160° Anniversario dell'Unità d'Italia e commemorazione della morte di Camillo Cavour, a Santena (TO)

Di Michele Franco

Domenica 6 Giugno 2021, Santena (Torino) - Una giornata pregna di memoria e di attualità, per ricordare l'Unità d'Italia e la morte di uno dei maggiori statisti che il nostro Paese e l'Europa abbiano mai avuto, morte avvenuta a Torino il 6 Giugno 1861. Lo stesso anno, solo pochi mesi prima, era stata proclamato il Regno d'Italia.

Una doppia, fondamentale occasione quindi, per una celebrazione molto partecipata dai cittadini e dalle Istituzioni. E il "parterre" delle autorità presenti era significativo sull'importanza del momento celebrativo: tra i numerosi ospiti di riguardo, Nerio Nesi ex ministro ai Lavori pubblici nel governo Amato, in rappresentanza del Governo la ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone, la Sindaca Chiara Appendino in rappresentanza di Torino (nel 1946 alla città va il lascito testamentario dei beni contenuti e della villa da parte dell'ultimo proprietario, il marchese Giovanni Visconti Venosta), l'Assessore regionale Maurizio Marrone, rappresentanti del Prefetto e delle Forze Armate e la presenza di numerosi Sindaci dei comuni Cavouresi e di altre realtà territoriali, a rappresentare l'importanza e il sentimento del Piemonte per l'Unità d'Italia e per la figura di Cavour.

Tutti accolti in modo impeccabile da Marco Boglione, imprenditore e fondatore della BasicNet, azienda a cui fanno capo marchi notissimi e uno tra i soci fondatori della Fondazione Cavour, di cui è ora Presidente.

Dapprima vi è stato il doveroso omaggio delle autorità al Mausoleo della Famiglia Cavour, in cui vi è la tomba dello statista, morto a soli due mesi dalla proclamazione del Regno d'Italia avvenuta il 17 Marzo 1861.

Il silenzio suonato dalla tromba, coi carabinieri in alta uniforme ai lati della tomba, le autorità sull'attenti e il pubblico in piedi e silenzioso che seguiva la commemorazione dal grande schermo ha rappresentato un apice di emozione e di rispetto decisamente palpabili.

Una volta raggiunta la grande ed efficiente struttura trasparente aperta ai lati, in cui sostavano gli invitati, la banda musicale ha suonato l'Inno di Mameli in forma originaria. 

Civili, militari, autorità, tutti sull'attenti consci del significato che, al di là delle retoriche, rappresenta quell'inno che ci accompagna fin dal 1847, nato come canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro.

La cerimonia è proseguita solennemente con i discorsi al pubblico invitato, e nell'accorato discorso iniziale di Boglione, così come in tutti quelli che sono seguiti, sono sempre emersi affetto e rispetto verso uno dei padri del Regno d'Italia, Camillo Benso conte di Cavour, genio politico che ebbe l'ardire di sognare un'Italia unita e inserita in un disegno che prefigurava la futura Europa.

Il terzo avvenimento della giornata è stato il "taglio del nastro tricolore" che ha ufficialmente aperto il Museo-Memoriale, taglio effettuato dalla ministra Dadone. Un ristretto numero di invitati ha quindi visitato il nuovo Museo, interattivo e arricchito da opere d'arte e importanti reperti della vita quotidiana di Cavour, e disposto su tutti i piani della grande villa. Meravigliosi i volontari dell'Associazione "Amici della Fondazione Cavour" che accoglieranno i visitatori nella dimora, che merita assolutamente una visita non frettolosa. E dopo l'immersione nella grande Storia, all'esterno la visita diviene immersione nella natura, grazie all'immensa tenuta che si estende alle spalle della villa.

Cavour ebbe una visione di lungo termine che permise di unificare un territorio in cui una moltitudine di altri regni locali e potenze straniere governavano, concretizzando un'unità territoriale che si può definire tranquillamente un capolavoro di strategia politica e militare, che portò a quella forma geografica compiuta che oggi chiamiamo Italia.

Senza Cavour e senza menti sopraffine e grandi combattenti come Giuseppe Garibaldi, Massimo D'Azeglio, Giuseppe Mazzini, Vittorio Emanuele II, la Contessa di Castiglione, Cristina di Belgioioso, tanto per citarne alcuni, questa alchimia non si sarebbe potuta realizzare.

Ci furono gli uomini giusti e le donne giuste al momento giusto, in una convergenza di idee, di ideali, di intenti che, pur separati da differenti visioni anche politiche, in nome di una missione più alta seppero confrontarsi e lavorare insieme per qualcosa di astratto (a quel tempo), ma fondamentale: dare una casa unica agli italiani.

E tanto futuro d'Italia partì da qui, da uno dei luoghi cavouriani più famosi: la grande casa con la tenuta estiva di caccia dei Cavour, chiamata "il Castello". Più precisamente, tutto partì dalla mente di un autentico principe della politica, un genio che si occupò nella sua vita, conclusasi a soli 51 anni, di svariate attività nei settori più diversi.

Ma le sue energie maggiori, quelle che lo usurarono fortemente, furono concentrate nella sua visione che perseguì anno dopo anno, sconfitta dopo sconfitta, accordo dopo accordo, alleanza dopo alleanza, vittoria dopo vittoria, fino ad arrivare al capolavoro assoluto: la creazione e la nascita di un unico e unificato Stato, il Regno d'Italia unito.

Centosessanta anni fa nasceva una nazione, moriva uno statista immenso.

Michele Franco

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Articolo pubblicato il 10/06/2021