Intervista a Fabrizio Giampaolo Nucera

Paolo Barosso dialoga col fondatore e presidente del movimento culturale “Croce Reale – Rinnovamento nella Tradizione”

Il 21 marzo di quest’anno, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, abbiamo spiegato come il movimento culturale identitario “Croce Reale – Rinnovamento nella Tradizione” abbia voluto rendere omaggio alla poesia, come strumento di bellezza, di speranza, di sogni e di virtù, in un momento storico così complesso e difficile, secondo le parole del suo Presidente Fabrizio Giampaolo Nucera. Per far meglio conoscere questo movimento culturale ai Lettori di Civico 20 News, riportiamo l’intervista al Presidente Fabrizio Giampaolo Nucera, condotta da Paolo Barosso che ringraziamo per la disponibilità (m.j.).

 

L’avvocato torinese Fabrizio Giampaolo Nucera, classe 1975, è fondatore e presidente del movimento culturale “Croce Reale – Rinnovamento nella Tradizione”, ufficialmente costituito a Roma il 30 maggio 2005.

Raggiungendolo telefonicamente, gli abbiamo rivolto alcune domande per capire meglio motivazioni, contenuti e scopi dell’azione culturale intrapresa dal movimento di cui è ideatore e fondatore, mettendo anche in evidenza il ruolo svolto da Torino come sede della Delegazione “Piemonte e Stati di Savoia” che, intitolata alla memoria del beato Amedeo IX duca di Savoia, ricalca i confini degli Stati Sabaudi come si configuravano nella cartina geopolitica europea prima del periodo risorgimentale, comprendendo quindi non solo il Piemonte, ma anche gli altri territori che ne furono per secoli parte integrante, come Aosta, Nizza e Savoia. 

Avvocato Giampaolo Nucera, ci può illustrare gli obiettivi che si prefigge il movimento culturale da lei presieduto, ormai prossimo al traguardo dei sedici anni di vita?

Il nostro movimento, reggendosi saldamente sulle due colonne portanti dell’Eredità cristiana e della Tradizione, si propone tre obiettivi qualificanti, fortemente sentiti dai nostri soci e aderenti e consacrati nello statuto: la rivalutazione e valorizzazione dell’istituto monarchico, che non viene considerato dal punto di vista politico, ma come frutto autentico della tradizione occidentale, capace di garantire al meglio valori fondamentali come il rispetto dell’identità dei popoli e l’equilibrio tra le forze in campo contro “fazionismi ed estremismi”; la riscoperta, preservazione e propagazione delle radici cristiane, la vera linfa vitale che ha plasmato il volto delle nazioni europee, oggi molto spesso relegate ai margini da una visione “laicista” militante e da una concezione prevalentemente materialistica della vita; la promozione di forme di riorganizzazione politica degli Stati europei ispirate ai principi del modello federale o confederale, che siano rispettosi delle reali identità storiche e culturali dei popoli, sovente dimenticate per interessi di parte e oggi messe ulteriormente a rischio da un globalismo economico e finanziario che tutto schiaccia, appiattisce e livella. 

 

Come si evince dal vostro statuto e dalla lettura del sito internet, il movimento “Croce Reale” si definisce “identitario, di cultura, valori, tradizioni e monarchia” e ha predisposto, sulla base di questi principi fondanti, un ambizioso “Manifesto culturale” articolato su più punti. Potrebbe dirci qualcosa di più su questi aspetti, per capire meglio l’azione di Croce Reale?

Desidero premettere, a scanso di equivoci, che gli obiettivi del nostro movimento sono privi di implicazioni politiche e si limitano all’ambito culturale e identitario. L’indicazione dell’idea di “Monarchia tradizionale” come strada maestra per la rinascita dei popoli d’Europa (e non solo) si basa sul fermo convincimento del ruolo essenziale - storico, culturale e identitario prima che politico - che questo istituto ha svolto nel plasmare il volto dell’Occidente, come è stato riconosciuto d’altronde dal grande storico medievista francese Jacques Le Goffe nel suo saggio “Il re nell’Occidente medievale”, in cui la figura del sovrano raccoglie l’eredità dell'auctoritas e potestas romane, ma riceve anche nuova linfa e legittimazione dalla consacrazione religiosa e dunque dalla Fede cristiana. Noi riteniamo che la monarchia non sia soltanto una sopravvivenza del passato, come molto spesso oggi viene presentata per ragioni ideologiche, ma rappresenti un’idea attuale, capace di esprimere valori importanti nella modernità e che può tornare protagonista in una società oggettivamente sempre più in crisi, in fase di disgregazione, privata di punti di riferimento e lacerata da conflittualità latenti, alimentate da mali come l’individualismo, il relativismo valoriale, il liberalismo sfrenato e la globalizzazione selvaggia.

Per contrastare questa deriva, acuita nei tempi in cui viviamo dalle questioni politico-sanitarie legate al Covid-19, noi come movimento proponiamo una ricetta che appare sintetizzata nel Manifesto culturale. Cercherò di indicarne i punti principali, rimandando al sito per la lettura completa del testo.

In primo luogo, la valorizzazione delle tradizioni storico – culturali millenarie dei popoli, sia a livello europeo che italiano, e la riscoperta delle identità territoriali, che va supportata da una seria e accurata indagine storica. Siamo convinti che la cultura sia, oggi, l’unica arma da opporre agli eccessi della globalizzazione, al pensiero unico dominante, alla omologazione dei popoli, ed utile elemento fondante quella crescita sociale atta a garantire il rispetto e la dignità della persona. Da questa considerazione deriva il secondo punto, che indica come obiettivo essenziale la salvaguardia del patrimonio storico-artistico, culturale e paesaggistico, che è espressione della civiltà e della nostra memoria storica. Tale patrimonio è messo a repentaglio da un processo perverso che, riducendo l’uomo a mero “consumatore” e non più persona, lo allontana dalle proprie radici culturali, storiche e identitarie, alimentando il disinteresse verso il bello che ci circonda e che è il frutto di secoli di civilizzazione. Un terzo punto, che discende dalla strenua difesa delle radici cristiane della storia europea e che mira a dare sostanza a questo concetto, è la difesa della famiglia, considerata quale cellula essenziale della società.

Naturalmente, per realizzate tutto questo, occorre creare una rete di rapporti improntati al principio di cooperazione per il bene comune, sia instaurando relazioni proficue con altre realtà associative “che presentino affinità culturali e scopi o principi comuni”, sia promuovendo la propagazione degli ideali del movimento Croce Reale in ambito internazionale. Possiamo citare, come esempio di come Croce Reale agisca nel contesto internazionale, il caso della Russia: in questa grande nazione posta a cavallo fra Europa e Asia, risorta dalle ceneri della disgregazione dell’Urss e impegnata, grazie alla sua classe dirigente e alla buona volontà dei suoi cittadini, nell’opera di graduale ricostruzione dei legami con la tradizione imperiale, spezzati dal flagello della Rivoluzione bolscevica del 1917, il nostro movimento ha inaugurato in tempi recenti una Delegazione, affidandole il compito di rappresentare valori e principi di Croce Reale nell’importante fase di rinascita culturale, identitaria e religiosa che la Russia sta vivendo.  

A conclusione della nostra chiacchierata, soffermiamoci su un punto focale che contrassegna l’azione del movimento e che riguarda da vicino noi Piemontesi: la vostra attenzione per le vere identità e tradizioni dei popoli, aldilà della riscrittura in chiave modernista e artificiale della storia. Quali sono le modalità con cui Croce Reale affronta questo tema così importante e delicato, soprattutto nel contesto italiano?

Posso dire innanzitutto che, in ossequio a questo principio fondamentale di attenzione per identità e radici storiche e culturali dei popoli, la nostra organizzazione è stata convintamente fondata sul modello confederale strutturando, per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia, le singole Delegazioni sulla base dei confini degli antichi Stati preunitari, recuperando così la consapevolezza di tradizioni e legami plurisecolari che sono stati bruscamente interrotti dall’imposizione, contestuale al processo di unificazione risorgimentale, di un modello centralistico di gestione del potere, derivato dall’ideologia giacobina, in antitesi con la tradizione. Noi riteniamo che quella sorta di “damnatio memoriae” applicata nei confronti delle originarie identità storiche e culturali dei popoli radunati nel 1861 nel nuovo Regno d’Italia vada assolutamente superata e vi si debba porre rimedio promuovendo una vera e propria ripresa di coscienza di origini e radici in popoli ormai disorientati, che paiono aver smarrito la bussola in un quadro generale sempre più confuso.

Nel caso di Torino e del Piemonte, la Delegazione di riferimento è infatti quella denominata “Piemonte e Stati di Savoia”, che si basa sulla realtà del Ducato di Savoia e del successivo Regno di Sardegna, dotato di una propria prestigiosa tradizione storica e culturale, che va assolutamente riportata alla ribalta. L’intento è di recuperare e richiamare all’attenzione dei cittadini, soprattutto i più giovani, la grandezza del nostro passato, riprendendone coscienza e riallacciando i rapporti con territori con cui abbiamo convissuto per secoli all’interno dello stesso Stato – pensiamo a Savoia e Nizza – e che sono poi stati separati dal Piemonte sulla base di decisioni dovute a giochi di potere estranei alla volontà dei popoli e soprattutto irrispettosi della Tradizione. Per questo motivo, stiamo creando una rete di relazioni, sempre improntate ai principi del modello federale o confederale, con organizzazioni culturali e identitarie analoghe operanti in Savoia, a Nizza e in altre realtà territoriali legate alla storia del Piemonte.

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Articolo pubblicato il 11/06/2021