G7: Accordo storico sulla tassazione globale, incluse le multinazionali. Draghi: 'Un passo storico'

Intesa tra i ministri del G7 su un’aliquota di almeno il 15%. “Stop alla corsa al ribasso, più equità”

Un vulnus nella giustizia fiscale e un principio di equità verso le nostre imprese è stato forse risolto. Ieri al G7, in tale direzione è stato raggiunto un accordo storico. Ciò consentirà anche agli stati nazionali, Italia in testa di accanirsi di meno nei confronti delle attività produttive e dei cittadini, con buona pace dei fautori della tassazione come valore, rappresentati recentemente  dalle tesi sbandierate da Enrico Letta, leader di un PD, sempre più giustizialista e nemico della ripresa dell’Italia.

I partecipanti all’incontro hanno manifestato il loro entusiasmo. “Ci siamo. Dopo 4 anni di battaglia un accordo storico è stato trovato con gli Stati membri del G7 sulla corporate tax minima sulle aziende e sui colossi del digitale. Il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire ha annunciato così, insieme al Cancelliere dello Scacchiere inglese Rishi Sunak, l’atteso accordo raggiunto al G7 su una tassazione minima globale di “almeno il 15%” per le multinazionali.

Il via libera arrivato da Londra, dove sono i riuniti i ministri delle Finanze dei sette Paesi più avanzati, è la prima tappa in vista dell’intesa globale che dovrebbe arrivare a luglio al G20 di Venezia. Pare che la proposta di una tassa minima sui profitti realizzati all’estero dai grandi gruppi del web e non solo, sia stata lanciata da Joe Biden, ma non solo da lui. Inizialmente si ipotizzava un’aliquota del 21%, poi i grandi Paesi hanno concordato di assestarsi su un valore meno ambizioso, il 15% appunto.

Per Le Maire “è un punto di partenza. Nei prossimi mesi ci batteremo perché sia la più alta possibile”. Anche il Presidente Draghi è stato tra i primi a dichiarare la sua posizione favorevole "Saluto con grande soddisfazione l’accordo sulla tassazione delle multinazionali raggiunto oggi a Londra dai ministri delle Finanze del G7" ha detto il nostro presidente del Consiglio. "È un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per i cittadini".

La segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen in una nota parla di un “impegno senza precedenti che metterà fine alla corsa al ribasso nella tassazione aziendale, assicurando equità per i lavoratori negli Stati Uniti e in tutto il mondo”.

Il Tesoro britannico su Twitter festeggia a sua volta quella che definisce “una stretta sull’elusione fiscale” che farà pagare “la giusta quota” alle multinazionali di Big Tech. “Le maggiori imprese globali, con margini di profitto di almeno il 10%, vedranno il 20% di tutti gli utili al di sopra di tale soglia riallocato e tassato nei Paesi dove effettuano vendite“.

Le Maire rivendica come per la prima volta dopo decenni “gli Stati membri del G7 sono capaci di definire delle regole per il sistema internazionale del ventunesimo secolo. Un accordo di cui possiamo essere orgogliosi. Sono 4 anni che siamo impegnati per una giusta tassazione del digitale e per un tassazione minima delle imprese. Ci siamo. Ci sarà una tassazione sui colossi del digitale e ci sarà una tassazione minima per quanto riguarda la tassazione sulle società per evitare l’evasione e ottimizzazione fiscale”.

In un’intervista rilasciata alla Bbc il titolare delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, ha addirittura evocato la possibilità “cambiare il mondo”. Ma questo richiede che l’aliquota minima sia adottata anche nella sede più estesa del G20 a presidenza italiana, di cui fanno parte fra gli altri pure Cina Russia. “Se condivideremo una tassazione minima sulle imprese – ha detto Scholz – aiuteremo interrompere la corsa fiscale verso il basso che vediamo oggi e faremo sì che i nostri Paesi possano sostenere finanziariamente gli impegni necessari – soprattutto dopo tutto il denaro speso per affrontare l’emergenza Covid – per difendere la salute della gente e l’economia”.

Resta tuttavia da superare, secondo la Bbc, il tentativo degli Usa di condizionare questa intesa alla rinuncia ai regimi di digital tax già annunciati da vari Paesi europei tra cui l'Italia. 

Venerdì il ministro italiano Daniele Franco e gli omologhi di Francia, Germania e Spagna avevano lanciato un appallo al riguardo sul Guardian, sottolineando che “introdurre un sistema fiscale internazionale più equo ed efficiente era già una priorità prima della crisi economica attuale, e lo è ancora di più mentre ne usciamo”, perché la crisi è stata “un vantaggio per le big tech, che hanno rastrellato profitti a livelli che non si vedono in altri settori dell’economia.

Quindi com’è possibile che le compagnie più profittevoli non paghino una giusta quota di tasse? Il fatto che il loro business sia online non significa che non debbano pagare le tasse nei Paesi dove operano e da cui derivano i loro profitti”. Attenzione puntata al prossimo G20.

 

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Articolo pubblicato il 06/06/2021