Un "Apostolato dello Studio"

Per uscire dal vuoto religioso e spirituale della società occidentale

Continuo e completo lo studio sul grande storico delle civiltà Christopher Dawson, avvalendomi del suo magistrale “La crisi dell’istruzione occidentale”, un testo scritto nel lontano 1961, ma che resta sempre attuale, ecco perché gli amici di Alleanza Cattolica, hanno proposto la pubblicazione alla combattiva casa editrice di Crotone, “D’Ettoris Editori”.

L’accademico inglese ci aiuta a capire come uscire da una parte dall’agnosticismo e l’indifferentismo passivi e dall’altra dal materialismo attivo da cui sono contagiate le nostre società. Peraltro per Dawson, si tratta della stessa malattia spirituale, che ha afflitto per anni gli Stati totalitari del Novecento, infatti, scrive a questo proposito lo storico britannico, “(…)siamo stati costretti a formulare la domanda su come i beneducati e benintenzionati tedeschi e russi comuni accettarono l’esistenza dei campi di concentramento e delle purghe di massa che hanno così scosso i nostri istinti umanitari. La risposta è che l’istinto del conformismo sociale è più forte dell’istinto umanitario. Quando lo Stato decide che sono richieste misure inumane per il bene del partito, l’individuo accetta la sua decisione senza critica, e, di fatto, senza riconoscere ciò che lo Stato sta facendo”. 

Fortunatamente nelle nostre società, quei pessimi risultati sono impossibili che accadano. Sia lo Stato che la società, così come gli individui, “accettano ancora i principi umanitari come questione di fede”. Anche se Dawson registra un certo vuoto spirituale che “produce una società che è spiritualmente neutrale e passiva, e di conseguenza offre una facile preda per ogni potere rivoluzionario forte e aggressivo come il comunismo”. Pertanto per uscire da questa malattia spirituale del nostro mondo occidentale, “è essenziale recuperare i fondamenti morali e spirituali da cui dipendono le vite sia dell’individuo che della cultura: far comprendere all’uomo medio che la religione non è una pia finzione che non ha nulla a che fare con le vicende della vita, ma che riguarda le cose reali, che è di fatto il sentiero verso la realtà e la legge della vita”. Per il nostro scrittore, “questo non è un compito facile”, visto che la nostra società considera più reali i personaggi del cinema, dei fumetti che del Vangelo.

Tuttavia la Chiesa cattolica secondo Dawson ancora svolge un ruolo determinante, bisogna evitare però che il divario con la cultura secolare diventi sempre più ampio, per incomprensione o repulsione. Pertanto per Dawson  non è sufficiente che i cattolici conservino “un alto livello di pratica religiosa all’interno della comunità cattolica: è necessario anche costruire un ponte di comprensione all’esterno, nella cultura secolare, e agire come interpreti della fede cristiana verso il mondo esterno alla Chiesa”. E un compito che devono fare i laici cattolici, non tanto il clero o gli ordini religiosi. Ogni cattolico convinto della verità della propria religione deve farsi carico di interpretare e di comunicare questa fede, ma anche smascherare le false accuse che il mondo moderno solleva nei confronti della Chiesa.

E’ un lavoro difficile, perché la moderna cultura secolarizzata è divenuta un mondo chiuso; oggi,scrive Dawson, tutte le strade sono chiuse per ignoranza, pregiudizio o trascuratezza. Nel passato, invece, c’era la cultura cristiana che faceva da medium nella società. Ora queste strade devono essere riaperte “mediante l’azione spirituale e intellettuale di cattolici che lavorino ognuno nel proprio campo verso il fine comune: proprio qui è di tanta importanza l’opera del cattolico colto”. Dawson individua “un apostolato dello studio proprio come un apostolato dell’azione e della preghiera”.

A questo punto lo scrittore inglese afferma una verità fondamentale, soprattutto per il nostro tempo: “la cultura cristiana non è la stessa cosa della fede cristiana, ma è solo attraverso il medium della cultura che la fede può penetrare la civiltà e trasformare il pensiero e l’ideologia della società moderna”.

La cultura cristiana fa bene all’individuo ma anche alla società. Pertanto, “il contributo del cristianesimo alla cultura non è dunque puramente l’aggiunta di un nuovo elemento religioso: è il processo di ricreazione che trasforma l’intero carattere dell’organismo sociale. Esso – scrive Dawson – infrange il mondo chiuso ed egocentrico della cultura secolarista e conferisce alla società umana un nuovo scopo spirituale che trascende gli interessi in conflitto dell’individuo, della classe e della razza”.

Chiaramente la soluzione cristiana “appare a prima vista imperfetta, se paragonata alle ideologie e alle utopie secolari che offrono agli uomini tutto e subito a condizione che si sottomettano totalmente al loro controllo. In realtà, però, queste ideologie aumentano unicamente le divisioni sociali e i conflitti del mondo moderno e, invece di creare un’utopia, affondano solo sempre più l’umanità nella schiavitù e nella guerra”. Al contrario, “il cristianesimo, non offre alcuna panacea immediata per la complessa malattia del mondo moderno. Ha  l’eternità davanti a sé e può permettersi di prendere tempo”.

Chiudendo il suo lavoro, Dawson è consapevole che occorre riformare il sistema d’istruzione superiore, che non ignori la componente spirituale nella cultura e nella psiche umane, anche se è un cammino lungo. Sapendo che il vuoto spirituale della moderna cultura occidentale sta mettendo in pericolo la sua stessa esistenza, pertanto per Dawson, “è dovere del pedagogista farlo rilevare e mostrare come questo vuoto è stato riempito in altri tempi e in altre culture. Il pedagogista cristiano può però fare molto di più di questo, poiché è pienamente consapevole della realtà dell’ordine spirituale ed è un testimone vivente dei valori spirituali su cui fu fondata la nostra civiltà”.

In conclusione si può scrivere che la posizione dell’insegnante cristiano resta difficile, non tanto quando opera nel piccolo mondo separato del college confessionale, ma soprattutto è più difficile se opera nell’istruzione pubblica, “costretto dalle condizioni del suo lavoro a trattare le questioni spirituali vitali come se fossero al di fuori della sua sfera di competenza”. Eppure per Dawson, “è il solo uomo in condizione di colmare l’abisso fra il mondo privato della fede religiosa e dei valori spirituali e il mondo pubblico della tecnologia, del positivismo scientifico e del conformismo sociale”.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 06/06/2021