Il rifugio del Re: Gli Appartamenti Reali de «La Mandria»

di Alessandro Mella

Racconta la leggenda che Vittorio Emanuele II, ospite di Napoleone III a Parigi, sul Palco Imperiale a Teatro, avesse commentato in piemontese “Tut bel, ma le fomne? – Tutto bello, ma le donne?”. Questo era il Re, coraggiosissimo in battaglia, astuto nella politica, sobrio in Parlamento, libero alla caccia in montagna, donnaiolo impagabile nella vita privata.

E del resto, per capire la figura del sovrano ed i suoi gusti popolari, basta rammentare le parole che gli riservò la sobria e morigerata Regina Vittoria d’Inghilterra:

 

È un uomo rozzo. Balla come un orso, parla in modo sconveniente: ma, se entrasse il drago, sono sicura che tutti fuggirebbero, tranne lui. Sguainerebbe la spada e mi difenderebbe. È un cavaliere medievale, un soldato, questo Savoia. Quando lo si conosce bene, non si può fare a meno di amarlo. Egli è così franco, aperto, retto, giusto, liberale e tollerante e ha molto buon senso profondo. Non manca mai alla sua parola e si può fare assegnamento su di lui! (1)

 

Non elencheremo, qui, le innumerevoli passioni femminili che ne riempirono la vita, specialmente negli anni della vedovanza, ma offriremo un piccolo spunto per una rapida uscita turistica e culturale alla scoperta dell’intimità del sovrano nel cuore del bel parco di Venaria Reale.

Quella vita di casa, molto borghese, libera dagli intrighi di corte, dalle costrizioni e protocolli dei palazzi, da tutta quella mondanità che a Vittorio Emanuele stavano proprio strette.

La donna che, indubbiamente, gli offri i maggiori ristori dai dispiaceri e dal “gran fardel” del mestiere di capo di stato fu Rosa Vercellana, la celeberrima “Bela Rosin”. Avrebbe voluto sposarla molto prima, ma Camillo Cavour pose così tanti veti che il matrimonio, rigorosamente morganatico, si tenne solo dopo la scomparsa del prodigioso statista. (2) Si dice che il Re l’avesse conosciuta alle grandi manovre al Campo Militare di San Maurizio ove il padre della giovane aveva, un sottufficiale dell’esercito, svolgeva le mansioni di furiere. (3) Fu lui, per sedare un poco il chiacchiericcio che ruotava attorno a quella donna dalle origini tutt’altro che nobili, a farla contessa di Mirafiori e Fontanafredda. (4) Anche se questo non bastò a sottrarla al malvolere della corte e degli altri membri della Casa di Savoia. Non maggiore simpatia riscossero i figli che lei diede al suo amato ed assai focoso marito. Da lui, in verità, amati quanto la madre.

Per levarsi di dosso i pettegolezzi ed il petulante borbottio il Re volle creare gli appartamenti della Mandria ove potersi ritirare con lei nei rari momenti di riposo. (5)

Questi sono stati restaurati e resi fruibili ai turisti grazie al finanziamento pubblico ed ai contributi della benemerita Compagnia di San Paolo cui va riconosciuta una storica e preziosa attenzione per i beni culturali e la loro conservazione. Decori e arredo furono curati, allora, dal celebre Domenico Ferri.

Percorrendo un pezzo del grande parco è possibile arrivare all’edificio principale ove, all’ingresso, si incontra una meravigliosa collezione di antiche carrozze. Quindi, con le appassionate guide, si può procedere oltre e salire agli alloggi.

Attraverso una ventina di sale, si possono apprezzare arredi, opere d’arte, cimeli e piccole e grandi bellezze, ed il visitatore ha quindi modo di ritrovare la quotidianità familiare del Vittorio Emanuele “uomo” e “marito” di quella donna un po’ “paesanotta” come lui prediligeva.

Con salotti di pregio, stemmi sabaudi, un meraviglioso ritratto del Re con l’elmo da generale ed il grande biliardo ove si dice che la “Rosin” si battesse mascolinamente con tanto di sigaro toscano.

Sapore popolare, sapore di risorgimento, caro anche al sovrano ma di certo un po’ meno ai fini “nasi” della corte torinese.

Notevoli anche i dipinti che si possono apprezzare nella visita con scene delle battaglie risorgimentali e di caccia nonché paesaggi di vario genere.

Il tutto in un’armonia che riporta ai momenti di svago, alla passione venatorie, alle tenerezze scambiate con quella famiglia da molti ritenuta scomoda.

E scomoda, per i più, lo era davvero tanto che quando il Re morì, nel 1878, suo figlio Umberto I si prodigò per disfarsi quanto prima di quel luogo che gli evocava ricordi infelici. Riuscì a venderla ai marchesi Medici del Vascello che provarono a fare, del complesso ove si trovano gli appartamenti, prima una tenuta agricola e poi allevamenti per il bestiame.

Con l’acquisizione del complesso da parte della Regione Piemonte, nel 1976, si avviò il percorso che oggi ne ha reso fruibile una parte attraverso l’Ente Gestione del Parco della Mandria ed oggi il castello che ospita le stanze vissute dalla chiacchierata coppia è parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.

Ulteriori restauri si tennero pochi anni fa:

I restauratori hanno utilizzato il bisturi per portare alla luce l’ottocentesca carta da parati in velluto delle stanze di re Vittorio Emanuele II e della sua Rosa Vercellana, la Bela Rosin. Perché era necessaria una perfezione da chirurgo per eliminare i due strati di carta appiccicati sopra all’originale. (…) Sono oltre 20 stanze appartenute al Re e alla Bela Rosin, che sono state restaurate con un finanziamento di 500 mila euro della Regione Piemonte. Sono stati recuperati 60 arredi, 100 opere d’arte, 1200 metri quadrati di superfici decorate, e un centinaio di tessuti preziosi. (…) All’interno degli appartamenti, l’atmosfera si è fermata all’Ottocento. C’è la camera con il letto rosso in ferro battuto, nella quale si incontravano i due amanti, e quella del biliardo, l’unica ad avere i lampadari che si alimentavano ad acetilene. C’è il ritratto equestre del Re di Carlo Pittara, e il quadro con il pavone dalla coda d’oro di Francesco Inganni. (6)

La flora e la fauna dell’immenso parco costituiscono un meraviglioso nutrimento per lo spirito e la visita a questo angolo di vita privata del “Padre della Patria” un’appagante esperienza per arricchire il proprio bagaglio culturale ed avvicinarsi alle emozioni, pensieri e sentimenti di persone che hanno tanto concorso a costruire il nostro Paese ed a cui tutti dobbiamo molto.

Alessandro Mella

Note:

(1) Il Giornale, Francesco Perfetti, 10 agosto 2017.

(2) Riguardo alla natura dei matrimoni morganitici ed alle loro caratteristiche e peculiarità si rimanda all’Annuario della Nobiltà Italiana, edizione XXXIII, di prossima uscita ove l’argomento è stato trattato con dovizia di documenti e particolari dal direttore Andrea Borella. Riguardo la morte di Camillo Benso dei marchesi di Cavour, avvenuta il 6 giugno 1861, giova ricordare che recentemente si sono tenute le relative commemorazioni in Santena con l’inaugurazione contestuale del Memoriale Cavour.

(3) Circa il Campo di San Maurizio si rimanda al volume di Pierfelice Ronco ad esso dedicato e di recente pubblicazione.

(4) La genealogia della contessa compare, da più edizioni, nel già citato Annuario della Nobiltà Italiana.

(5) Per ulteriori approfondimenti si rimanda a: Francesco Pernice (a cura di), l'Appartamento di Vittorio Emanuele II, febbraio 2008, Celid, Torino.

(6) La Stampa, Cristina Insalaco, 4 marzo 2016.

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Articolo pubblicato il 23/06/2021