Secondo Pia: Un avvocato ed un fotografo «supremo»

di Alessandro Mella

La figura di Secondo Pia è stata ampliamente analizzata e studiata nel tempo nonché oggetto di moltissimi articoli e volumi di diversi rinomati e benemeriti autori.

Potrebbe, quindi, sembrare quasi superfluo il doverne parlare ancora se non ci fosse una simpatica domanda cui sarebbe grazioso dar risposta. Come mai questo personaggio apparirà, con la sua genealogia, nella parte III della prossima edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana diretto da Andrea Borella?

Procediamo con ordine rievocando, in breve, chi fu quest’uomo per coloro i quali non dovessero serbarne memoria.

Egli nacque ad Asti il 9 settembre 1855 negli anni in cui il piccolo Regno di Sardegna si preparava, prossimo a partire per la Crimea, ad entrare a far parte dei grandi tavoli politici europei.

Il Pia, dopo aver conseguito la laurea, esercitò la professione di avvocato ma, in un periodo di grandi entusiasmi scientifici e culturali, prese a dilettarsi con gli studi scientifici e la nuova frontiera che si era ormai aperta all’orizzonte: la fotografia!

Pioniere del settore si cimentò spesso anche nell’applicazione di innovazioni e modernità in quella nascente disciplina, in pieno sviluppo, assecondane la crescita anche militando nel Club dei Fotografi e dedicandosi alla riproduzione di monumenti e ricchezze culturali. Questo affiancato all’impegno civile come consigliere comunale.

La svolta venne nel 1898 in occasione della celeberrima esposizione della Sacra Sindone a Torino. Il barone Antonio Manno, a quel tempo, rivolse al Re Umberto I la richiesta di poter esporre il lino proprietà privata della Real Casa di Savoia ma anche di poter far procedere, per la prima volta, alla riproduzione fotografica dello stesso.

Il “Re buono” sulle prime, non conoscendo bene le tecniche fotografiche e temendo per il prezioso cimelio, fu colto da diffidenza ma poi concesse il suo permesso inconsapevole di quanto quel consenso avrebbe cambiato gli studi sull’argomento. Nessuno, allora, aveva mai colto l’immagine che solo le foto avrebbero clamorosamente svelato.

Successivamente e faticosamente, allestendo tutto alla bisogna faticando non poco per l’illuminazione e la logistica, il Pia, assistito dal tenente Felice Fino, da padre Sanno Salaro ed altri, riuscì a scattare alcune fotografie:

Le misure e la fotografia della SS. Sindone. Venerdì scorso essendosi proceduto al collocamento di un cristallo dinanzi alla reliquia per riparla dalla polvere, venne, dall’avv. Secondo Pia, presa la fotografia, la quale è riuscita stupendamente. (1)

 

Al lettore non sarà difficile immaginare quale sorpresa colse, forse unita ad una certa angoscia, i protagonisti di questa vicenda quando sviluppando le lastre comparve di fronte ai loro occhi il celebre volto che nessuno aveva mai visto:

 

Ciò che attualmente desta maggior interesse ed ammirazione è la negativa della fotografia della SS. Sindone. Essa è esposta in una sala addobbata appositamente presso gli uffici di segreteria, e il pubblico, che ha l’ingresso libero, può comodamente osservarla. Però essa è esposta in modo che si vede solamente a metà; cioè la parte dinanzi. Questo vetro, che fu visitato da tutte le autorità cittadine nello studio dell’avv. Secondo Pia, ha sollevato la più intensa commozione e le dispute tra i dotti e gli artisti. Di fatti detta negativa riproduce la Sindone con tali minuti particolari, che sfuggono affatto a chi contempli direttamente col guardo, anche armato di lenti, quel sacro lenzuolo. La pretesa figura del Redentore è riuscita chiara, nitida, perfetta. Vi si scorgono le linee del corpo, il volto composto ad ineffabile dolore e pietà, i particolari della barba, dei capelli, le piaghe, le impronte della fune, ecc. con una tal chiarezza da sbalordire. La fotografia ha reso visibile quello che all’occhio non lo era. (2)

 

Seguirono articoli di giornale, dibattiti, confronti su quell’immagine e perfino, più o meno velatamente, sull’onorabilità ed onestà del suo autore.

Per fortuna quando Giuseppe Enrie la fotografò, a sua volta, nel 1931 egli riscontrò che l’immagine del Pia era reale ed esisteva davvero. Lui stesso l’aveva ritrovata nei suoi scatti e questo contribuì a restituire serenità al nostro appassionato fotografo astigiano:

 

S. E. l’Arcivescovo di Torino ha ottenuto da S. M. il Re che anche questa volta la SS. Sindone venga fotografata. e ne ha incaricalo il Cav. Enrie assistito dal Cav. Secondo Pia, a cui è dovuta la famosa fotografia di 30 anni fa. (3)

 

Più tardi il Cav. Enrie, assolvendo l’Incarico affidatogli dalla particolare fiducia di S.A.R. Umberto di Piemonte e da S. E. Mons. Fossati, procedette alla riproduzione fotografica del Sacro Lino. A tale delicata operazione assistette personalmente l’Arcivescovo insieme col valoroso Avv. comm. Secondo Pia della nostra città che già nel 1898 aveva curato le mirabili e rivelatrici fotografie documentarle di quel tempo. (4)

 

Il giorno antecedente però alla domenica in cui la S. Sindone sarebbe stata tolta allo sguardo dei fedeli per essere riportata nella marmorea cappella Guariniana, alla presenza di S. Ecc. Mons. Fossati e di personalità di Corte, di membri della Commissione esecutiva, di illustri personalità del mondo cattolico, nonché di scienziati italiani ed esteri, si è proceduto ad un nuovo esame del S. Lino. Tolto dalla sua teca, con ogni possibile precauzione è stato portato in presbiterio, dove sono stati fatti ulteriori rilievi scientifici sopra di esso e si ebbe agio di fare importanti constatazioni. Il signor cav. G. Enrie, che già durante i giorni dell’'Ostensione, coll’assistenza del comm. Secondo Pia, aveva fotografato per intero il Sacro Lenzuolo ha proceduto alla fotografia della venerata Reliquia, fatta per sezioni. Queste negative dei particolari della S. Sindone consentiranno ingrandimenti che si ritengono utili, anzi perentori, per stabilirne l’autenticità con criteri scientifici. (5)

 

Gli anni successivi il dibattito sulla Sindone non si spense, anzi è oggidì più che mai vivo, e seguì a porre di fronte la fede e la scienza non senza momenti clamorosi e vivacissimi confronti tra scienziati, fedeli, devoti e scettici.

Secondo Pia, in ogni caso, visse ancora diversi anni per poi spegnersi a Torino il 7 settembre 1941 quando le bombe inglesi cadevano sulla città e la Sindone si trovava già lontana, nell’Abbazia campana di Montevergine, posta al sicuro proprio dalle incursioni. (6)

La sua morte colpì tutti sebbene il nostro fosse obbiettivamente avanti con gli anni:

 

E' morto l'avv. Secondo Pia il rivelatore della Santa SindoneSull'altura di Mongreno, oltre Sassi, ove si trovava pel periodo estivo, è morto l'avvocato comm. Secondo Pia il cui nome è legato alla rivelazione della Santa Sindone ed a tutti gli studi e alle questioni a cui la sacra reliquia diede luogo dal 1898 ad oggi. L'avvocato Secondo Pia era ultra ottantenne ma sino a pochi giorni or sono era vivido d'intelligenza e pronto di forze: nulla avrebbe lasciato pensare ad una sua prossima fine. Aveva coperto pubbliche cariche e s'era interessato della vita cittadina, ma l'opera che lo rese notissimo, non solo in Torino ed in Italia, ma in tutto il mondo — poiché vi sono in una cinquantina di nazioni del mondo intero associazioni di studiosi della S. Sindone —, è stata la scoperta sensazionale o rivelazione che aperse la porta alle affermazioni tecnico-scientifiche dell'autenticità della S. Sindone. Nel 1898 in occasione dell'Esposizione di Torino, si fece una ostensione della preziosa reliquia, che fu esposta al pubblico dal 25 maggio al 2 giugno. L'avv. Pia, che era a capo d'una associazione di fotografi, ebbe l'idea di fotografare la Sindone. Essendo questa di proprietà dell'augusta Casa Savoia si chiese al Re Umberto I il permesso di eseguire la fotografia: ma sulle prime il Re non si dimostrò favorevole. Poi vista l'autorevolezza delle domande e assicurato che la reliquia non avrebbe sofferto alcun danno, concesse l'autorizzazione. Ed il cav. Pia, con tutta la cura che esigeva una perfetta riproduzione del Sacro Lenzuolo, con tutti gli accorgimenti tecnici, esegui la fotografia. Egli non immaginava mai più il risultato che ne avrebbe ottenuto. Quando l'avvocato Pia si accinse a sviluppare le tre lastre fotografiche che aveva impressionate, mentre si attendeva la solita negativa, fu stranamente colpito: quello che si stava formando sulla lastra non era una figura negativa, e mentre almanaccava su quanto avveniva, ecco che in pochi istanti un'immagine si è formata sulla lastra, inconfondibile: era la figura positiva e caratteristica di un uomo con un volto evidente quasi fosse un ritratto: il ritratto del volto di Cristo. Da questo fatto risultava netta la conseguenza che le impronte della S. Sindone avevano proprio tutti i caratteri di una immagine negativa e che la lastra fotografica non poteva perciò che rendere una figura positiva. Ciò dimostrava nettamente, scientificamente, per la prima volta, che le impronte lasciate sulla Sindone erano cagionate dalla pressione fatta su di essa dal corpo che vi era stato avvolto. Cadeva per questa vera rivelazione, ogni, supposizione che la Sindone fosse stata dipinta. Della scoperta venne subito informato il Re Umberto che poi ricevette in udienza l'avvocato Pia per sentire il dettagliato racconto del come era avvenuta la rivelazione: così fu ricevuto dal Papa Leone XIII che volle essere minutamente informato. (…) Della sua morte vennero informati la Maestà del Re Imperatore e l'Altezza il Principe Umberto di Piemonte che ben conoscevano l'opera sua, essendo la Casa Savoia proprietaria della Sindone e interessandosi vivamente delle vicende della preziosa sacra reliquia. (7)

 

Recentemente la figura del protagonista di questo articolo è stata rievocata dal gruppo storico “Le Vie del Tempo” presso l’Antica Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso.

Ma quindi come mai il Pia, già cavaliere e poi commendatore dell’ordine sabaudo della Corona d’Italia, è stato di recente inserito nell’Annuario della Nobiltà Italiana?

La vicenda delle fotografie e del volto scoperto da Secondo Pia corse per l’Europa e per il mondo e giunse anche nel lontano e cattolicissimo Portogallo.

E così questo accadde:

Onorificenza. L’egregio nostro concittadino il Sig. Cav. Avv. Secondo Pia venne con decreto 25 maggio u. s. di S. M. il Re del Portogallo, nominato cavaliere dell’ordine militare del Cristo, in segno di plauso per la fotografia della SS. Sindone da lui splendidamente eseguita. All’Avv. Pia che con tanto amore ed interesse di artista onora l’arte fotografica italiana, le più vive congratulazioni. (8)

 

L’Ordine Supremo del Cristo è oggi conferito in classe unica ed è considerato “nobilitante” e valido criterio insertivo per l’Annuario.

Tale onore è ancor oggi patrimonio dinastico della Real Casa del Portogallo con gran maestro il Capo della Real Casa del Portogallo, Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè e come cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo. È questo un ordine che molte volte ha ornato (ed orna) il petto di numerosi italiani.

Il nostro Pia, che tante pagine di storia ha permesso di scrivere, fu quindi insignito di questo prestigioso ordine consegnandosi lui stesso alla memoria perpetua. Ed oggi, con questo piccolo contributo, è sembrato doveroso ricordarne anche questo aspetto meno considerato.

Alessandro Mella

Note:

(1) La Stampa, 150, Anno XXXII, 1° giugno 1898, p. 3.

(2) La Lanterna Pinerolese, 28, Anno XVII, 9 luglio 1898, p. 1.

(3) Gazzetta d’Alba, 19, Anno L, 7 maggio 1931, p. 2.

(4) Gazzetta d’Asti, 19, Anno XXXIII, p. 1.

(5) L’Alfiere, 22, Anno XII, 30 maggio 1931, p. 1.

(6) La Sacra Sindone, Nadia Finocchi, GOODmood, 2013.

(7) Stampa Sera, 75, Anno XIX, 19 settembre 1941, p. 2.

(8) Gazzetta d’Asti, 33, Anno I, 7 luglio 1900, p. 2.

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Articolo pubblicato il 21/06/2021