andrea Borella.

La sua sobrietà e la sua onestà indiscusse gli procurano anche un onore del tutto inatteso ed infatti, nel 1891, egli venne nominato Senatore del Regno. Incarico a quel tempo non retribuito ma vitalizio.

Un privilegio non per tutti, l’accesso alla “camera alta”, quella più cara al cuore della monarchia, quella che raccoglieva le migliori espressioni della società italiana.

Quello stesso anno egli ricevette il ruolo di Commissario Regio per Napoli, incarico che tenne fino all’11 gennaio 1892.

Qui imparò ad amare le bellezze della città, a conoscerne la gente, a capirne le enormi potenzialità ed i grandi problemi che ne azzoppavano sogni e speranze.

Poco tempo dopo, nel 1900, egli vi tornò come parte della Commissione d’Inchiesta voluta per indagare sul risanamento delle fognature, dell’istruzione, dell’acquedotto, dei bilanci, dei servizi e così via.

Si impegnò con coraggio e fede, fece del suo meglio, con buone intenzioni e la speranza crescente di ripulire un poco un contesto difficile:

 

Quello che al nome del Saredo diede la massima notorietà, fu il suo intervento negli scandali napoletani, prima come commissario regio al Municipio, poi come Presidente della Commissione d'inchiesta. In mezzo al fango di un mondo ufficiale corrotto e camorrista, egli compì, colla fermezza inesorabile del chirurgo che lavora col ferro nelle piaghe puzzolenti, l’opera difficilissima di ricerca dei rei e di epurazione dell’ambiente, sostenendo giorno per giorno una lotta accanita e senza tregua colle vaste e potenti consorterie degli interessati colpevoli (5).

 

Ed ancora:

 

Non saranno discare ai nostri lettori alcune noto biografiche dell'autore della nota inchiesta di Napoli, il cui nome è oggi nella bella Partenope levato al cielo dagli uni, maltrattato acerbamente dagli altri (6).

 

Sui risultati dell’inchiesta non vi fu uniformità di giudizio poiché egli toccò, senza paura, interessi e collusioni indecorose andando in scontro anche con il sindaco, con i giornali locali e molti altri procurandosi nemici ed attacchi violentissimi. A Napoli, come abbiamo letto, il nome di Saredo divenne odioso per alcuni, eroico per altri.

Di certo le fatiche, i dispiaceri, le pressioni, le maldicenze e le male parole iniziarono progressivamente a sfibrarne l’animo e provargli il corpo, ormai anziano per i canoni d’allora.

La mattina del 29 dicembre 1902, nella sua casa di Roma, dopo aver sofferto lungamente, egli si spense:

 

Lunedì 29, alle ore 9.45, assistito dall’Arcivescovo di Firenze, Monsignor Mistrangelo e da Monsignor Lanza, è morto cristianamente il Senatore Giuseppe Saredo. La malattia del Sen. Saredo venne definita dai medici: dilatazione dell’aorta, complicata con pleurite e bronchite ed ultimamente con influenza (7).

 

Anche al Quirinale ed alla Presidenza del Consiglio giunse la triste notizia della scomparsa dell’illustre funzionario:

 

La notizia della morte venne partecipata immediatamente a S. M. il Re e agli onorevoli Zanardelli e Giolitti, i quali mandarono ad esprimere le loro condoglianze alla famiglia (8).

 

Passate alcune settimane, ripresi i lavori parlamentari dopo la pausa delle festività natalizie, anche il Senato volle rinnovarne il ricordo:

Signori senatori,

Anche oggi il Senato non si dispone a riprendere i suoi lavori, senza che ciascuno di noi si senta chiamato a rivolgere un mesto pensiero verso i colleghi perduti, in così grande numero, nel breve periodo di tempo trascorso dal giorno in cui ci siamo separati. Sei sono i senatori rapiti al nostro affetto nel giro di un solo mese, o poco più, dei quali per debito d'ufficio e con l'animo compreso di profonda mestizia io dirò i nomi innanzi a voi, acciocché ne serbiate vivo il ricordo nei vostri cuori. [...]

Nel dì 29 dicembre si spegneva in questa Roma la vita di Giuseppe Saredo, savonese, presidente del Consiglio di Stato, senatore dal novembre 1891.

Molto dovrei dire dell'illustre uomo, se fosse chiamato a lumeggiarne i meriti e le virtù civili; ma egli me ne fece espresso divieto, ed io mi taccio. [...]

Ed ora, o Signori senatori, che il mesto ufficio è compiuto, volgiamo ancora un ultimo affettuoso saluto alle anime elette di questi valentuomini, che innanzi di salire a più spirabili aere hanno impiegato così nobilmente la loro giornata su questa terra; ed auguriamo che in premio dei servizi resi alla patria, Dio conceda loro il riposo eterno dei giusti. (Approvazioni). [...]

PIERANTONI. Domando la parola.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERANTONI. Onorevoli colleghi, consentite ad un forte sentimento di amicizia, che le tombe non possono distruggere, che io dica brevi parole in memoria dei miei amici trapassi Filippo Teti e Giuseppe Saredo. Innanzi però dico a voi viventi che Dio vi salvi dal dì della lotta. Viviamo il meglio che sia possibile per compiere il nostro dovere. [...]

Di Giuseppe Saredo dirò, che lo ebbi per lungi anni compagno d'insegnamento nella Università di Roma; lasciò negli annali universitari memoria indelebile di zelo, di dottrina. Noi professori spesso rimpiangiamo come duplice la perdita dei colleghi; non di rado i professori vanno chiamati ad uffici amministrativi (e noi sentiamo grave la perdita), triste poi il giorno in cui la morte li toglie al servizio della patria, all'affetto dei colleghi. E più non dico. (Approvazioni). [...]

BONASI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BONASI. In omaggio alla espressa volontà del rimpianto esimio collega senatore Giuseppe Saredo, io non posso aggiungere parola alle poche testé pronunciate dal nostro illustre Presidente dell'annunciarne al Senato la dipartita; e nulla posso aggiungere alle altre soggiunte, poscia, dal collega Pierantoni.

Ciò per altro non toglie che il Senato possa pregare il nostro Presidente di presentare le vive condoglianze di questa alta Assemblea alla famiglia, e certo di rendermi interprete del sentimento dei colleghi, io ne fo proposta.

Ed ora, o Signori senatori, che il mesto ufficio è compiuto, volgiamo ancora un ultimo affettuoso saluto alle anime elette di questi Valentuomini, che innanzi di salire a più spirabili aere hanno impiegato così nobilmente la loro giornata su questa terra; ed auguriamo che in premio dei servizi resi alla patria, Dio conceda Loro il riposo eterno dei giusti. (Approvazioni) Ed ora, o Signori senatori, che il mesto ufficio è compiuto, volgiamo ancora un ultimo affettuoso saluto alle anime elette di questi valentuomini, che innanzi di salire a più spirabili aere hanno impiegato così nobilmente la loro giornata su questa terra; ed auguriamo che in premio dei servizi resi alla patria, Dio conceda Loro il riposo eterno dei giusti. (Approvazioni).

PRESIDENTE. Interprete appunto dei sentimenti del Senato, mi compiaccio annunciare all’onorevole collega Bonasi ed al Senato, che l’Ufficio di Presidenza è solito di mandare sempre una parola di viva condoglianza alle famiglie dei senatori estinti. Questo è stato fatto anche per la morte del senatore Saredo e degli altri colleghi oggi commemorati.

Ad ogni modo, nel caso speciale, mi renderò interprete una seconda volta della volontà del Senato, manifestando alla famiglia del senatore Saredo questi sensi così nobilmente espressi dal senatore Bonasi.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 gennaio 1903 (9).

 

Così, in un giorno d’inverno, un galantuomo pieno di coraggio, sogni e speranze aveva lasciato la piccola vita terrena consegnando il suo nome alla Grande Storia.

Alessandro Mella

Note:

(1) La Gazzetta di Mondovì, 31 dicembre 1902 e 1 gennaio 1903 (numero unico), 1, Anno XXXV, p. 1.

(2) La Bollente, 7 e 8 novembre 1901, 45, Anno XV, p. 1.

(3) Archivio del Senato, scheda del senatore Giuseppe Saredo.

(4) Concessione indicata in “A Ordem Militar de Nossa Senhora da Conceição de Vila Viçosa” di Francisco Belard da Fonseca, 1955.

(5) Gazzetta d’Alba, 10 gennaio 1903, p. 2.

(6) La Bollente, 7 e 8 novembre 1901, 45, Anno XV, p. 1

(7) La Gazzetta di Mondovì, 31 dicembre 1902 e 1 gennaio 1903 (numero unico), 1, Anno XXXV, p. 1

(8) Ibid.

(9) Archivio del Senato, scheda del senatore Giuseppe Saredo.

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Articolo pubblicato il 07/06/2021